Costa, Lansdale, Simi

tre recensioni giallo-noir di VALERIO CALZOLAIO  

Marvel Creek e Sabine River (Texas orientale). Piena estate. La quasi 17enne Sue Ellen ha mollato la lontana scuola e vive con madre (un tempo bellissima) e patrigno (mano lunga) facendo esperienze da maschiaccio nei campi di canna da zucchero e di cocomeri. Ha due amici: Terry Thomas, capelli neri e occhi azzurri, forse checca, educato bravo studente; Jinx Smith, povera e di colore, con mamma e fratellino da aiutare, padre lontano. Trovano annegata (i piedi legati a una macchina da cucire) l’affascinante bionda amica May Lynn Baxter, aspirante star del cinema, già colpita dal suicidio della madre e dalla morte del fratello. Nessuno fa indagini. Decidono di bruciare il corpo e spargere le ceneri a Hollywood. Nel diario c’è una mappa, in una pentola di terracotta ci sono molti soldi che raccontano storie e potere, scappano con una chiatta, anche la mamma di Sue va. Incontreranno di tutto, predicatori di carne e spietati assassini. I grandi scrittori scrivono anche romanzi non grandi. Questo è l’ultimo noioso capolavoro di Joe R. Lansdale (“Acqua buia”, Einaudi 2012, pagg. 336 euro 18,50; originale 2011, traduzione L. Conti e C. Ujka), in prima.

Dal quartiere Zisa into Palermo. Autunno 2011. Enzo e Rosa stanno proprio bene insieme, senza usare la parola amore o convivere hanno trovato condivisioni serenità imbarazzi godimenti. Lei fa la sarta, mite dolce accogliente. Lui, Baiamonte, più che 50enne meticoloso solitario ateo, con risparmi e piccola pensione, appassionato di “uestern” e scopone, ha chiuso la bottega di radiotecnico e si lascia convincere a chiedere il patentino di investigatore. Lei sollecita un sopralluogo sulla tomba di famiglia, dove continuano vandalismi e furtarelli. Lo chiamano per un lavoretto elettrico in preparazione della festa della Madonnuzza Addolorata. In pochi giorni risolve il caso di due vecchie rapine e un omicidio, recupera una refurtiva di lingotti, combatte il racket dell’ortofrutta, scopre un giro di droga. Non era facile mantenere l’equilibrio letterario e la delicatezza gialla anche nel nuovo romanzo della serie del giornalista Rai Gian Mauro Costa (“Festa di piazza”, Sellerio 2012, pagg. 302 euro 14), in terza esclusiva. Obiettivo sostanzialmente riuscito. “Marechiaro” collega i golfi e Conte imperversa, pasta con gli sparacelli.

Torre del Poggio (Livorno). Un ordinario agente di vendita e un mostro schizofrenico, doppia personalità e due piani temporali (non subito evidenti). Autunno-inverno 2000 e 2010. L’impacciato ripetente Furio Guerri era riuscito a sposarsi con la più bella e alta della classe Elisa Domini, hanno Caterina figlia di 6 anni nera e riccioluta anche lei, genitori premurosi sembrano felici nella villetta di campagna. Lui è serio e furbo, lavora alle Industrie Grafiche Aggradi, una media tipografia anche editrice, beghe e concorrenze. Lei non lavora ma decide di aiutare la campagna elettorale di un’amica di centro-sinistra. Dieci anni dopo Furio è solo un ex mostro che sopravvive con i sali di litio, Caterina complessata, infelice e scansata da tutti, non si frequentano ma chattano sotto mentite spoglie. Presentare il nuovo romanzo in prima del bravo Giampaolo Simi (“La notte alle mie spalle”, e/o 2012, pagg 254 euro 18) è difficile, l’editore è costretto a mentire nel retrocopertina, vuole darci emozioni frammentate e allucinate, il risultato è discutibile. Male sui ritardi cognitivi, a pagg. 71, 112, 200, 222. Sonorità multiple, il tango allude.

UNA BREVE NOTA

Appuntamento con le recensioni giallo-noir di Valerio Calzolaio che in prima battuta escono su «Il salvagente». (db)

 

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