Corona virus: una storia (forse tipica) di scarsa sicurezza…

per chi lavora in un’azienda del lusso a San Mauro Pascoli

di Davide Fabbri

AZIENDA DELLA MODA “GIUSEPPE ZANOTTI SPA” A SAN MAURO PASCOLI (FC). ACCERTATO UN CASO DI CORONA VIRUS.
La ditta e l’AUSL stanno facendo tutto il possibile per tutelare i lavoratori ed evitare una diffusione del Covid-19?
Il calzaturificio della “Giuseppe Zanotti spa” è una fabbrica di articoli di lusso con circa 250 lavoratori. Ha sede a San Mauro Pascoli (FC).
Due giorni fa (esattamente lunedì mattina 16 marzo) in azienda è stato accertato e confermato un caso positivo di corona virus. E’ il secondo caso in tutto il Comune di San Mauro Pascoli.
La persona risultata positiva, nell’ultimo periodo, ha avuto contatti con diversi colleghi.
I lavoratori della fabbrica sono molto preoccupati. Lo stato d’animo dei lavoratori è facilmente comprensibile.
L’eccezionalità data a questi casi di corona virus è presente a tutti, e ciascuno – nel proprio ruolo – deve fare il possibile per evitare che il contagio si diffonda.
L’AUsl (Dipartimento di Sanità Pubblica) e la ditta al momento non hanno previsto – come principio massimo di precauzione – la sospensione temporanea dell’attività.
Pare che non siano state messe in quarantena preventiva tutti i lavoratori che sono entrati in contatto con la persona risultata positiva.
L’ultimo DPCM in materia di emergenza sanitaria consente alle fabbriche produttive di rimanere aperte. Qui però si producono calzature di lusso. Cioè beni non di prima necessità. Fra l’altro la lavorazione principale viene spedita in Indonesia.
Lo stabilimento della “Giuseppe Zanotti spa” produce beni preziosi in linea con le tendenze della moda. Si realizzano calzature, stivali, sandali, borse, accessori, e ogni altro manufatto in pelle. L’azienda è stata creata dallo stilista Giuseppe Zanotti, 63 anni, che ha collaborato con griffe come Roberto Cavalli, Fendi, Missoni e Valentino.
Nel corso degli anni Giuseppe Zanotti è diventato un designer di calzature di alta moda, “amate dai vip” come Beyonce, Lady Gaga e Jennifer Lopez. La società ha vetrine e boutique in via Montenapoleone a Milano, New York, Parigi, Londra, Mosca, Stoccolma, Dubai. Nel 2017 il fatturato della spa è stato di oltre 170 milioni di euro; i dipendenti della fabbrica di San Mauro Pascoli erano nel 2017 circa 450; ora – come si è detto – sono circa 250. L’imprenditore Giuseppe Zanotti un paio di anni fa, intervistato dal
Corriere della Sera, aveva minacciato di trasferire la propria attività produttiva in Romania, dopo aver subito “diversi furti”.
Nello stabilimento di San Mauro Pascoli dalla scorsa settimana è stata aperta la cassa integrazione: in questo periodo dell’anno c’è un calo di attività lavorativa legato a una diminuzione delle vendite.
Pertanto il reparto produttivo più consistente (la manovra di montaggio, un lavoro a catena) ha funzionato a settimane alternate. Anche se circa 20-25 lavoratori sono stati sempre operativi.
Servono misure di sicurezza all’interno della fabbrica. Esigenze di tutela fondamentali per chi lavora a stretto contatto con molti colleghi.
La scorsa settimana sono arrivate le mascherine protettive, in numero limitato. Ma tali mascherine irritano, fanno sudare e bruciano gli occhi.
Occorrono distanze di sicurezza all’interno della fabbrica. La settimana scorsa si lavorava a stretto contatto, poi da venerdì scorso si è giustamente deciso di distanziare le postazioni.
Guanti in lattice: per il tipo di attività produttiva – essendo un lavoro molto manuale e preciso – è pressochè impossibile utilizzare i guanti.

Cesena, 18 marzo 2020

Nella foto Giuseppe Zanotti con l’atleta Federica Pellegrini (tratta dal «Corriere della Sera» del 2 giugno 2018).

 

Davide Fabbri

Un commento

  • La Bottega del Barbieri

    BERGAMO: FONTANA FERMI LA STRAGE, CHIUDERE SUBITO FABBRICHE E AZIENDE NON ESSENZIALI

    IL PRESIDENTE CON PROPRIA ORDINANZA PUO’ FARLO.

    In provincia di Bergamo è in corso una strage. L’emergenza coronavirus ha superato di gran lunga il livello d’allarme: i contagiati sono moltissimi, i morti diverse migliaia, molti di più di quel che si dice perchè troppi, tantissimi non vengono conteggiati come colpiti da coronavirus. Sono vittime non solo del virus ma anche dell’irresponsabilità delle nostre istituzioni subalterne al padronato.
    Fin dall’inizio abbiamo dato voce ai cittadini che in provincia di Bergamo denunciavano inascoltati una diffusione esponenziale dei contagi, chiedendo per alcuni comuni e zone industriali focolaio lo stato di zona rossa.

    Rifondazione Comunista chiede da tempo che il governo chiuda tutte le attività non essenziali in tutto il territorio nazionale e riteniamo gravissimo che non sia stato fatto assecondando Confindustria. Ma la responsabilità è innanzitutto della Regione Lombardia che potrebbe intervenire direttamente come hanno già fatto con ordinanze il Presidente dell’Emilia Romagna e quello dell’Abruzzo.

    Governo e Regione sono sordi di fronte ai tanti appelli del mondo del lavoro sui rischi enormi derivanti dalle migliaia di aziende ancora aperte nonostante le loro produzioni non siano essenziali.
    Sono molte migliaia i lavoratori che tutti i giorni si spostano, spesso su mezzi pubblici affollati, per raggiungere aziende nelle quali mancano le condizioni per lavorare con un grado di protezione neanche lontanamente assimilabile a quello tassativamente previsto per l’insieme della popolazione.

    Così, invece che arrestarsi, cresce il numero di contagi tra i lavoratori che a loro volta contribuiscono ad estendere i contagi anche chi non lavora.

    Quanto scriviamo per Bergamo vale anche per la provincia di Brescia. Parliamo delle aree più industrializzate del paese dove non a caso la diffusione del contagio è enorme perchè in troppi non possono restare a casa.

    Governo e Regione la smettano di ascoltare irresponsabilmente le ragioni del profitto a tutti i costi e se non vuole sentire le grida dei lavoratori, seguano almeno l’esempio di persone come il presidente degli industriali bresciani che ha chiuso le sue fabbriche: decreti immediatamente la chiusura di tutte le produzioni e attività non essenziali. Ascoltino le parole del sindaco di Brescia.

    In assenza di una tempestiva iniziativa del governo la Regione Lombardia svolga finalmente il proprio compito istituzionale di tutela della salute di tutti i cittadini: utilizzi i propri poteri per dichiarare Bergamo e Brescia zone rosse e fermi tutte le produzioni e le attività lavorative non essenziali.

    Maurizio Acerbo, segretario nazionale

    Antonello Patta, segretario regionale Lombardia

    di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

    http://www.rifondazione.it

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