«Ester e il sovversivo»
Recensione di Gian Marco Martignoni al romanzo dello storico Pierluigi Pedretti (Edizioni Efesto, pagg. 218, euro 15).
E’ con un avvio mozzafiato, “Era arrivato alla fine del mondo”, che il sovversivo Ludovico approda in qualità di un confinato proveniente dal lontano Trentino a Grimaldi, un borgo incastonato nella pre-Sila cosentina, illuminando attraverso l’incontro con “una giovane magrissima” uno dei quarantotto capitoli che compongono il romanzo dello storico Pierluigi Pedretti “Ester e il sovversivo” (Edizioni Efesto, pagg. 218, euro 15,00).
Se, come ha opportunamente segnalato lo storico David Bidussa, in assenza dei testimoni sarà difficile raccontare e trasmettere la memoria delle atrocità e degli abusi commessi dal fascismo, Pedretti dimostra di aver ben appreso questo monito, poiché grazie ad alcune testimonianze orali ,che riprendono “lunghe chiacchierate su antichi fatti grimaldesi” e alla documentazione relativa ad atti processuali raccolti nell’appendice del libro, è riuscito ad accostare il triste contesto della prima guerra mondiale con quello della seconda metà degli anni ’30 del fascismo.
Collocandoli in due ambienti sociali e geografici decisamente agli antipodi, pur se permeati dalle medesime contraddizioni all’interno del senso comune delle masse popolari, provocate dall’avvento della dittatura fascista.
Pertanto, del protagonista del romanzo Ludovico Calza vengono puntualmente ripercorsi gli episodi più significativi della sua precedente vita a Fiavé, in Trentino, a partire dal dolore per la morte della moglie Erminia, a causa di una infezione tetanica, e la mancanza del figlio Teo, lasciato alle cure di sua madre. Ma anche la progressiva maturazione della sua scelta antifascista, unitamente al decisivo incontro con l’insegnante d’arte e scultore Giuseppe Firiaci, che lo guiderà sulla strada di una inebriante educazione letteraria in chiave europea. Invece, l’impatto con la Calabria ed un paese sperduto come Grimaldi è un tuffo in una regione stupenda geograficamente anche se impervia, oltre che con una mentalità segnata da una netta divisione di classe – da un lato gli “sciammergari”, cioè i notabili, dall’altro i turreri, ovvero i contadini ignoranti – tanto che per via di una certa scontrosa e litigiosa obbedienza contadina, verrà dipinta come “un paradiso abitato da diavoli”.
Comunque, nonostante l’apparente rassegnazione dei grimaldesi al regime, la rivalità e lo scontro tra il gruppetto degli antifascisti e quello dei fascisti nel paese era acceso, al punto che il socialista Franco Lavorini, che aveva diretto la Società Operaia, dando del filo da torcere ai signorotti locali, fu trovato “impiccato”. I fascisti erano capeggiati da Giovanni Fiore che, covando un bilioso risentimento per la sua condizione di reduce di guerra, aveva giurato la morte ai bolscevichi ed in particolare a Franco Lavorini.
Il gruppetto degli antifascisti aveva l’abitudine di ritrovarsi presso la calzoleria di mastro Bruno Sefardelli, il quale dopo l’esperienza come minatore nella Carnia era rientrato a Grimaldi, sostenendo che “in mezzo a quegli uomini era diventato socialista”.
Ludovico era stato subito attratto dai discorsi di questi tenaci antifascisti, che tra l’altro non credevano alla tesi del suicidio del Lavorini. Nel frattempo Ludovico dopo aver soggiornato presso l’albergo l’Aquila, aveva trovato una migliore sistemazione nella casa dove abitava Ester, che orfana sia di padre che di madre era stata cresciuta dalla nonna Rachele, nota per il suo spirito anticonformista e per essere l’unica donna che aveva aderito alla Società Operaia.
Entrambe vivevano ai margini della quotidianità degli altri abitanti di Grimaldi, poiché erano additate come streghe, in quanto avevano l’abitudine di curare non solo il vicinato con dei medicamenti a base di erbe , derivanti da una tradizione trasmessa di generazione in generazione .Tra Ludovico ed Ester era scaturito un certo idillio platonico, purtroppo troncato dal ritorno nelle sue terre del nostro protagonista, che ben va ad intrecciarsi con altre vicende paesane abilmente narrate dalla penna fluente di Pierluigi Pedretti.
