Coro de iskurikore

di Natalino Piras

Nico Orunesu, acquerello e inchiostro

“Sua eccellenza è molto ridicola”. Lo diceva don Zara, misconosciuto grande grecista, per dire  dei  travisamenti  che  ottiene  l’effetto  del  comico.  “E  rivelò  il  buco  spalancato, frastagliato, nel cemento dietro la figura… Spero di farcela a passare il confine”. Lo scrive scrive Stephen King nell’ “Eterna primavera della speranza. Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank”. Chi sa perché, nell’impazzire della primavera tutto questo fa pensare a Mussingallone,  personaggio  folclorico.  Mussingallone  non  è  solo  Mussingallone, personaggio da ridere. C’è anche dell’altro. Fa romanzo a sé ma è pure dentro l’universo mondo. Come dire che in Mussingallone, che pure appartiene al lato comico dell’universo, c’è pure “raccolto tutto il mondo invisibile: studiato, calcolato e definito. Da questi libri il diavolo esce spogliato di tutti i suoi travestimenti. Qui dentro ci sono catalogati tutti gli spiriti che conoscete, la causa dei vostri incubi e delle vostre debolezze; ci sono le streghe che strisciano nella terra, e vanno per aria e per mare, gli stregoni della notte e quelli del giorno”. Così Arthur Miller nel “Crogiuolo” che è un’opera teatrale ambientata a Salem, in America,  nel  Seicento  puritano.  I  libri  di  cui  si  parla  sono  quelli  che  servono all’inquisitore John Hale per accusare un’intera comunità di essere posseduta dal demonio.

Come  tale  va  combattuta.  Una  storia  che  è  anche  una  metafora  sempre  storicamente rinnovata. Miller scrisse “Il crogiuolo” per parlare del maccartismo, la caccia alle streghe, i comunisti, nell’America della guerra fredda, quella degli anni cinquanta del Novecento.

Ci furono anche lì Mussingallones, quanti si salvarono tradendo i compagni di fede, di lavoro e di vita. È un aspetto quello del tradimento nel ciclo di Mussingallone, ripreso in un  mio  lontano  libretto,  “Il  tradimento  del  mago”,  che  pensavo  pure  come  inizio  di romanzo antropologico. Il conio “tradimento del mago” l’ho preso da altri due titoli. Uno è “Il  tradimento  dei  chierici”,  pamphlet  di  Julien  Benda  che  funziona  sempre  contro  gli intellettuali allineati e ossequienti. L’altro è “El desengaño del mago”, poesie mai tradotte in italiano di Manuel Scorza, che ha scritto cinque memorabili romanzi, ma si potrebbe dire  uno  solo,  sulla  resistenza  dei  Comuneros  Andini  contro  la  Cerro  de  Pasco Corporation, multinazionale Usa che recintò tutta la parte alta del Perù.

Per dire come la presenza di Mussingallone sia giustificata anche nelle Chiudende sarde.

Lo dice un canto apposito leggibile tra l’altro in un libro dello storico Lorenzo del Piano.

Mussingallone però è personaggio letterario e come tale va trattato. È un savio tra i pazzi, un orbo che nella terra dei ciechi fa da re. Uno che si traveste, che si camuffa, che oltre tutte le differenze è capace di dire, come canta Charles Aznavour, “io tra di voi”, facendo intendere  una  comunanza  che  invece  non  c’è.  Perché  lui,  nel  nostro  ciclo  classico ambientato in un paese dell’alta Baronia che in finzione rendiamo Bitudes, è differente dagli  altri.  C’è  nel  “Tradimento  del  mago”  un  personaggio  che  ho  inventato  e  che  non compare  nel  ciclo  classico  dell’oralità,  trasposto  in  godibilissimo  sardo  da  Sebastiano Deledda e Luigi Bianco nel 1923, in un libro di lettura per le scuole elementari.

Il  personaggio  del  “tradimento”  si  chiama  Juanne  Critica  e  si  oppone  a  Mussingallone.

