Creatività, collettività, network

Schermata 2015-03-18 alle 11.15.58Creatività.
Oggi tutti sono creativi, tutti parlano di creatività, di creazione-di-contenuti, ma nessuno sa quello di cui sta parlando. Sì, perché la creatività è una cosa diversa rispetto a quella mentalità concorrenziale del “se-fai-una-cosa-simile-alla-mia-allora-sei-mio-nemico” che oggi imperversa in ogni campo del sapere umano, purtroppo (e direi soprattutto) in quello artistico e culturale.
Qui per esempio si parla della “Collective Creativity”, che sta al centro di quelle piccole opere d’arte chiamate comunemente “film d’animazione” della Pixar. Come nasce la creatività? Oggi, da buoni drogati di ogni piccolo fascismo psico-sociale, siamo sempre in cerca del piccolo duce (rigorosamente minuscolo) che guidi i nostri passi verso il successo o la disfatta (quando si ha un duce, che importanza hanno il successo e la disfatta? Tanto, “eseguivo solo ordini”), ma questo è soltanto perché abbiamo una paura FOTTUTA (scusate il maiuscolo, m’è proprio scappato) di prendere in mano la nostra creatività e farla parlare sul serio, senza filtri. Perché la creatività è cambiamento e noi al cambiamento ci siamo completamente disabituati, vero?
Eppure.
Eppure la creatività è una cosa talmente individuale e personale da essere necessariamente collettiva e relazionale. La creatività è il nostro modo di percepire, sentire e intendere il mondo, il linguaggio con cui lo rielaboriamo costantemente, freneticamente, incessantemente, anche quando pensiamo di non farlo, anche quando non vogliamo farlo. La creatività parla “attraverso” noi, non “grazie” a noi, e c’è una bella differenza.
Essere creativi significa perciò ascoltare se stessi mettendosi in relazione con gli altri, perché se nessun uomo è un’isola (detto prima di tutti da Gulliver), allora il nostro compito è trovare quell’istmo di terra che ci lega agli altri e che valorizza la nostra individualità solo per mezzo della collettività.
Perciò, la creatività è relazione per sé, è la possibilità di mettermi in comunicazione per liberarmi: poter contare sulla creatività altrui permette alla mia di trovare la libertà di esprimersi in maniera efficace e proficua. La mentalità concorrenziale ci sta distruggendo da un punto di vista economico, figuriamoci quello sociale. Dobbiamo ricominciare a sentirci davvero parte di una rete, di un network funzionale in cui l’individuo è tale solo sulla base delle relazioni che sa stringere e mantenere nel tempo.
La Bottega del Barbieri è esattamente questo: la collettività in funzione dell’individualità e l’individualità al servizio della comunità. Per questo è davvero un luogo creativo, privo di potentati, signorie, staccionate e confini, e io sono orgoglioso di poter dire la mia (anzi, la NOSTRA) in questo piccolo non-spazio segnato solo dalla voce di chi parla non tanto per parlare, ma perché ha prima ascoltato, mettendosi in relazione.
Insomma, vi aspetta un giorno terrificante con Rick DuFer.
Preparatevi.

Riccardo DAL FERRO

2 commenti

  • Daniele Barbieri

    «Vi aspetta un giorno terrificante» scrive qui Rick DuFer, a conclusione del primo dei suoi 5 post odierni. Come vi avevo avvisato, lui è l’ultima reincarnazione – volgarmente detto similzombi – di Scipione DuFer (all’anagrafe “Del” Ferro) matematico eccetera quattro-cinquecentesco mentre quest’uomo che sarà giovedì cioè Riccardo DuFer (all’anarkgrafe Riccardo “Dal” Ferro) si definisce autore di racconti, provocatore di storie … e cose del genere. Vi avviso: oggi si parte dalla creatività in rapporto alla collettività e si finisce con l’individualità, passando per «Vizio di forma» (non il film, il libro, però non quello di Primo Levi) e «Sulla strada» con l’accompagnamento di due racconti. Evviva il giovedì, benvenuto Rick.
    Dite la vostra che io ho detto la mia.

  • “Il nano vede più lontano del gigante, quando ha le spalle del gigante su cui montare.” Oggi tutti sulle spalle di Riccardo per vedere lontano… o è il contrario… o è… Insomma l’importante è vedere insieme. Benvenuto Riccardo!

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