Cittadella: 100 anni con Pasolini

di Angelo Maddalena

    «Altro da te» è il titolo dell’80° convegno di studi alla Cittadella della Pro Civitate Cristiana di Assisi. In un fine agosto di un’estate fra le più calde degli ultimi decenni, la sala adibita alle conferenze risulta arieggiata al punto giusto grazie alle porte finestre di vetro che danno su un’ampia terrazza. Uno dei relatori fa notare il piacere di trovarsi lì e di respirare «un clima di pace, a maggior ragione benefico in questo periodo di guerra a noi vicina». E’ la prima mattinata del convegno quella in cui la giornalista Stefania Proietti – che modera il dialogo fra Matteo Zuppi e Ascanio Celestini – ricorda che Pasolini aveva detto del film di Liliana Cavani su San Francesco: «San Francesco e Gesù Cristo non sono altro da te, non sono altro da me» e lo diceva per criticare il film della Cavani che gli sembrava facesse vedere la figura di San Francesco come lontana da noi, “altra da te” appunto. Monsignor Zuppi ha ricordato come era stato possibile che Pasolini arrivasse ad Assisi in quel fatidico convegno di scrittori e cineasti del 1962, quando il fondatore della Cittadella don Giovanni Rossi chiese a un suo collaboratore chi fosse in quel momento lo scrittore e cineasta «altro da te» quello gli rispose «Pier Paolo Pasolini», al che Giovanni Rossi gli disse: «Allora vallo a cercare, invitalo per il nostro convegno«». Fu così che Pasolini arrivò alla Cittadella e lì nella stanza dove dormiva trovò il Vangelo (si trovava sul comodino di ogni camera): lo lesse e decise di girare il film «Il Vangelo secondo Matteo», che uscì nel 1964.

Le giornate sono intense e cariche di relazioni al mattino e al pomeriggio, mentre dopo cena c’è un film di Pasolini in tema con le relazioni. Il martedì addirittura due film di seguito: «Sopralluoghi in Palestina» e «Il Vangelo secondo Matteo»: il primo è un ante film, cioè i sopralluoghi che Pasolini va a fare in Palestina insieme a don Andrea Carraro, sacerdote della Pro Civitate. Dopo quel viaggio Pier Paolo decide di girare il film in Italia perché ritiene che i paesaggi e i volti degli abitanti di Matera, della Calabria, dell’Etna e della campagna viterbese siano più appropriati. Il mercoledì sera c’è «Uccellacci e uccellini» con Totò e Ninetto Davoli. La mattina del giovedì Aldo Carotenuto spiegherà: esiste un Pasolini che si confronta con San Francesco in modo esplicito, come nel film Uccellacci e uccellini, e un altro che usa una forma meno esplicita, rimasta sotto forma di progetto ed è la bozza di film scritto “in versi”, «Bestemmia», nome del personaggio che doveva rappresentare un santo «rivoluzionario», una sorta di antifrancescano, non nel senso di contro ma di “prima”, o meglio un San Francesco rovesciato. Molto interessante il finale in cui questo santo “al contrario” sarà trucidato dalle guardie del papa, come succedeva molte volte in quel tempo, e poi torna dalla morte non per “portare la morte” ma la rivoluzione con le armi proletarie, cioè forconi e altri utensili rurali continuando la lotta eterna fra gli oppressori e gli oppressi. Il pensiero di qualcuno dei presenti va a Fra Dolcino, che ebbe una sorte simile, anche perché Pasolini negli appunti scrive «dovrebbe essere un personaggio ispirato a storie verosimili del tempo, cioè il 1200». Ci sono state alcune defaillances di relatori che non sono riusciti ad arrivare, per esempio Goffredo Fofi, ma sostituiti da altri, come Carotenuto che è arrivato al posto di Paolo Lago.

