Casa a prima vista? Casa chi l’ha vista…
di Sergio Sinigaglia
Da qualche tempo sul Canale 31 del digitale terrestre furoreggia la trasmissione “Casa a prima vista” diventata presto un appuntamento estremamente seguito, con i protagonisti che stanno godendo di una fama impensabile.
Il format è semplice: tre immobiliaristi di Milano, due donne un uomo, e altrettanti di Roma, due uomini e una donna, alternandosi, si sfidano per trovare a chi è ospite di turno, famiglie, coppie, single, la casa ideale.
Soprattutto i tre milanesi sono diventati delle vere e proprie star, ospiti di trasmissioni, protagonisti di spot pubblicitari.
Ma al di là dei luccichii della ribalta, la trasmissione offre, almeno in parte, l’immagine dell’Italia di oggi, soprattutto fa capire molto bene cosa sia diventato il mercato immobiliare nazionale, non solo nelle due metropoli.
Gli acquirenti spesso hanno un budget che va dai 600mila euro ad oltre un milione, professionisti, mamme o papà ricchi che vogliono trovare alla propria creatura un appartamento confortevole.
Quando la trasmissione ci presenta la piazza milanese i costi delle case raggiungono cifre assurde, cosa ben nota. Roma, se si va fuori dal centro, è leggermente al di sotto delle cifre folli del capoluogo lombardo (anche in periferia), ma in ogni caso sono prezzi che difficilmente una famiglia “normale” si potrebbe permettere, ovviamente anche con il mutuo.
La vicenda che sta interessando la giunta milanese ha esplicitato una situazione che era alla luce del sole e che la stessa trasmissione sopra citata fa scorrere davanti ai nostri occhi. Al di là dell’esito giudiziario, il dato politico è evidente, mostrando cosa è diventato il mercato immobiliare nazionale.
Già perché sbaglieremmo nel pensare che siano solo le grandi città ad aver reso un concetto un tempo alla base del vivere civile, il diritto alla casa, qualcosa di fantascientifico, anzi di fantapolitico.
Se in Italia il settanta per certo delle case è di proprietà, non è conseguenza di una legge divina, ma di decenni di politiche ben precise, dove il profitto e la speculazione sono stati la stella polare alla base delle scelte di governi, regioni, comuni.
Una enorme sottrazione di ricchezza indirizzata verso il mercato privato, mentre l’edilizia popolare diventava in molti casi una nicchia o il retaggio dell’Italia che fu, facendo diventare “il piano Fanfani”, 1949-1963 un’idea da pianificazione sovietica.
Sbaglieremmo se ritenessimo questo scenario concentrato nelle città di una certa dimensione. Prendiamo la città dove abito da otto anni, Senigallia, località turistica per eccellenza. Trovare un appartamento in affitto è un terno al lotto, al massimo è concesso, magari in nero, di abitare da settembre fino a maggio, poi devi smammare perché arriva la stagione estiva e bisogna affittare ai turisti.
Una economia famigliare strutturale e diffusa, come cantava quel tale, “la merce ci è entrata nei polmoni”, e la doppia casa è oramai un business, che coinvolge anche persone di una fascia sociale non particolarmente agiata. In alternativa usi l’appartamento dove abiti per affitta un vano convivendo.
A suo tempo una coppia di immigrati con una bambina piccola pagava 500 euro per una stanza ad un’anziana, usufruendo bontà sua dei servizi, ma per esempio, non del ventilatore nel periodo estivo. Anzi era loro concesso ma dovevano pagare dieci euro ogni volta che lo accendevano.
Un caso limite? Si potrebbero fare altri esempi, ancora peggiori.
Qualche settimana fa il Pd locale ha presentato i dati della situazione abitativa cittadina dove emerge che il totale degli immobili residenziali è di 29.089 unità, così suddivisi: 14.604 prima case, 14.485 seconde e terze case.
Poi c’è l’immobiliarista di turno che imperversa e costruisce sul lungomare complessi residenziali da 4/5000 mila euro al mq.
Per quello che può il nostro centro sociale Arvultura da un anno ha lanciato una campagna di denuncia per cercare di invertire la tendenza, ma è certamente una impresa non facile.
Se ci spostiamo più a sud di una venticinquina di chilometri, nel capoluogo regionale, la situazione non è molto diversa, anche se non essendo zona turistica, i prezzi sono leggermente più umani; anche qui trovare una casa in affitto non è semplice, ma il mercato delle seconde case è naturalmente meno presente.
In compenso in pieno centro c’è gente che dorme sulle panchine o per terra, come nelle grandi città, con l’immancabile e ineffabile giornale locale che parla di “degrado”. Ora la giunta è di destra, ma anche con il Pd al governo il contesto era uguale, con zero provvedimenti seri di contrasto atti a delineare un’alternativa, oltre a togliere le persone dalla strada.
Insomma che sia la Milano dei cosiddetti archistar, o la tranquilla provincia, che al governo ci siano giunte di “centrosinistra” o di “centrodestra”, la casa è un lusso.
E per i movimenti di lotta, gli unici in grado di contrastare la deriva mercatista, è arrivato il DDl sicurezza per cui se occupi ti trovi sul groppone una condanna manco avessi ammazzato qualcuno.
E’ il mercato bellezza!.