Carofiglio, Genisi, Green, Némus, Morchio, Varesi e…

… e Autori Vari

7 recensioni giallo-noir di Valerio Calzolaio

Gabriella Genisi

«Pizzica amara»

Rizzoli

358 pagine, 18 euro

Salento. 2018. Al cimitero di Montesano Salentino, paese di poco più di duemila anime nell’entroterra, delinquenti profanano la cappella della famiglia Conte. L’unica rimasta in vita è la vedova Lucia, i tre posti occupati erano della madre del marito, del marito e del figlio Tommaso, morto a 26 anni nel 2015, probabilmente per alta velocità in moto ed effetto di droghe (cocaina). La madre vedova trova la bara aperta e la salma del figlio trafugata. Due mesi dopo l’indagine non è chiusa, mentre il maresciallo 28enne Francesca Chicca Lopez (fidanzata a Gallipoli con la manesca Flavia) riguarda il fascicolo arriva una nuova segnalazione: alla Marina di Torre Chianca è stato trovato il cadavere di una ragazza incinta affogata (in acqua dolce però). Da tre anni Lopez sta dietro alla brutta storia delle discariche abusive in Puglia. I casi e le morti si accumulano e intrecciano, comunque Chicca vi si tuffa in “Pizzica amara”, nuovo bel noir della salentina verace Gabriella Genisi (1965).

 

Anna Katharine Green

«Non è un mestiere per uomini. I primi tre casi di Violet Strange»

a cura (e traduzione) di Alessandra Calanchi, con una nota di Giuseppima Torregrossa

2019 ma l’originale americano è del 1915

Marsilio

198 pagine, 16 euro

L’americana Anna Katharine Green (1846-1935) è stata una delle più grandi scrittrici del genere mistery, noir, policier, kriminal, giallo. Finalmente! Era proprio ora di riscoprirla ed è così che andrebbero sempre pubblicati testi letterari non contemporanei! Una chiara lunga dettagliata introduzione critica che presenta e contestualizza, una sintetica nota biobibliografica, il testo sia a sinistra in americano-inglese che a destra tradotto in italiano, una postfazione letteraria, una bibliografia completa degli originali, delle traduzioni e pubblicazioni in volume o rivista, delle edizioni critiche. Curato dalla docente Calanchi “Non è un mestiere per uomini” raccoglie i primi tre di nove racconti pubblicati nel 1915, ambientati a New York all’inizio del secolo scorso, dedicati a una divertente acuta protagonista investigatrice debuttante in un mestiere per donne non sposate: Miss Violet Strange, minuta e vivace, ricca ed elegante, mondana e viziata, arguta e molto molto intelligente.

 

Gianrico Carofiglio

«La misura del tempo»

Einaudi

Bari. Febbraio 2014. Delle Foglie, una nuova cliente, chiama in studio e prende un urgente appuntamento col bravo noto avvocato cinquantaduenne Guido Guerrieri. Sarà per caso proprio Luciana? La ragazza con la quale lui aveva avuto una breve intensa relazione fra il marzo e il settembre 1987, più grande, bella e affascinante? Sì, è Luciana quella signora che si presenta puntuale e dimostra più dei 57 anni che ha, capelli corti grigi impregnati di nicotina (come gli abiti), alta magra sbiadita, irriconoscibile. Il figlio 25enne Jacopo Cardace si trova in carcere da oltre due anni con una condanna in primo grado per un omicidio del 2011. Qualche settimana prima è morto l’anziano ammanicato legale che lo aveva seguito, un ottimo professionista che si era presto ammalato, non garantendo più un’assistenza adeguata. La prima udienza del processo di appello risulta già fissata, dopo appena sedici giorni. Per ragioni anche economiche, Luciana ha deciso di cambiare avvocato. Insegna precaria nella scuola, si arrabatta con altri lavoretti ma non ha più soldi per acconti e pagamenti immediati. Guido, pur dubbioso nel metodo e nel merito, accetta e chiede subito il rinvio, una remissione in termini. Coinvolge la cara collega andino-barese Consuelo, che ha un approccio sempre dalla parte delle vittime, e i due investigatori privati spesso usati dallo studio, Tancredi e Annapaola, il primo ex poliziotto, la seconda ex giornalista ed ex atleta che incidentalmente sarebbe inoltre la sua fidanzata (più giovane di oltre 10 anni). Luciana gli ha detto che al momento dell’omicidio il figlio era con lei, non dovrebbe e non potrebbe essere colpevole. Non sa se crederle e tutti i collaboratori sono scettici sulla causa. Va a trovare Jacopo e non gli resta proprio simpatico, certo spacciava ed era legato in qualche modo a piccoli criminali (come lo stesso ucciso), le prove in mano all’accusa sono abbastanza circostanziate. Eppure ognuno ha diritto alla difesa: deve provarci e ce la mettono tutta, qualunque sia la verità, qualunque sia la sentenza.

Gianrico Carofiglio (Bari, 1961) è oggi probabilmente il più bravo scrittore italiano, certo quello di maggior meritato successo (considerando Camilleri fuori quota, per più ragioni). I suoi romanzi sono levigati e trasudano tersa legalità. Ha svolto a lungo funzioni di magistrato (dal 1986 al 2008) e iniziò la carriera letteraria (2002) con un protagonista avvocato, appunto Guido Guerrieri. Sono rapidamente seguite altre tre avventure sempre edite da Sellerio (2003, 2006, 2010), poi più scadenzate altre due per Einaudi (2014 e 2019). Negli ultimi 15 anni vi sono stati anche altri nove romanzi, racconti lunghi, saggi sulle parole e la scrittura, sugli interrogatori e l’investigazione, sceneggiature, drammaturgie; una ricerca appropiata dei termini da usare o togliere, uno stile denso e chiaro. Ora siamo tornati da Guerrieri a Guerrieri, il sesto romanzo della serie è un atteso ottimo ritorno. La narrazione è ancora in prima persona: il nitido competente senso del diritto sia dell’autore che del protagonista non hanno nulla di assolutamente certo o giusto. Sono un modo di stare al mondo, non l’unica e diritta via. Le testimonianze inconsapevoli, gli occhi chiusi, i ragionevoli dubbi, le provvisorie perfezioni (e le inevitabili imperfezioni), equilibri e squilibri, le spiegazioni accettabili e le plurime versioni delle mutevoli verità sono parte della realtà, una realtà che ha sempre una variabile in più rispetto alle previsioni normative, alla pubblica amministrazione, all’esercizio della giuris-prudenza, come pure rispetto alle diverse funzioni dell’accusa e della difesa, entrambe interpretabili bene e male, comunque finalizzate a un giudizio equo. Guerrieri è cambiato; i suoi pensieri mentre lavora risultano maturi, colti; ha smesso di fumare, cucina ancor meglio e si apre un gran vino (Cacc’e Mmitte di Lucera). Emerge così di continuo una riflessione sul tempo (accelera con l’età?, lo stupore diventa un antidoto? l’invecchiamento è lineare?), da cui il titolo. Il minuzioso racconto processuale (splendidi interrogatori compresi, saggiamente limitati, oltre a una significativa avvocatesca lezione ai giovani magistrati in tirocinio) si alterna con la memoria dettagliata dei mesi della relazione di 27 anni prima fra l’appena laureato Guido e la bella ragazza che cantava Neil Young a una festa, facendosi poi lei avanti (con un talento naturale per le fallacie). Gli avvocati che hanno finito di parlare in un processo delicato sono come gli scrittori che hanno terminato un libro: bisognosi di conferme. Confermato: Guerrieri e Fenoglio si stimano (a pag. 29) e Carofiglio ha realizzato un gran bel romanzo, si è divertito a scrivere e ci consente una straordinaria coinvolgente goduria. Da leggere!