Circa cento persone ogni giorno hanno ascoltato e fatto domande ai relatori. La sera del giovedì è stato proiettato «Io sono con te» di Guido Chiesa e Nicoletta Micheli, un film uscito nel 2012, ispirato a Maria madre di Gesù, dal punto di vista della donna che già da giovanissima si indigna per la crudeltà della circoncisione e manifesta a suo modo la contrarietà. Interessanti anche gli interventi di Marco Gallizioli sul tema «religiosamente laico», seguito dall’intervenmto (da remoto) di fra Mariano Bubbico. Nel pomeriggio del venerdì l’intervento conclusivo di Anna Tonelli e Giovanni Vian verte sul tema «Da Casarsa ad Assisi: tra espulsione e Vangelo». Viene fuori il paradossale aspetto dell’ortodossia del Partito Comunista che espelle Pasolini per «indegnità morale» mentre la Chiesa cattolica, almeno in certe aree più “libertarie”, per esempio la Cittadella, lo accoglie e collabora per il film sul Vangelo di Matteo e anche per «Uccellacci e uccellini», non senza alcune frizioni documentate e citate nel corso del convegno e non senza la contrarietà di frange ortodosse. In uno degli interventi dal pubblico viene fatta notare l’importanza di scoprire oggi dove sono, quanti e chi gli artisti “pasoliniani”, nel senso di religiosamente laici e autentici e coraggiosi: molto più invisibili perché oggi, a differenza dei tempi in cui viveva Ppp, un “Pasolini di oggi” non arriverebbe ad avere la visibilità che comunque lui nel suo tempo ebbe.

Qualcuno ha espresso perplessità circa la mancanza di partecipazione del pubblico, che si sarebbe potuta potenziare per esempio affidando lo sviluppo di alcune tracce a piccoli gruppi di lavoro, come si faceva sino a un po’ di anni fa. Quest’anno si è evitato di farlo per precauzione sanitaria da covid? In ogni caso, se da un lato sembra un miracolo raccogliere tante persone per un convegno così fitto su Pasolini, ad Assisi, dall’altro, sempre chi viene in Cittadella spesso fa notare che i numeri sono ben sotto di un po’ di anni fa. E’ chiaro che negli ultimi tempi, a parere di chi scrive, c’è stato un mutamento antropologico che ha portato all’abbassamento vertiginoso della partecipazione ma anche della volontà di ascolto e di studio se non per motivi di intrattenimento o perché attratti da soggetti pompati dai potenti apparati (ma talvolta si atteggiano da laternativi e indipendenti) mediatici, è pur vero che la presenza dei giovani al convegno è stata molto bassa. La possibilità di suggerimenti e impressioni è affidata anche a un questionario che ognuno dei partecipanti poteva compilare. Ma questo della Cittadella con Pasolini è un percorso che non finisce qui: in programma tre appuntamenti fra ottobre e novembre e si pensa a un appuntamento annuale. L’ itinerario espositivo del rapporto fra Pasolini e la Cittadella, con foto, spezzoni di film e altri carteggi, resta aperto ogni pomeriggio e nella sera del venerdì 26, come gli orizzonti che si sono aperti ad Assisi. Fra i “narratori” di Pasolini anche Agnese Moro, Marco Tarquinio (direttore dl quotidiano «Avvenire», Tonio Dellolio presidente della Pro civitate cristiana e Eddie Hawkins.

«La fraternità è la sorella minore di libertà ed uguaglianza» ha detto Tarquinio riprendendo il discorso di Agnese Moro, «come la carità è la sorella minore di fede e speranza, ma senza fraternità la lotta per l’uguaglianza e la libertà rischia di scivolare in un abisso assurdo e assoluto di disumanizzazione». L’informazione corretta è la prima forma di solidarietà, ha ricordato Dallolio riferendosi al lavoro di Tarquinio e del quotidiano «Avvenire» e ha poi ha citato l’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco. «Siamo 176 organizazioni di base, non governative, un sogno che abbiamo è che la Cittadella diventi un riferimento di formazione per un piano internazionale di intervento nonviolento diretto nei territori di conflitto armato. Io penso che oggi la storia ci chieda questo e ci solleciti una risposta nell’ottica del servizio all’ideale di fraternità con persone che hanno una storia e un volto». Eddie Hawkins sollecitato dalla domanda «Che cos’è l’altro da te secondo te?» – rivoltagli dalla mediatrice Francesca R. Elisei – risponde così: «Il vangelo dice di amare il tuo prossimo, ma è difficile amare il prossimo, molto difficile. Quando vedo l’altro cerco di capirlo, se non di amarlo, e posso volergli bene, se riesco a capirlo, e se riesco a volergli bene posso poi riuscire ad amarlo. La gente oggi non vuole essere disturbata, ma purtroppo bisogna essere disturbati… perché questo è un mondo che disturba».

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