E non uscirono a riveder le stelle

di Gianluca Cicinelli (*)

Com’è possibile passare in pochi mesi dalla maggioranza di seggi parlamentari tra Camera e Senato a una crisi che rischia di far scomparire il partito che risultò primo per consensi alle elezioni politiche del 2018? La situazione del Movimento 5 Stelle, fondato da Beppe Grillo con il sostegno del defunto Roberto Casaleggio, si potrebbe liquidare come un fatto tipicamente italiano, di quella instabilità che ha caratterizzato la nostra vita politica fin dalla nascita della Repubblica, ma è invece un problema che ci riguarda tutti, anche chi, come chi scrive, non ha nulla a che fare con quel partito. Perchè nella crisi di M5s c’è la crisi di una nuova classe politica che ci aveva detto, anche fatto sperare, di essere pronta a superare la vecchia partitocrazia che imprigionava la fragile democrazia italiana, paralizzando lo sviluppo sociale ed economico.

Non capisco. Anzi, non capiamo, noi nel senso di persone normali che leggono almeno un giornale e da quello che apprendono sono sempre più preoccupate per il futuro del proprio Paese senza essere nazionaliste. Breve riassunto: nel 2005 nasce il movimento “Amici di Beppe Grillo” e le liste civiche a Cinque Stelle vengono presentate per la prima volta alle elezioni amministrative del 2009, l’anno in cui viene formalmente fondato M5s. In base all’atto costitutivo dell’associazione “MoVimento 5 Stelle”, registrato il 18 dicembre 2012, alla vigilia delle elezioni nazionali del 2013, a Beppe Grillo appartengono la presidenza e la rappresentanza legale. Fondamentale ricordare che la nuova formazione si dichiara “nè di destra nè di sinistra”, più volte dai suoi dirigenti viene definita post-ideologica. Insomma il superamento degli schieramenti del ‘900. C’è però un altro principio grillino del passato da tenere presente per capire l’attuale crisi: il superamento della democrazia rappresentativa o parlamentare nella democrazia diretta, tramite referendum e ogni strumento che consenta al cittadino di non delegare ad altri la propria rappresentanza politica.

In molti hanno scritto saggi per capire dove hanno pescato voti i 5 stelle. Secondo alcuni l’origine è nelle inchieste giudiziarie sulla corruzione politica che a partire dal 1992 hanno cambiato il volto politico dell’Italia. Il giustizialismo “manettaro” espresso da M5s è frutto di quegli anni. Di sicuro poi l’annacquamento della radicalità di formazioni alla sinistra del Pd e la loro graduale perdita di consensi elettorali hanno contribuito ad accrescere il numero di militanti impegnati nel grillismo. Sull’ambiente, per esempio, il sostegno alle lotte dei No Tav fu senza se e senza ma, fatto salvo che se oggi un grillino si presenta in quel contesto corre rischi per l’incolumità personale. Alle politiche del 2018 M5s prese oltre il 40% in Val di Susa, ma poco dopo, una volta andato al governo con la Lega, diede il via libera all’odiata Tav. E la stessa inversione a U i grillini la fecero rispetto all’Unione Europea, all’Ilva di Taranto, al vincolo per il secondo mandato, accettando il blocco voluta dalla Lega contro i migranti. In molti comuni dove i sindaci eletti con M5s con il mandato di non costruire termovalorizzatori furono poi costretti a realizzarli inimicandosi i comitati ambientalisti che gli avevano regalato ampi consensi elettorali. Tutto in pochi mesi. Il grillismo basato sull’aggressività dei primi tempi, i raduni di massa del “Vaffa day”, che riportarono grandi masse in piazza per la prima volta dopo le mobilitazioni con milioni di persone della Cgil d’inizio secolo, si è sciolto al sole del governo a tutti i costi. Dalla pretesa della autosufficienza politica alla politica delle alleanze con tutti, destra e sinistra, persino con l’odiatissimo Pd, (“e allora il Pd?” celebre meme sui social) pur di conservare il potere. Cinismo e qualunquismo. E proprio all’Uomo Qualunque, il movimento fondato da Guglielmo Giannini, fortemente anticomunista e di destra, è stato assimilato da altri il grillismo, per il quale cominciò a essere utilizzato il termine “populismo”. Che nel resto d’Europa è patrimonio della nuova destra.

Da forza antisistema M5s è diventato con la maggioranza relativa dei voti in Parlamento il centro del sistema politico italiano. Quasi tutti i suoi principi sono andati perduti. Ha governato prima con la Lega e poi con il Pd esprimendo in entrambi i casi lo stesso premier, Giuseppe Conte. Grillo ha rotto con il figlio del co-fondatore, Davide Casaleggio, rinnegando la piattaforma Rousseau, che avrebbe dovuto incarnare la democrazia diretta per far esprimere i militanti, ma anche qui, milionesima giravolta, Grillo in questi giorni voleva tornare a usarla per risolvere la crisi in corso con Conte, prima indicato come il salvatore, “l’elevato”, poi insultato pubblicamente. I sondaggi, per quel che valgono naturalmente, parlano di caduta verticale dei consensi. Una scissione sembra imminente tra i seguaci di Conte e i duri e puri rimasti fedeli a Grillo. Una catastrofe, consumata in tre anni, che è troppo facile imputare al solo Grillo, visto che nessuno all’interno di quel partito lo ha mai minimamente criticato prima d’oggi, perlomeno in pubblico. Almeno fino al video in cui, con toni sconnessi e pesanti verso la presunta vittima di stupro, difendeva il figlio che di quel reato è accusato.

Dicevamo all’inizio che questa crisi non riguarda soltanto M5s ma l’intera politica italiana. Se il grillismo doveva essere una sorta di terza via nel terzo millennio tra una destra xenofoba e impresentabile in Europa e una sinistra incapace di rappresentare i ceti deboli, allora siamo rimasti senza terza via. Non è detto che ci sia mai stata ma questo doveva essere, questo ci avevano detto che era. La terza via è ritornata a essere una sorta di antica Democrazia Cristiana, mi perdonino i lettori che ne facevano parte per l’improvvido accostamento, un partito di lotta per il potere che funziona solo se governa. Dopo aver venduto l’anima dei principi fondamentalisti in cambio del potere M5s ha perso la sua anima. Quando qualcuno adesso ci proporrà un nuovo movimento o partito che dice di voler aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno o superare la democrazia parlamentare o ridare la parola ai cittadini o portare avanti l’opposizione a un modello di società neoliberista lo guarderemo con aperta ostilità e non lo seguiremo. A proposito, siccome siamo in era di complottismi, c’è anche chi sostiene che proprio a questo scopo sia servito M5s.

(*) pubblicato anche su Metropoli.online

ciuoti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *