Dal Nicaragua al Río Bravo, sola andata

Attraversando il Río Bravo a nuoto.

di Bái Qiú’ēn

E un bel giorno dire “Basta!” e andare via (Luigi Tenco).

Gli esseri umani possono diventare liberi solo con la loro azione, non grazie al capriccio o alla volontà di un dittatore illuminato (Georg Hegel).

Nonostante che il Nicaragua sia bagnato da due distese acquatiche di notevoli dimensioni, a Est il Pacifico e a Ovest l’Atlantico, che nel centro vi sia il Cocibolca, lago di quasi 8.500 kmq, oltre venti volte quello di Garda tanto che i conquistadores spagnoli del Cinquecento lo chiamarono giustamente «Mar dulce», il Xolotlán di oltre 1000 kmq sulla cui riva meridionale sorge Managua (ufficialmente: Leal Villa de Santiago de Managua, capitale dal 1855), i nicaraguensi che sanno perlomeno galleggiare sull’acqua sono scarsi. Coloro che sanno più o meno nuotare sono ancora meno. Decisamente non è una disciplina sportiva nella quale il Nicaragua possa vantare qualche risultato eccezionale, come nel baseball o nella boxe. In compenso, detiene il non invidiabile record di essere l’eterno secondo Paese più povero del continente, dopo Haití. Dopo il trionfo rivoluzionario, la guerra cosiddetta di bassa intensità organizzata e finanziata da Washington, il blocco economico-commerciale, la sconfitta elettorale del 1990 e il ritorno dopo la vittoria nelle urne del 2007, pomposamente definita «seconda tappa della rivoluzione» solo per mantenere il suddetto record non ci pare il massimo desiderabile: a quanto pare, incrementare il welfare con ospedali, scuole, strade, ecc. non è sufficiente a far uscire un qualsiasi Paese dal sottosviluppo. Il Nicaragua ancora meno.

È vero che da alcuni anni, soprattutto dal 2019, sui marciapiedi delle città, si vedono numerosi venditori o noleggiatori di piscine gonfiabili in plastica per i bambini e che in giro per il Paese esistono svariate piscine per adulti, buona parte di proprietà privata (ovviamente, molte sono negli hotel di lusso). In quasi quaranta anni di viaggi in questo Paese, però, mai ci è capitato di ascoltare una pubblicità radiofonica che pubblicizzasse corsi di nuoto. Tanto meno nei canali televisivi, per non parlare dei giornali (quando ancora uscivano regolarmente tutti i giorni…). Eppure dal 2007 esiste la Federación de Natación de Nicaragua (FENANICA), istituzione non governativa, teoricamente «di durata illimitata».

Se, prendendo esempio dal vecchio Presidente Mao nello Yangtze (Chang Jiang, secondo la denominazione cinese), Daniel avesse abituato i suoi connazionali a vederlo nuotare tutti gli anni lungo il Wanks River al confine con l’Honduras o il Río San Juan al confine con il Costa Rica, probabilmente li avrebbe invogliati a imitarlo. I nuotatori e le nuotatrici cinesi, infatti, detengono numerosi e invidiabili record mondiali e non sappiamo se Daniel abbia mai frequentato una piscina, né se ne esista una all’interno di El Carmen.

In compenso, dalla fine dello scorso anno i social locali hanno cominciato a pubblicizzare alcuni corsi di nuoto del tutto gratuiti e da qualche mese la richiesta da parte dei nicaraguensi di apprendere quanto meno a galleggiare è decisamente aumentata. Non siamo in grado di fornire dati statistici, ma ci hanno informati che parecchie persone, le quali aumentano di giorno in giorno, si presentano agli istruttori di nuoto dicendo loro: «enséñenos a nadar para cruzar el río Bravo». Non sappiamo se si siano rivolti pure a un vecchio amico di origine genovese che da alcuni decenni vive in Nicaragua, Enrico Maria C., istruttore professionista di nuoto e direttore dell’Asociación deportiva acuática nicaragúense (A.D.A.N.), fondata nel 1989 e il cui statuto fu pubblicato ne La Gaceta. Diario Oficial n. 47 del 7 marzo 2003.

