Colpo di legge anticostituzionale

di  Mauro Antonio Miglieuolo

Scrivo in fretta incalzato dall’urgenza di attrarre l’attenzione su una notizia che, se vera, costituirebbe una rottura insanabile all’interno della pur limitata democrazia borghese. Un vero e proprio punto di non ritorno. Sembra che la Corte Costituzionale, basandosi su motivazioni non giuridiche, cioè ispirata dalla necessità di non creare problemi al governo del Signor Monti, abbia già deciso di bocciare il referendum sulla legge elettorale.
Dopo il sabotaggio del referendum Greco, quello Italiano (questi non scherzano!). Non si tratta di un caso, ma della manifestazione di una deriva autoritaria che, se non verrà contrastata, aprirà la strada a una stagione di arretramento democratico simile a quella che, sul piano economico, avevano inaugurato la Thatcher e Reagan, con i risultati che noi tutti oggi soffriamo.
Le reazioni fin’ora molto tiepide. Probabilmente non si è capito l’importanza della posta in gioco, né il perché la notizia sia stata teleguidata sui giornali d’importanza nazionale come Repubblica e il Corriere della Sera. In genere questa notizie vengono lasciate filtrare, quando si intende saggiare il polso alla popolazione, con una certa vaghezza, tacciandole d’essere semplici dicerie senza fondamento; non invece accompagnate “dalle foto e dai nomi dei giudici” come lamenta il Fatto Quotidiano del sei gennaio. La notizia ci viene sbattuta in faccia. Vogliono che noi si sappia. Che hanno cominciato a fare a modo loro, senza mascherature e che sono male intenzionati a continuare a farlo.
Si tratta di una tendenza ormai consolidata del capitale (basta sentirli parlare, l’ammirazione che hanno della Cina, non liberista, anzi superdirigista, ma priva dei “lacci e lacciuoli”, cioè le regole democratiche, che appesantirebbero noi: è chiaro che non sanno più che farsene del loro stesso modello tradizionale di stato). Vi contribuisce un’Europa nata male, quale progetto autoritario, che rischia di finire peggio, strozzata dai propri egoismi, dai tecnicismi e dai tecnici, vittima della tentazione di saltare a piè pari gli ostacoli utilizzando le scorciatoie dell’autoritarismo.
Non più orpelli, finzioni, sceneggiature di pesi e contrappesi, ma la sola governabilità, anzi la sola volontà del capitale a dominare, senza dover fare i conti con le tradizionali mediazioni politiche e sociali. Assecondata da una classe politica profondamente corrotta, il capitale aspira a avere mano libera, in fabbrica e nella società (vogliono fare quello che vogliono). La sola alternativa che alle masse è concessa è tra il dominio semidittatoriale di un rappresentante diretto del capitale, o il dominio (per ora) semidittatoriale di un “professore”, la cui professione sia una garanzia di fedele servizio.
Legge dura e sempre più dure leggi allora per i poveri cristi. Tolleranza mille, esenzioni e volontà del Principe per i Padroni delle Ferriere. La stessa divisione tra nobili e plebei che vigeva prima delle Rivoluzione Francese.
Necessario e urgente dunque far sentire la propria voce, la voce e la rabbia delle vittime. Farla sentire a tutti, anche agli indecisi, e anzitutto ai sommi che se ne stanno nell’empireo delle astrazioni giuridiche e ne scendono solo per precipitare negli opportunismi dei politici, sorpresi pure alcuni di loro a partecipare all’orgia di relazioni illecite che caratterizza questo scorcio del terzo millennio. Aspettiamoci giornate molto amare se non lo faremo.

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

  • Facciamolo, se così fosse.

  • Sono il primo a augurarmi che così non sia. Oggi è arrivata la smentita. Che non dice nulla però sul perché e per come delle “indiscrezioni”.
    Speriamo sia vera. Non cambia l’analisi, cambiera le prospettive a breve termine.
    Le preoccupazioni perciò restano.

  • RICEVO QUESTO COMMENTO E LO INSERISCO

    Mi sa che il richiamo alla Rivoluzione francese nell’articolo di Miglieruolo non sia anch’esso da sottovalutare.
    C’è un ordine costituito nel senso di manufatto che invece si dà come immanente.
    I nobili, i re e compagnia bella non sono emanazioni divine, nonostante quello che si era detto e forse creduto per secoli. Non sono immanenti nella natura la finanza e nemmeno il capitalismo in tutti i suoi stadi, nonostante quello che ci hanno detto e in cui crediamo adesso, e le divisioni conseguenti che si creano nell’umanità.

    Allo stato naturale siamo invece liberi ed è questo il motivo (non mi stanco mai di ripeterlo da quanto un mio amico/fratello Aborigeno me l’ha raccontato) per cui certi “popoli naturali” non avevano nella loro lingua la parola libertà.
    Ne hanno capito il significato e quindi hanno avuto necessità di questa parola (in inglese, in castigliano… in qualche lingua europea) solo quando hanno “incontrato” i civilissimi bianchi e la loro cultura di dominio.

    Che sia tempo di Rivoluzione? Ovvero di ribaltare il mondo, introdurre un altro ordine basato su altri presupposti?
    E con mio stesso stupore non parlo necessariamente di violenza… anzi…
    Che ci troviamo di fronte ad un bizzarro assurdo della Storia in cui ci sarebbero tutti gli elementi (e tutti gli strumenti) per la Rivoluzione (globale) e noi, dopo averla tanto cercata, desiderata, teorizzata, invocata, confusa, fraintesa, pretesa, comandata, collocata in vari altrove spazio/temporali e magari anche da noi, ora che proprio lei sta proprio qui al nostro fianco non riusciamo a vederla, a riconoscerla e ad allungare la mano per prendere la sua e salvarci dall’orrendo baratro sul quale stiamo spenzolando da un po’?

    Non avevano che forconi o poco più…
    Cosa manca a noi?

    Mm (Imola, 17 nevoso dell’anno CCXX)

  • La chiara consapevolezza che l’unica strada era quella poi intrapresa. Che non c’erano altre vie, che gli aristocratici non avrebbero permesso di percorrererle. Così è stato infatti. I mebri della Convenzione hanno pure tentato all’inizio di arrivare a un accordo, almeno a una Monarchia costutuzionale. Per salvare la pelle (il re aveva già preparato il colpo di stato) non c’è stata altra strada che quella di rioempire le strade. Di allearsi con i soldati e dare la scalata al cielo.
    Questa consapevolezza a noi manca.
    Noi ancora crediamo di potercela cavare. Finché non ci caveranno gli occhi non ci convinceremo del contrario.

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