Anch’egli potrebbe dire “io tra di voi”. Non alla maniera del mago però, ma alla maniera di  Marlowe.  Non  gli  resta  altra  scelta.  Juanne  Critica  potrebbe  dire:  “Il  mio  nome  è Marlowe”. Marlowe come il detective di Raymond Chander ma anche come altri ostinati e braccati,  tanto  ingenui  quanto  intricati  in  indagini  e  inquisizioni.  Uno  solare,  Juanne Critica-Marlowe costretto a muoversi nella notte, nella tenebra, nella nebbia. Deve stare attento se vuole ritornare e dire e narrare di cosa ha attraversato e perché. Come Ismaele di “Moby Dick” poi ripreso da Manuel Scorza nel suo secondo cantare andino (Garabombo) che ricolloca la citazione nel libro da cui proviene: il libro di Giobbe, nella Bibbia. “… e mi sono salvato io solo per venire a dare la notizia”. Si salverà Juanne Critica? “Solo io mi sono  salvato.”  Così  diceva  uno  ritornato  dalla  campagna  d’Africa,  “che  non  andava neppure tenendolo per mano, no’ lu ghiraiat nemmancu su guruttu ‘e Pirettu”, dicono a Bitti,  “non  lo  riportava  indietro  neppure  la  strada  di  Pirettu”,  una  strettoia  obbligata.  Il deserto, il sole, la prigionia gli avevano mangiato il cervello. In quella stessa Africa dove Luciano  Marroccu  ambienta  il  suo  “Debrà  Libanòs”.  La  stessa Africa  che  prima  fu  di Marlow, senza la e finale, di “Cuore di tenebra”, “sublime romanzo” lo definì una volta Giorgio  Montefoschi  sul  “Corriere  dellsa  sera”.  Vedete  quanto  mondo  richiama

Mussingallone. Anche così si costruisce la letteratura del nostro cuore di tenebra, coro de iskurikore.  Letterariamente  parlando,  anche  qui  da  noi,  nella  Sardegna-mondo,  ci  sono state molte frantumazioni e perdite. Quanti pazzi sono passati in fumo come nel camino di Auschwitz,  frantoiati  per  l’edificazione  altrui.  Quanta  misconoscenza  intorno  a  questo morire. Se non fosse che Mussingallone rimette in circuito le affinità e le prese di  distanza dell’  “io  tra  di  voi”.  Detto  in  suspu  e  no.  “Io  tra  di  voi”,  “misconosciuto  e  anche defraudato”, potrebbe sostenere Juanne Critica. Defraudato non di avorio e diamanti ma di idee  e  contenuti,  di  nomi  e  paragoni,  di  luoghi  e  di  tempo:  solo  perché  di  Bitudes.

Differente tra i differenti e anche per chi giudica e analizza la differenza. Juanne Critica che pure esperisce la linea d’ombra e attraversa tante terracquee darkness. La Sardegna colonia e la Sardegna Macondo. La Sardegna come metafora del paese degli invidiosi e della città dei profittatori. È stato un attraversare, quello di Juanne Critica, senza che altri abbiano visto e riconosciuto: nella waste land, nel paese guasto. “Io tra di voi”. Juanne

Critica,  ha  sempre  cercato  e  chiesto  senza  trovare.  “A  Dio  spiacente  e  a’  nimici  sui” proprio  perché  ostinato  nella  denuncia  di  una  condizione  che  prima  che  letteraria  fu umana, di carne. Coinvolto negli stessi fatti narrati. Il fatto è davvero che Juanne Critica continua a credere nella missione che venne affidata a Istefane Dorveni: risalire il Tirso per porre fino al comando di Kurtz. Che è un’altra bella metafora. Musingallone ha tratti

che somigliano a quelli di Kurtz. Chi sia Kurtz, una rappresentazione del Male, orrore nel cuore  del  cuore  della  tenebra,  è  possibile  saperlo  vedendo  come  lo  interpreta  Marlon Brando  in  Apocalypse  now,  magistrale  adattamento  cinematografico  dal  romanzo  di Conrad, ambientato durante la guerra nel Vietnam. Non più il fiume Congo ma il Fiume Giallo, “un cavo elettrico che corre attraverso la guerra”, linea d’acqua dentro il mondo ridotto a inferno: se la metafora delle metafore che il romanzo esemplifica è di come gli antichi colonizzati, i “negri” e i viet, si vendichino sui colonizzatori, riversando sopra di loro tutto l’orrore a cui la cosiddetta civiltà occidentale li ha educati e abituati. Neri e gialli hanno introiettato il male dei bianchi. Glielo rendono. Questo nella metafora del romanzo antropologico. Ma: cosa vuole veramente Juanne Critica?

Alcune risposte.

  1. Non  vuole  essere  solo  osservato,  oggetto  antropologico  perché  gli  altri  ci  scrivano. Vuole anche osservare e narrare dal suo punto di osservazione.
  2. Critica si pone il problema dei linguaggi, le differenze ma anche il fatto che possano a volte interarsi, completarsi l’un l’alto: il sardo e l’italiano per esempio.
  3. A  Critica  interessa  raccontare  del  vero  e  del  falso,  scrivere  delle  coincidenze  che  ci possono  essere  tra  la  cerca  del  lumen  e  le  sue  reificazioni.  Appunto  l’orrore  e  la conradiana tenebra.

Certo fa tutto a suo modo.

Natalino Piras

 

da Il tradimento del mago, edizioni Castello

anche su il manifesto sardo 16 Aprile 2010  manifestosardo

Immagini: Nico Orunesu

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