Probabilmente in molti si sono spaventati a causa delle notizie che quotidianamente riempiono i notiziari: uno, due, tre… uomini, donne e bambini annegati mentre tentavano di attraversare il Río Bravo, o Río Grande (secondo la denominazione dei gringos), il fiume che fa da confine tra il Messico e gli States reso famoso dall’omonimo film western di John Ford e interpretato da John Wayne nel 1950.

Se alcuni anni fa Manu Chao cantava che «Welcome to Tijuana, con el coyote no hay aduana», esiste però questo scoglio naturale lungo quasi 3.000 km, più del bel Danubio blu, e largo fino a 40 metri, le cui correnti possono essere ingannevolmente rapide e cambiare improvvisamente la loro direzione. Quando aprono le paratie per far uscire l’acqua della diga La Amistad, la corrente cresce al punto da essere in grado di trascinare con sé qualsiasi corpo umano che tenti di sfidarla. Si formano pure piccole caverne che a loro volta provocano mulinelli d’acqua che risucchiano una persona o la bloccano impedendole di uscire.

La lunghezza di una piscina olimpica è di m. 50, ma le acque sono decisamente più tranquille e non si rischiano incontri con enormi caimani o altri soggetti poco raccomandabili come i suprematisti bianchi dal grilletto facile. Solo tra marzo e maggio di questo 2022 oltre una ventina di nicaraguensi di varia età e sesso sono affogati mentre cercavano di raggiungere il cosiddetto “american dream”.

Insomma: attraversarlo non è la cosa più facile del mondo, pure per buoni nuotatori. Oltre a dipendere dalla stagione, è attentamente sorvegliato dalle pattuglie gringas.

Per essere onesti è un numero irrisorio se si considera che molti sono bloccati dalla polizia messicana e, stando ai dati forniti dall’Ufficio delle Dogane e della Protezione delle Frontiere degli Stati Uniti (CBP nella sigla inglese di Customs and Border Protection) nel 2021 le detenzioni di nicaraguensi per immigrazione illegale furono ben 87.530 e nel primo semestre di questo 2022 avevano raggiunto le 84.055. Ma si sa che gli USA mentono sempre, per definizione. A parte che molti nicaraguensi sono senza documenti per poter stabilire esattamente la nazionalità, i gringos non ci dicono quanti sono riusciti a varcare la frontiera, o a quanti hanno consentito l’entrata. Stando però al costante incremento delle rimesse dagli USA verso il Nicaragua, non è azzardato ipotizzare un rilevante numero negli ultimi anni (attualmente, quasi il 10% del PIL del Nicaragua deriva proprio dalle rimesse dei migranti, con oltre un miliardo di dollari proveniente dagli USA).

Prendendo comunque per buoni i numeri ufficiali forniti, con questo ritmo ogni anno ci sarebbero almeno 200mila nicaraguensi che tenteranno di varcare la frontiera del Rio Bravo. Parecchie altre decine di migliaia decideranno comunque di restare in Messico, in Guatemala o in Honduras. Forse perché non sanno nuotare o non hanno i soldi sufficienti per pagare il coyote (fino a US$ 6.000 per tutto il viaggio).

A questi vanno aggiunte le migliaia di persone che varcano legalmente o illegalmente la frontiera terrestre con il Costa Rica: nel 2021, quando si è avuta una notevole crescita dell’emigrazione dopo le elezioni di novembre, sono state oltre 100mila secondo Acnur. Tra costoro, persino numerosi funzionari pubblici: ultima in ordine di tempo, alla fine dell’agosto appena passato, la segretaria giudiziaria di Muelle de los Bueyes, Yesenia Hallesleven, nipote di Moisés Omar (zio), ex capo dell’esercito ed ex vicepresidente della Repubblica dal 2011 al 2016. Pare che in totale, nell’ultimo anno le fughe clandestine dal Potere Giudiziario superino il centinaio, cominciando nel gennaio del 2019 con Rafael Payo Solís Cerda per quasi vent’anni alla Corte Suprema e testimone di nozze di Daniel e Rosario. non un personaggio di secondo piano, pertanto.

