DOTTRINA DELLA RAZZA E PERVERSIONE UMANA
terra santa: una lettura antropologica dei dieci comandamenti
di Gian Luigi Deiana
non esistono propriamente “le razze” in senso biologico, nè quelle superiori nè quelle inferiori; purtroppo però esistono, in senso traslato e terminologicamente improprio, le razze “mentali”, quelle che si sedimentano in forza di una perversione voluta e conclamata;
ovviamente chi rivendica come “naturale” questa presunzione di “superiorità” razziale (che è invece il risultato di una degenerazione storica) è portato a enfatizzare ideologicamente la propria rivendicazione costruendovi sopra, con l’ausilio di aberrazioni pseudoreligiose, una vera e propria dottrina, postulando la propria specificità razziale sia in senso biologico che in senso teologico;
tutta la storia è segnata da questa degenerazione che è insieme disumana e blasfema; e se possibile, man mano che scorre il tempo, la storia intera ne è segnata in modo sempre più irrazionale e sempre più crudele; quindi anche questo nostro tempo, marchiato dalla non lontana vicenda del nazismo come pure da genocidi immani appena più distanti e comunque prevalentemente occidentali, presenta il suo specifico scenario di perversione razzista, e lo presenta in modo dichiarato in molte sue espressioni sociali, e religiose, e politiche, fino alle sue supreme autorità istituzionali;
si tratta oggi esemplarmente di israele, del suo governo e della parte più pervertita della sua società, maturata nei cosiddetti “insediamenti” e identificabile nei cosiddetti “coloni”;
assumendo che tale parte della società, comunque minoritaria anche se decisiva, non è tutta la società, e che comunque la parte malata è in grado di espandere la sua pulsione di morte sulla società intera, si possono dare molte efficaci letture di un fenomeno così grave; qui io propongo una lettura articolata sui dieci comandamenti, cominciando più o meno dagli ultimi e riscrivendone, senza offesa all’onnipotente, la dicitura canonica, in quanto essa stessa da sempre oggetto di manipolazione e di perversione:
1: primo, non desiderare la terra degli altri:
– se ti risolvi a desiderare la terra degli altri (nono comandamento) fino a disporti a rubarla e fino a desiderare la loro cancellazione tu ti risolvi a uccidere (quinto comandamento) fino a quando ciò è necessario al soddisfacimento del tuo desiderio disumano;
2: secondo, non uccidere:
– se ti risolvi a uccidere fino alla cancellazione, tu ti risolvi a giustificare il tuo delitto sia di fronte all’uomo sia di fronte a dio, fino alla falsa testimonianza (ottavo comandamento) e fino alla bestemmia (secondo comandamento);
3: terzo, non dire falsa testimonianza:
– se ti risolvi a giustificare il delitto, tu devi porre davanti all’umanità, che non può chiudere gli occhi e che ti deve giudicare, le prove della tua innocenza, e della tua condizione di vittima; ma essendo sia la tua innocenza che la tua condizione di vittima umanamente false, tu ricorri alla dottrina sovra umana secondo cui sono divinamente vere; tu dunque chiami in causa dio come giustificazione del tuo delitto;
4: quarto, non nominare il nome di dio invano:
– se ti risolvi a chiamare in causa dio come giustificazione del tuo delitto, tu fai mille volte peggio che nominarlo invano: tu infatti lo chiami in causa nel ruolo di falso testimone;
5: quinto, non avrai altro dio al di fuori di me:
ma per poter usare dio come tuo falso testimone devi sancire che si tratta del tuo dio, che non è di altri, che è esclusivo e che non ammette altro dio al di fuori di sè (primo comandamento); per poter fare questo devi disconoscere, combattere e offendere il dio degli altri, postulando che il dio degli altri non è dio (mentre in realtà è il tuo stesso unico dio, semplicemente chiamato con un altro nome);
6: sesto, offendi le feste degli altri:
per santificare le tue feste, tu devi risolverti a offendere le preghiere degli altri come unico modo per santificare le tue; tu offendi i luoghi di preghiera e i luoghi di sepoltura; uccidi persone inermi in cammino verso il loro tempio, e sputi sul loro digiuno e fai a pezzi le tombe del loro padre e della loro madre (quarto comandamento);
7: settimo, onora il padre e la madre:
per onorare tuo padre e tua madre devi portare in sacrificio il massimo disonore per il tuo simile: uccidere l’orfano del nemico che hai derubato e il figlio della donna che hai ucciso, in modo che non resti traccia vivente del tuo furto, il furto che usi chiamare “terra promessa”;
8: ottavo, non rubare (settimo c.):
se non resta traccia vivente del furto che usi chiamare “terra promessa”, la fame non ti darà pace, perchè ti costringerà a continuare a rubare, tacitando ogni giorno il grembo che genera ciò che rubi;
9: nono, non stuprare la donna (decimo c.):
la donna è il grembo e lo è per l’universalità umana; è in grazia di essa che tutti i figli sono figli di dio; inventarsi una esclusività di un proprio dio comporta il disconoscimento della donna, in termini di degenerazione sessuale e di degenerazione spirituale, fino a farne scempio;
10: decimo, non commettere atti impuri (sesto):
il campo infinito degli atti impuri non è semplicemente sessuale, è invece generalmente spirituale; è tutto l’universo della condotta e non si riduce a relazioni sessuali nascoste, in quanto il suo terreno di caccia non è in prima istanza la preda sessuale, o anche il tuo amore, ma è la persecuzione del tuo fratello, ovvero il tuo odio.
(che dio mi perdoni)
Gian Luigi Deiana
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