due libri di chi emigra dall’Italia
di franz (*) – a volte capitano libri che non ti aspetti…
La badante di Bucarest – Gianni Caria
un’insegnante che resta senza lavoro, i figli da mantenere, per quanto non se lo meritino, un marito sulle spalle, tocca alla moglie e madre trovare i soldi, e partire.
ci si affida alle mani di un trafficante di esseri umani, oggi si chiama fornitore di servizi, e poi il vecchietto da curare.
una storia come tante, sembra fantascienza?
la cosa che colpisce è che qui le italiane vanno in Romania a far le badanti, e questo per chi legge è un elemento di coscienza e di conoscenza.
vedere le cose con un altro occhio (l’occhio dell’altro) stupisce e lascia senza fiato.
da non perdere.
Michele & Elfride : narrativa a sfondo vagamente filosofico – Leonardo Porceddu
uno di quei libri che nessuno conosce, stampato da una piccola casa editrice lucana nel 1994.
l’ho letto per caso, avendo conosciuto l’autore che me l’ha regalato, un po’ di tempo fa..
l’ho lasciato sedimentare qualche mese, poi l’ho iniziato, dubbioso; sono arrivato alla fine in poco tempo, senza mai guardare l’orologio.
una sorpresa bellissima, si racconta la storia fra Michele, un emigrato in Germania, ed Elfride, una giovane tedesca soccorsa in un parco.
a metà strada fra un racconto filosofico del settecento francese e un dialogo di Platone, ricorda anche quei canti di poeti, con un tema, e uno lo sviluppa in poesia in contraddittorio con l’altro e il tema è l’amore.
avvincente fino alla fine. Non ve ne pentirete, promesso.
(*) così si presenta franz (rigorosamente minuscolo): «Ah, i libri! Sono bottiglie lanciate in mare, come nei film di pirati, i migliori sono mappe del tesoro, solo bisogna saper leggere quello che qualcuno, che non ci conosceva, ci ha donato. Credo davvero che quanto più s’allarga la nostra conoscenza dei buoni libri tanto più si restringe la cerchia degli esseri umani la cui compagnia ci è gradita. Noi siamo come nani sulle spalle di giganti e la lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. Una cosa è necessaria: non leggete come fanno i bambini per divertirvi o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere. Risponde qualcuno alla domanda sugli scrittori del momento: “Non so niente della letteratura di oggi, da tempo gli scrittori miei contemporanei sono i greci”. I libri non si scrivono sotto i riflettori e in allegre brigate, ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un uomo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. Un libro è uno specchio. Se ci si guarda una scimmia, quella che compare non è evidentemente l’immagine di un apostolo».