Forse è a causa di questa fuga continua che, da quando è nuovamente Presidente, Daniel non ha fatto alcun censimento della popolazione. È solo un’ipotesi, però è certo che l’ultimo, l’ottavo, risale all’aprile del 2005 (amministrazione Bolaños) e gli abitanti risultavano essere 5,142 milioni. In quello dell’aprile 1995 erano 4,357 milioni (quasi un milione di abitanti in più in un decennio). Stando al tasso d’incremento demografico, dopo 17 anni, oggi dovrebbero essere almeno 6,625 milioni. Per avere una idea approssimata del reale decremento della popolazione è sufficiente riflettere sul fatto che gli aventi diritto al voto nelle elezioni presidenziali del novembre 2021 erano 4.478.334 (maggiori di 16 anni), secondo i dati ufficiali forniti dal CSE lo scorso anno. Gli aventi diritto nel precedente 2017 erano 5.095.747, circa mezzo milione in più. Per le elezioni amministrative del prossimo novembre, sono ancora meno: 4.347.340. Considerando che il tasso di crescita annua della popolazione è stimato nell’1,2%, (di poco superiore a quello medio mondiale, stimato tra l’1% e l’1,1%), pure un cieco si rende conto che nel corso del tempo il calo degli elettori aventi diritto al voto è costante e consistente. La domanda semplice semplice è: se la popolazione aumenta, come possono calare gli aventi diritto al voto?

È vero che il censimento precedente risaliva al 1971 (1.877.952), ma nel mezzo ci furono la Rivoluzione Popolare Sandinista (1961-1979) e la guerra della contra (1979-1990), che sconsigliavano fortemente l’indagine demografica, se non altro, per problemi di sicurezza.

Dal 1990, per fortuna, non ci sono più la guerra di aggressione della contra né il blocco economico-commerciale degli USA e dal 2005 a oggi l’unico momento caldo fu il 2018. Nel 2015, però, lo si poteva tranquillamente effettuare, rispettando l’intervallo “canonico” di dieci anni tra uno e l’altro. Non si può pensare che esistano problemi economico-finanziari: il censimento del 2005 costò 14 milioni di dollari e nel 2016 furono spesi ben 80 milioni di dollari per l’acquisto di 50 carrarmati russi e alla stessa data se ne spesero circa 5 per i metallici alberi della vita voluti da Rosario per abbellire esteticamente la capitale (anche abbattendo alberi secolari). Tralasciamo l’elenco delle svariate altre spese inutili, ma la somma di queste due uscite equivale alla realizzazione di ben sei censimenti.

Stando ai dati comparati di vari organismi internazionali, nel solo 2019 sono emigrate oltre 682mila persone, la maggior parte dirette verso gli Stati Uniti (302.845), Costa Rica (296.541), Spagna (25.969). Per la felicità di Salvini & Co., nel nostro Bel Paese ne sono arrivati solo 1.311. Su oltre un milione di stranieri, nel gennaio del 2021 in Lombardia i nicaraguensi erano soltanto 152. Ma ci sono oltre 8mila chilometri da percorrere in aereo… tra Managua e il Río Bravo sono meno di 2mila via terra.

In base al censimento del 2005, sul totale di 153 comuni, ben 63 avevano una popolazione che oscillava dai 10mila ai 30mila abitanti. La fuga sempre più massiccia li sta lasciando senza manodopera nelle varie attività lavorative, specialmente quelle agricole. Circa il 70% delle famiglie hanno almeno un emigrato all’estero, quasi tutti giovani maschi e la maggior parte con destinazione gli Stati Uniti. Si disintegrano le famiglie e si spopolano le località, però si contribuisce con le rimesse alla sopravvivenza di chi resta (in genere anziani, donne e bambini) e, in modo indiretto, contribuendo a mantenere una certa stabilità economico-finanziaria del Paese. Comunque, poco a poco, pure altri familiari seguono l’emigrato.

