Dove è finito Daouda?

di Gianluca Cicinelli (*)

Daouda Diene

Ad Acate, provincia di Ragusa, centinaia di lavoratori non solo migranti, prevalentemente agricoli, hanno manifestato chiedendo “Dove è finito Daouda?”. una manifestazione promossa dall’Usb di Ragusa, Catania e Palermo, il sindaco di Acate Giovanni di Natale, Rifondazione Comunista e Potere al Popolo. Assenti Cgil, Cisl e Uil.

Daouda Diene, 37 anni, di origine ivoriana, lavorava come mediatore in un centro di accoglienza straordinaria e, occasionalmente, come operaio edile. Viene visto per l’ultima volta al lavoro la mattina del 2 luglio. Nel pomeriggio, dopo aver inviato al fratello l’ultimo video girato in cantiere con lo smartphone, è scomparso.

I suoi compagni di lavoro sanno che lavorava lì e i suoi coinquilini, quelli con cui divideva la stanza dove dormiva, da lì non lo hanno più visto tornare. Non sanno che fine abbia fatto. Sanno solo che Daouda aveva in programma di tornare a salutare la sua famiglia in Costa d’Avorio il 22 luglio e quindi sono molto preoccupati.

Perché il sospetto, forte, è che Daouda sia stato ammazzato. Nella sua stanza sono stati ritrovati i documenti e gli abiti, niente che lasci pensare a un’improvvisa “fuga”. Anzi, pochi giorni prima di sparire Daouda aveva girato un video, mandato al fratello, in cui denunciava la pericolosità delle condizioni di lavoro nel cantiere in cui era senza contratto.

Secondo alcuni sindacalisti potrebbe aver subito un infortunio proprio nell’azienda che non lo aveva contrattualizzato. La soluzione più semplice sarebbe stata quella di far sparire il corpo. La manifestazione è arrivata fino al cantiere della SGV calcestruzzi srl. A gestirla sarebbe Giovanni Longo, processato e assolto nel 2017 per la morte di Giuseppe Città, un operaio morto sempre in un cantiere nell’area di Acate.

Accanto ai sindacalisti anche la comunità sub-sahariana di Acate, centinaia di persone che vivono nello sfruttamento della loro mano d’opera soprattutto in campo ortofrutticolo. Lavoro nero e grigio, cioè contratti su cui è scritto qualcosa di diverso dal lavoro svolto effettivamente, per quella forza lavoro essenziale alla vita economica dell’intera area.

Chi protesta rischia grosso. L’assenza di contratto cancella i diritti elementari e minimi, cioè il diritto alla vita, il diritto alla giustizia. Se non esisti legalmente puoi sparire come se non fossi mai esistito in vita. Condizioni di lavoro, senza contratto e senza nessuna protezione infortunistica per lavori rischiosi, nell’Italia che reclama un posto tra le potenze industriali del mondo.

(*) articolo in origine pubblicato su https://diogeneonline.info/dove-e-finito-daouda/

 

ciuoti

Un commento

  • Il grido di Ragusa: “Verità e giustizia per Daouda!”. USB non si ferma, basta sfruttamento schiavistico dei lavoratori migranti
    Ragusa, 23/07/2022
    … La manifestazione si è conclusa davanti alla Prefettura, dove una delegazione di compagni di Daouda Diane, accompagnata dai delegati dell’USB e dalla deputata Simona Suriano di ManifestA, hanno incontrato Cettina Pennisi, viceprefetto di Ragusa, e il capo di gabinetto Ferdinando Trombadore. Assente invece la Regione Sicilia alla quale il 13 luglio abbiamo inviato una richiesta di incontro senza ricevere ancora risposta.
    I compagni di Daouda hanno esposto la grande preoccupazione per la sorte del loro amico, ribadendo che non aveva assolutamente alcun motivo per allontanarsi senza avvisare. I lavoratori hanno sottolineato di nuovo l’esistenza del video in cui si vede Daouda che lavora nel cementificio di Acate e denuncia le condizioni di lavoro insopportabili.
    I dirigenti USB hanno riproposto la piattaforma di rivendicazione dei lavoratori migranti, come il diritto di cittadinanza e il rispetto delle condizioni contrattuali e di sicurezza sul lavoro.
    Formali le risposte della Prefettura: massima attenzione nelle ricerche, le indagini sono di competenza della magistratura, interesse e ascolto alle rivendicazioni degli amici di Daouda.
    Come USB abbiamo chiesto l’urgente convocazione del tavolo sullo sfruttamento lavorativo in agricoltura, e abbiamo confermato la volontà di continuare i compagni di Daouda in ogni possibile iniziativa alla ricerca della verità.
    Negli interventi in piazza è stata denunciata da più parti la totale assenza della politica su questa vicenda: non un consigliere regionale, non un rappresentante della politica siciliana ha preso la parola sulla sparizione di un lavoratore. Il sospetto viene naturale: forse perché era “soltanto” un migrante? Ma se la politica e la Regione Sicilia pensano di poter ignorare l’accaduto, saremo noi insieme ai lavoratori a ricordarglielo nei prossimi giorni. Abbiamo infatti deciso nuove iniziative, questa volta rivolte alla politica e alla Regione Sicilia.
    La manifestazione si è conclusa ricordando che un filo conduttore lega l’attacco della magistratura di Piacenza ai sindacalisti che rappresentano i lavoratori, spesso anche loro stranieri vittime dello sfruttamento, alla sparizione di Daouda da un territorio in cui le aziende si arricchiscono sulla schiena dei braccianti, nel nome della produzione agricola fiore all’occhiello del “Made in Italy”.
    I lavoratori della Sicilia hanno deciso di partecipare ai presidi che sabato 23 si svolgeranno a Catania e a Palermo, per protestare contro la decisione della magistratura piacentina che ha colpito i dirigenti sindacali di USB e Si Cobas.
    USB Migranti
    USB Lavoro Agricolo
    USB Federazione di Ragusa

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