 

Valerio Varesi

«Gli invisibili»

Mondadori

362 pagine, 16 euro

Parma, di questi sovrani tempi. Quel cadavere senza identità (maschio di corporatura robusta, incarnato bianco, sui cinquant’anni) giaceva dentro una cella frigorifera da oltre tre anni e nessuno l’aveva mai reclamato. La legge diceva che ora gli avrebbero dovuto affibbiare una sigla e seppellirlo. Soneri si fa portare il dossier: era stato ripescato vicino alla foce dell’Enza sulla sponda emiliana, aveva indagato abbastanza a fondo l’ispettore Carradori poi trasferitosi a Treviso, ferite e contusioni lasciavano aperte tutte le strade (omicidio, suicidio, incidente). Il questore lo invita a chiudere il caso, lui si prende qualche giorno e ripercorre le nebbiose stazioni sul Po. Il piantone fa confusione e pensa che stia cercando un ragazzo sardo scomparso, col quale comunque parla. Soneri s’appassiona a entrambe le storie, sono “Gli invisibili”, chi diventa clandestino, senza o con intenzione. Splendido nuovo romanzo per il giornalista Valerio Varesi, contro cinismo e indifferenza.

 

Autori Vari

«Tutti i sapori del noir. Terza antologia di racconti in memoria di Marco Frilli»

(a cura di Armando d’Amaro)

Frilli

238 pagine per 14,90 euro

Genova. 1948-2016. Marco Frilli era nato a Firenze lasciandosi poi adottare dal capoluogo ligure. Dopo aver lavorato per Laterza, nel 2000 promosse una casa editrice importante: tra cinquanta e sessanta titoli l’anno pubblicati cartacei ed e-book, ormai ben oltre mille in 19 anni, oltre un terzo gialli per genere e copertina. Il fondatore morì a causa di un brutto tumore, i figli Giacomo e Carlo (che già erano coinvolti) proseguono l’attività. Con la nuova (terza) antologia “Tutti i sapori del noir”, 49 “suoi” autori italiani di noir – compreso Carlo, alcuni in coppia, 20 donne, alcuni con un successo che li ha portati altrove come lo scouting metteva in conto – ricordano Marco con 46 racconti dove lo affiancano in vario modo ai propri investigatori, impegnati su un mistero che ha al centro il mangiare e il cucinare con i rispettivi ambienti. Nella prefazione Maurizio De Giovanni spiega: “C’è un fantasma che si aggira ovunque sia un libro… l’editore,… un imprenditore, …un sognatore”.

 

Gesuino Némus

«Il catechismo della pecora»

Elliot

190 pagine per 17,50 euro

Telévras, Ogliastra. Giugno 2017. Muore un vecchio maestro, Marcellino Nonies. La sua vita era rimasta segnata oltre 50 anni prima da una ragazzina intelligentissima fuggita da scuola il primo giorno di prima elementare: Mariàca Tidòngia aveva il padre pastore rimasto vedovo proprio al momento del parto. Era vissuta all’aperto, isolata dal resto del mondo, in un casolare a metà strada tra stazzo e nuraghe. Il maestro aveva cominciato a raggiungerla fra le montagne per insegnarle a leggere e scrivere. Poi però, appena compiuto 14 anni, lei rimase incinta e fu maledetta dal padre. Maria scomparve. Eppure il figlio è divenuto un luminare della medicina. E lei? “Il catechismo della pecora” è un originale delizioso romanzo con coprotagonista lo stesso autore Gesuino Némus, eteronomo di Matteo Locci (Jerzu, 1958), il quarto dei gialli sardi per caso (il quinto è appena uscito). Stile sorprendente, ironico e acuto nel descrivere i miti autoctoni, culturali e politici dell’ultimo mezzo secolo.