Con questi numeri, nel caso in cui si mantengano stabili, nel giro di non molti anni il Nicaragua sarà sempre più spopolato, rendendo assai arduo per i vari costruttori di sogni continuare a parlare di un Paradiso in terra eretto partendo dal tetto invece che dalle fondamenta, dal quale in troppi fuggono rischiando la loro vita. E chissà se pure FENANICA sarà prossimamente accusata di crimini orribili: traffico di armi di distruzione di massa, terrorismo, riciclaggio, ecc., perché qualche istruttore ha insegnato a nuotare per attraversare il Río Bravo (gratis, per giunta) e pertanto verrà cancellata come dall’inizio di questo 2022 è già accaduto a oltre un migliaio di ONG e fondazioni varie… (esattamente 1.768 al 7 settembre)? Grazie alla Ley de Reformas y Adiciones a la Ley 1115, Ley General de Regulación y Control de Organismos Sin Fines de Lucro y de Reformas a la Ley 522, ley General del Deporte, Educación Física y Recreación Física, è stata tolta la personería juridíca all’Associazione delle Madri degli Eroi e Martiri (della Rivoluzione), intitolata a Camilo Ortega Saavedra (1950-1978) e all’Associazione di ex Combattenti Storici sandinisti di Chinandega, alla quale apparteneva il Chino Enoc, combattente sandinista già a sedici anni, del quale abbiamo parlato tempo fa (all’anagrafe Marlon Gerardo Sáenz Cruz, fedelissimo a Daniel, ma strenuo critico di Rosario), le cui prime udienze processuali sono iniziate in settembre e come “testimoni” dell’accusa sono stati presentati cinque poliziotti.

Per rendere più rapido e agevole questo continuo e inesorabile massacro della società civile, dall’11 agosto la decisione esecutiva di cancellare una ONG o una organizzazione qualsiasi non spetta più all’Asamblea Nacional, bensì al Ministerio de Gobernación (MIGOB) che, in quanto organo del potere esecutivo, è direttamente dipendente dal Presidente della Repubblica. Il ruolo della ministra María Amelia Coronel Kinloch, in carica dal 16 gennaio 2017, è pertanto del tutto fittizio, non avendo nemmeno la direzione o il controllo della Policía nacional, ma solamente sul sistema penitenziario, su quello migratorio e sul corpo dei pompieri. Queste nuove disposizioni estendono il concetto di «organizzazioni senza scopo di lucro» alle associazioni religiose, caritatevoli, sociali, culturali, educative e sportive (che prima si registravano presso il Consiglio Nazionale dello Sport e dell’Educazione Fisica, Conaderfi) e persino alle organizzazioni impresariali, alcune delle quali sono state cancellate all’inizio di settembre.

Nei giorni di metà agosto, lungo il malecón (lungolago), poco distante dal Teatro Rubén Darío è stato esposto all’ammirazione del popolo uno dei 50 carrarmati T-72B venduti da Putin al prezzo “stracciato” di 80 milioni di dollari (appena 12 dollari a testa per ogni nicaraguense: ¡qué ganga!). Considerando che un mezzo pollo alla brace con gallopinto, acquistabile in una delle mille pollerie sorte dal 2018 in poi, costa circa 3 dollari…

Per non essere accusati di terrorismo e di altri crimini tremendi suggeriamo agli istruttori di nuoto nicaraguensi di pregare il più possibile e accendere ceri a tutti i santi disponibili sul mercato (specialmente a Sant’Auditore, patrono dei nuotatori) affinché, con il riscaldamento globale, il Río Bravo si secchi come il Po, dove di recente nel mantovano è comparso un vecchio semicingolato tedesco affondato nella seconda guerra mondiale.

Nel frattempo, noi, che alcuni decenni fa tentavamo di nuotare con il Grande Timoniere (che oggi farebbe fatica a sbracciarsi in uno Yangtze pure lui in secca a causa del cambio climatico), dobbiamo accontentarci di pedalare con Prodi, di veleggiare con d’Alema o cercare di fare canestro con Enricostaisereno… Bella consolazione!

Redazione
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