Cento e passa pittori naif – 07
di Mauro Antonio Miglieruolo
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Nuova presentazione di pittori Naïve. Otto quadri di otto buoni interpreti di un’arte che a mio parere naïve lo è solo di nome. O, per lo più, lo è solo nelle intenzioni.
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Iniziamo da un coloratissimo Bruno Fattorosi, che riesce a rendere credibile e gradevole un incredibile cielo rosso arancio. Le colline stesse rosse, salvo un paio azzurre. In contrasto con le sfumature di verde che circondano lago, case e strade, ugualmente rosse. Tutte debitamente esposte nelle varie sfumature che il colore può assumere.
Non meno sorprendente Irene Invrea, con una fantasmagorica composizione di elementi e colori, che a lei sembrano caratteristiche della giungla; e che a me, e forse anche a qualche lettore, appare come la simulazione di un paradiso.
Marcello La Spina: festa campestre, un condensato di scenari diversi, dialoghi e situazioni. L’esecuzione non eccelsa, ma l’effetto complessivo degno di ricevere un secondo sguardo.
Infantile e sofisticata nello stesso tempo Maria Del Fitto ci intrattiene con un piccolo fiume e alcuni alberi. Alberi simili a quello che uno spirito fanciullo potrebbe sognare.
Marinka Dallos-Campo de’ Fiori. Era come lei lo rappresenta, o si tratta di mera invenzione? In tutte e due i casi è un bel vedere. L’occhiO va e ritorna, senza stancarsi.
Mario Farina-Neve sul convento. Una icona, una istanza prerinascimentale, più che arte naif. Tra tutte quelle di quest’ora è il quadro che più mi piace. A causa del bel tratto con cui l’artista realizza la sua idea e della leggera soave insistenza con cui determina la nostra.
Ci sfida e ci diverte Paolo Della Valle con la nuda rappresentazione di un Casolare di Campagna. Non lussureggia con i particolari, ma con i significati sì. Chi non ha vissuto quei momenti speciali nei quali la desolazione della campagna si riempie di passato, presente e futuro? di chi quei luoghi abita, ha abitato e forse vi abiterà domani?
L’interesse qui è per la visione, non per la rappresentazione. Non per l’istante colto dall’artista, ma per il fluire dell’insieme, la densificazione dell’umanità in un centro abitato, che prevede scontri, fretta, grida, affrettarsi e i silenziosi straordinari spettatori che sono le case.