Europa in divisa, coscienza disarmata: è …

è il nuovo fronte dell’obbedienza cieca

di Mario Sommella (*)

Il grande inganno dell’Europa bellica

Mentre le cancellerie europee accelerano sulla via del riarmo, tra proclami di “difesa comune” e scenari apocalittici sventolati dai media mainstream, si fa sempre più urgente la domanda: avete capito dove ci stanno portando?
Non si tratta solo della possibilità remota — ma non troppo — di una guerra diretta tra Russia ed Europa, bensì dell’avanzata silenziosa e costante di una cultura militarista, violenta e menzognera che riplasma le società europee a immagine e somiglianza di un potere che ha scelto la forza al posto della diplomazia, la menzogna al posto della verità, l’obbedienza al posto del pensiero.

  1. La guerra che non si farà — ma che si vuole far credere possibile

Nessuna delle parti in causa ha davvero interesse a una guerra nucleare tra Russia ed Europa.
La Russia non ha alcuna ragione per attaccare l’Europa: anzi, i suoi interessi strategici puntano alla stabilità nei rapporti commerciali e geopolitici. L’Europa, d’altra parte, non ha alcuna possibilità di sopravvivere a uno scontro diretto: la sproporzione tecnologica e militare, soprattutto nel campo dei vettori nucleari, è palese.

Perché allora si alimenta questa retorica? Perché si continua a parlare, come se fosse imminente, dello “scontro finale”?
La risposta non sta nella logica militare, bensì in quella politica e strategica: la minaccia della guerra diventa lo strumento con cui si giustifica il riarmo, si soffoca il dissenso, si convoglia il malcontento sociale verso nemici costruiti ad arte. È lo stato d’eccezione permanente, analizzato da Agamben, che giustifica ogni abuso in nome della sicurezza.

  1. L’Europa come vassallo strategico: il doppio gioco tra Trump e i neocon

Un punto chiave sta nella subordinazione europea al piano strategico dei neocon americani. Dopo il 2022, l’UE ha accettato il disegno geopolitico degli Stati Uniti, che mira esplicitamente alla dissoluzione della Federazione Russa.
Con l’elezione di Trump, le cose si complicano: da un lato, l’Europa cerca di soddisfarlo investendo massicciamente nel riarmo (e comprando armi dagli USA, accettando supinamente dazi commerciali al 15%), dall’altro continua a muoversi nella scia della strategia destabilizzante dei neocon.

Il risultato è un’Europa schizofrenica, priva di autonomia, che prepara nuove guerre per procura — altri “Ucraina bis”, nuovi “paesi sacrificabili” da armare e mandare al fronte — pur di portare avanti l’erosione sistematica della Russia, ignorando deliberatamente il rischio che questa strategia conduca a un punto di non ritorno.

  1. La strategia del logoramento: destabilizzare la Russia per logorarla dall’interno

Quella a cui stiamo assistendo non è una guerra dichiarata, ma un progetto metodico di logoramento.
L’obiettivo reale è spingere la Russia a un’implosione interna, provocandola su più fronti, moltiplicando le crisi e i conflitti lungo i suoi confini, e alimentando instabilità politica al suo interno attraverso sanzioni, infiltrazioni, campagne mediatiche.

È una strategia che si crede “intelligente”, ma che in realtà è miope: ignora la forza di resilienza di Mosca, sottovaluta la determinazione del suo apparato politico-militare e, soprattutto, dimentica che si ha a che fare con la maggiore potenza nucleare del mondo. Pensare di “logorarla” con tattiche di guerra ibrida è come giocare alla roulette russa con la Storia.

  1. La vera guerra è già cominciata: menzogna, sorveglianza e impoverimento

Mentre l’Europa arma le parole e alimenta fantasmi bellici, la guerra vera è già in corso: è quella contro i popoli, contro i diritti sociali, contro le libertà fondamentali.
L’“imperio della violenza e della menzogna”, come lo definisce Andrea Zhok, si manifesta nei decreti sicurezza, nel controllo capillare, nella criminalizzazione del dissenso, nel taglio sistematico a scuola, sanità e servizi pubblici per finanziare l’industria bellica.

È un modello sociale fondato sulla paura e sulla disumanizzazione: il nemico è ovunque, e ogni voce fuori dal coro è sospetta. Il cittadino non è più sovrano, ma sorvegliato. Il lavoratore non è più protagonista, ma esecutore disarmato. E il Parlamento, ormai, non legifera: ratifica.

  1. L’urgenza della resistenza: sollevare i popoli contro il riarmo

Siamo davanti a una deriva che può ancora essere fermata — ma il tempo stringe. Non basta più denunciare il riarmo: bisogna chiamare le cose col loro nome, svelare gli interessi economici e geopolitici che muovono questa follia collettiva.
Serve un fronte largo, popolare, che unisca forze sindacali, movimenti, partiti, intellettuali, artisti e semplici cittadini in una nuova internazionale della pace.

Non bastano le fiaccolate rituali o le mozioni parlamentari svuotate: serve una Conferenza internazionale vera, che coinvolga Cina, Russia, India, America Latina e tutte le potenze fuori dalla NATO, per riscrivere le regole della convivenza globale, contro il suprematismo armato dell’Occidente.

L’ultima occasione per restare umani

La domanda che ci poniamo — avete capito dove ci stanno portando? — non è retorica. È un grido.
Ci stanno portando verso una società militarizzata, disumanizzata, spogliata di senso e di solidarietà. Ma nulla è ancora scritto.
Ogni generazione ha avuto il suo bivio. Questo è il nostro. E da come reagiremo ora, si capirà se saremo stati semplici spettatori della fine, o se avremo scelto di restare umani.

Fonti suggerite per approfondimento:
• Giorgio Agamben – Stato di eccezione
• Andrea Zhok – articoli su L’Indipendente e Il Fatto Quotidiano
• Noam Chomsky – Who Rules the World?
• John Mearsheimer – Why the Ukraine Crisis Is the West’s Fault
• Documenti NATO sulle spese militari (NATO Official Website)
• SIPRI – Stockholm International Peace Research Institute, report annuali sul riarmo globale
• Eurostat – statistiche su spesa pubblica in sanità e difesa

(*) ripreso da «Un blog di Rivoluzionari Ottimisti. Quando l’ingiustizia si fa legge, ribellarsi diventa un dovere»: mariosommella.wordpress.com

TUTTE LE VIGNETTE (scelte dalla “bottega”) SONO DI BENIGNO MOI.

 

redazione bottega
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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