Come la Exxon invase La Guayana senza sparare un colpo

redazione Diogene*

L’alta corte della Guyana ha emesso una sentenza storica a maggio, coinvolgendo l’Agenzia per la protezione ambientale del paese e la sussidiaria di Exxon Mobil nella regione. Il caso è stato avviato da due cittadini della Guyana che hanno accusato l’EPA di non aver ottenuto garanzie da Exxon Mobil riguardo ai costi di una possibile fuoriuscita di petrolio.

The Intercept ci racconta il progetto di perforazione della Exxon in Guyana, che è considerato molto rischioso, simile a quello che ha causato l’esplosione della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico nel 2010. Le valutazioni di impatto ambientale indicano che un disastro simile potrebbe causare danni significativi alle isole caraibiche e ai loro settori della pesca e del turismo.

Il giudice ha pronunciato una sentenza a favore dei querelanti, sostenendo che l’EPA non ha garantito le necessarie assicurazioni e che i cittadini avevano ragione di dubitare di tale mancanza. La decisione ha messo in luce la stretta relazione tra la compagnia petrolifera Exxon e il governo della Guyana. La Exxon ha sostenuto che i querelanti stavano interpretando male la legge, ma il giudice ha stabilito che i requisiti di assicurazione e garanzia erano chiaramente indicati nel permesso della società. L’EPA è stata descritta come “derelitta, flessibile e sottomessa” nella sentenza.

Il giudice ha ordinato all’EPA di emettere un’azione esecutiva contro la Exxon, richiedendo una garanzia finanziaria illimitata e la prova di un’assicurazione di responsabilità civile. L’EPA ha presentato ricorso e, nel frattempo, un giudice della corte d’appello ha sospeso temporaneamente l’ordine, ma ha richiesto alla Exxon di fornire una garanzia di 2 miliardi di dollari. Questo rappresenta un ostacolo significativo per le operazioni della Exxon in Guyana, che si prevede possano superare il bacino del Permiano del Texas e diventare una delle principali regioni produttrici di petrolio della compagnia entro cinque anni.

L’avvocato del caso ha sottolineato l’importanza della sentenza, indipendentemente dall’esito dell’appello, come una vittoria per il popolo della Guyana. L’articolo evidenzia anche il contesto più ampio del colonialismo estrattivo che si sta manifestando nei paesi del Sud del mondo. La Guyana, che ha scoperto riserve significative di petrolio nel 2015, si trova di fronte alla sfida di bilanciare lo sfruttamento delle risorse petrolifere con la protezione ambientale e i diritti delle persone.

Melinda Janki è diventata un’avvocata specializzata nella difesa dell’ambiente e dei diritti umani. Ha combattuto contro le compagnie petrolifere e le estrazioni minerarie in Guyana, lavorando per conto delle comunità indigene e delle organizzazioni ambientaliste. Nel 2000, ha fondato il gruppo di advocay “Justice and Peace” per proteggere i diritti umani e l’ambiente in Guyana.

Quando Exxon Mobil ha annunciato la scoperta di vasti giacimenti di petrolio al largo delle coste della Guyana nel 2015, Janki ha compreso immediatamente le conseguenze che ciò avrebbe avuto sul paese. La sua esperienza nel settore petrolifero, combinata con la conoscenza delle politiche e delle leggi ambientali, l’ha portata a temere i rischi per l’ambiente e la popolazione della Guyana.

Janki ha lavorato duramente per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle implicazioni del progetto di Exxon Mobil e ha cercato di fermare le trivellazioni petrolifere nel paese. Ha presentato una causa legale contro l’Agenzia per la protezione ambientale della Guyana e Exxon Mobil, rappresentando due cittadini guyanesi, Frederick Collins e Godfrey Whyte. La causa sosteneva che l’EPA aveva violato i requisiti dei permessi di Exxon Mobil e non aveva garantito che la società coprisse tutti i costi derivanti da una potenziale fuoriuscita di petrolio.

La sentenza storica emessa dall’Alta Corte della Guyana a maggio ha dato ragione a Collins, Whyte e Janki. Il giudice ha stabilito che l’EPA non aveva adempiuto ai propri doveri di supervisione e che Exxon Mobil aveva fornito informazioni “false e ingannevoli”. L’EPA è stata ordinata di emettere un’azione esecutiva contro Exxon Mobil, richiedendo una garanzia finanziaria illimitata e una prova di assicurazione di responsabilità civile sufficiente, altrimenti il permesso di trivellazione della società sarebbe stato sospeso.

Sebbene l’ordine sia stato temporaneamente sospeso in attesa dell’appello, ha rappresentato un significativo freno alle operazioni di Exxon Mobil in Guyana. La società aveva progettato di rendere la Guyana una delle principali regioni produttrici di petrolio nel mondo entro cinque anni. Tuttavia, la sentenza ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza dei giudici e ha dimostrato che i tribunali della Guyana non sono stati influenzati dagli interessi delle compagnie petrolifere.

L’avvocato Melinda Janki, che ha rappresentato i querelanti nel caso, ha sottolineato l’importanza della sentenza per il potere delle persone di opporsi a progetti dannosi per l’ambiente e per la tutela dello stato di diritto. Ha affermato che la decisione dovrebbe servire come esempio per i giudici di tutto il mondo.

La situazione in Guyana è ancora in evoluzione. Nonostante la sospensione temporanea dell’ordine emesso dalla Corte, la sentenza ha sollevato una maggiore consapevolezza sulla necessità di una gestione responsabile delle risorse naturali nel paese e ha incoraggiato la partecipazione della società civile nella difesa dell’ambiente.

Melinda Janki continua la sua lotta per la protezione dell’ambiente e dei diritti umani in Guyana. Il suo lavoro ha ispirato molti altri attivisti e avvocati a unirsi alla causa. Attraverso la sua organizzazione “Justice and Peace”, Janki promuove la sensibilizzazione, la formazione e la mobilitazione per garantire la tutela dei diritti delle comunità indigene e la sostenibilità ambientale.

Nel frattempo, la questione delle trivellazioni petrolifere e dei rischi associati rimane un tema di dibattito sia in Guyana che a livello internazionale. Mentre alcune persone sostengono gli sforzi per sfruttare le risorse petrolifere del paese per il suo sviluppo economico, altre sono preoccupate per gli impatti ambientali e sociali che potrebbero derivarne.

Organizzazioni ambientaliste, attivisti e avvocati come Melinda Janki continuano a fare pressione per una maggiore trasparenza, una rigorosa valutazione degli impatti e una partecipazione significativa delle comunità locali nelle decisioni che riguardano l’industria petrolifera in Guyana.

È importante notare che l’evoluzione della situazione in Guyana potrebbe essere influenzata da vari fattori, compresi i cambiamenti politici, gli sviluppi nel settore energetico e l’opinione pubblica. Pertanto, è fondamentale monitorare gli sviluppi futuri per ottenere una visione completa del quadro in corso.

*diogeneonline.info 

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