 

Bruno Morchio

«Le sigarette del manager. Bacci Pagano indaga in val Polcevera»

Garzanti

204 pagine per 17,60 euro

Genova. Primavera 2019. Donatella Sampò chiede a Bacci Pagano di ritrovarle il marito Oreste Mari scomparso da sei mesi. Per illustrargli il caso lo invita a casa sua, in via San Biagio, a San Quirico, in piena valle del Polcevera. La mattina dopo l’investigatore privato prende la Vespa e si dirige sul posto. La strada non è una strada qualunque. Passa sotto il moncone di un ponte che otto mesi fa è crollato con uno schianto e ha fatto 43 morti. Lei lo accoglie in vestaglia e ciabatte, sciatta. Ha grandi e malinconici occhi verdi, capelli lisci di colore ramato, tante efelidi sul volto senza trucco. La pista del sequestro sembra esclusa, è (o era?) un imprenditore in bancarotta, sull’azienda grava un debito di un milione di euro. Viveva nell’oro ma la moglie e il loro figlio non vedevano un soldo. Lei sapeva che lui spendeva alla grande e aveva amanti; era costretta a fare lavoretti di colf a ore per mangiare e mandare a scuola Marco. Eppure gli è ancora legata. E, addirittura, la segretaria continua ad aprire gli uffici in centro, i due ingegneri collaboratori sottopagati sono contenti di averlo conosciuto, ai tre vecchi amici di scuola manca enormemente, chi lo ha conosciuto descrive un piccolo genio, generoso e cortese. Bacci si incuriosisce, sa che probabilmente non sarà nemmeno pagato, indaga a fondo. Forse anche per distrarsi: Essam, il 30ene ragazzo della figlia, sta per laurearsi e insiste a voler lasciare il promettente mestiere di grande cuoco per lavorare con lui; Aglaja tornerà da Parigi per festeggiare e non ha un parere diverso; sente che a 65 anni non è più il tempo di azioni sul campo hard-boiled e Pertusiello è già andato in pensione. Poi, scuficchiando nel suicidio di un negoziante besagnino del 2015, negli affari della ‘ndrangheta e nei crimini (antichi e moderni) della valle, conosce una maestra che insegna a Bolzaneto, anche lei in Vespa, Giulia Corsini e l’interesse cresce.

La protagonista del nuovo bel romanzo dello psicologo e psicoterapeuta Bruno Morchio (Genova, 1954) è la valle del Ponte Morandi, per oltre un secolo grande distretto industriale, spina dorsale dell’identità operaia imprenditoriale della città e della Liguria. Ora il paesaggio è segnato da gusci fossili privi di vita. Si incontrano ancora file di palazzi di pregio, dimore gentilizie e piccoli borghi deliziosi, accanto a atroce decrepita edilizia popolare, verde invecchiato e strutture abbandonate, criminalità di periferia, tombe per gente onesta. Bacci la considera comunque meravigliosa. E sottolinea di continuo valori e limiti sia del passato che del presente, non una linearità di bello e brutto, ricco e povero, comunisti e leghisti. La narrazione è sempre in prima persona, tredicesima avventura dell’ottima serie, impregnata del noir dei caruggi. Anche il ricercato è un tipo complesso che lascia tracce di profumo diverso, comunque di sigarette da fumatore incallito (tra 2 e 3 pacchetti al giorno di Chesterfield), non ha neppure la laurea di ingegnera ma piglio ed egemonia di un manager che non si schioda dalla sua valle (da cui il titolo). Ognuno dei 23 capitoli ha l’intestazione di un magnifico verso di poesia o canzone, citato dai personaggi o coerente con la narrazione, dai mitici corali multiculturali Caproni e De André a Shakespeare e Scott Fitzgerald. Sesso e amore, dopo aver raschiato il fondo dell’esistenza, sospendono il tempo degli orologi e pur raramente regalano uno stato di grazia incantata. Significative le funzioni igienica del futuro e apotropaica dei riti di elaborazione del lutto (figlia-padre). Peraltro Aglaja (e l’autore) masticano senza dirlo come pane le figure retoriche della lingua: metafora, allegoria, litote, sinestesia, allitterazione, iperbole, antonomasia, anastrofe, sineddoche, metonimia, ossimoro e via introiettando. Per fortuna, ci sono giovani avvocate penaliste che difendono migranti, poveracci e sfigati d’ogni tipo, a pag. 95. Amatriciana e champagne Clicquot, formaggi e Orvieto, pollo in casseruola e barbaresco (portato), acciughe e Sauvignon, pesce e ribolla gialla. Bacci ama la musica classica (grazie al padre).

Redazione
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