Fausto Biefeni Olevano

di Paolo Maccioni
È morto la sera del venerdì santo, nella sua casa di Roma, in circostanze
ancora da chiarire, Fausto Biefeni Olevano, giornalista freelance,
scrittore, regista e sceneggiatore.

Ho conosciuto Fausto il 24 marzo a Cagliari, in occasione della
presentazione del suo libro appena pubblicato da Arkadia “La verità
nascosta“, un documentatissimo saggio che cerca di far luce sulla
misteriosa scomparsa di Moussa al Sadr, il carismatico leader sciita
libanese, “uomo di pace impegnato a fermare la guerra civile in Libano”, e
con lui dello sceicco Mohamad Yaacoub e del giornalista Abbas Badreddin,
avvenuta il 31 agosto 1978, verosimilmente in Libia. Fausto Biefeni
Olevano nel suo libro ricostruisce la vicenda torbida e contorta della
scomparsa dell’imam, amatissimo in Medio Oriente, al punto da essere
chiamato dai cristiani libanesi “Cristo dei nostri tempi”. Fausto recupera
gli atti dei procedimenti avvenuti in Italia, raccoglie testimonianze e
faldoni, fino alla frettolosa e sospettosissima archiviazione del
procedimento che ribalta quanto emerso da ben due istruttorie precedenti,
avvenuta alla vigilia dei nuovi proficui rapporti fra Italia e Libia. Sulla
scomparsa dell’imam, e con lui dello sceicco e del giornalista, Fausto nelle
ultime pagine si chiede: «Una manovra orchestrata dal Mossad, con la
collaborazione dei servizi di intelligence americani e di altri paesi arabi,
che ha utilizzato il nemico giurato dell’imam [il colonnello Gheddafi, ndr]
per attuare il piano?. Può darsi, è verosimile. Ma sarebbe stato solo
l’inizio. E comunque deve essere sembrato a tutti fin troppo facile far
sparire l’imam. A cominciare da Gheddafi che probabilmente non si è reso
conto del guaio nel quale si stava cacciando. Se è vero, come è vero, che
dopo trentuno anni la vicenda non è ancora conclusa e sulla sua testa pende
un mandato di cattura emesso da un giudice libanese.»

Prima del suo passaggio a Cagliari avevamo stretto amicizia virtuale su
Facebook.

Dopo la presentazione siamo stati a cena tutti insieme in un ristorante del
quartiere Stampace, con la giornalista Emanuela Irace, amica di Fausto e
co-autrice della prefazione del suo libro, Talal Khrais, giornalista libanese
curatore del sito assadakah.it “Centro italo-arabo e del Mediterraneo”, il
responsabile della casa editrice Arkadia Riccardo Mostallino, il suo socio
Raimondo Schiavone, presidente di Assadakah Sardegna, e Michela Angioni,
pure lei di Assadakah Sardegna.

Fausto era seduto accanto a me. Pur non conoscendoci siamo entrati subito in
sintonia. Abbiamo chiacchierato parecchio e ci siamo scambiati e dedicati i
nostri libri a vicenda. “A Paolo, con stima ed amicizia. Ti leggerò anch’io
con grande piacere, Fausto” la sua dedica sulla mia copia del suo libro, che
a rileggerla ora mi commuove. Notammo che oltre ad essere “compagni di
scuderia” (entrambi editi da Arkadia), avevamo scelto la stessa epigrafe per
i nostri libri e cioè la celebre frase del giornalista e saggista argentino
Horacio Verbitsky: “Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole
che si sappia, il resto è propaganda”. Gli chiesi se si fosse mai sentito o
trovato in situazioni di pericolo per via del suo dossier, mi rispose di no
e disse che comunque quando uno si imbatte in una storia oscura della quale
si sa poco e niente e ad essa si appassiona non può più tornare indietro:
vuole andare fino in fondo. Per Fausto approfondire la vicenda della
scomparsa dell’imam era diventata quasi una ragione di vita, negli ultimi
anni.

Lo ricordo sorridente, composto, capace più di ascoltare che di dire la sua,
qualità rara oltre che preziosissima per il suo lavoro.

“Amici miei, torno adesso da casa di Fausto. Verso le otto lo hanno portato
via. Sei poliziotti della scientifica lo hanno scortato al Verano per
l’autopsia. Era come lo conosciamo. Nel suo letto, con i lineamenti
composti. Il pigiama. E l’espressione ridente, senza sorriso. Pare sia morto
venerdi. Perdonate queste righe disordinate che mai avrei pensato di
scrivere. Un bacio a tutti voi” scriveva su Facebook sabato 23 l’amica Emanuela Irace.

Questi, infine, gli ultimi due post che Fausto ha pubblicato su Facebook:
“nella speranza che il sogno di Vittorio Arrigoni e di tutti noi possa
avverarsi il prima possibile”. (21 aprile, ore 20,25).

E l’ultimo, che oggi suona come un testamento:
“Tutti moriremo. L’obiettivo non è vivere per sempre. L’obiettivo è creare
qualcosa che lo farà (Chuck Palahniuk) … STAY HUMAN …” (21 aprile, ore
21.04)

Grazie Fausto, tu sì col tuo lavoro “hai creato qualcosa che lo farà”.

«Allah Yirhamak, Fausto», come scrivono sulla sua pagina Facebook, in queste
ore tristi, i suoi tanti amici libanesi, salutandolo per l’ultima volta.

Con rispetto, ammirazione e dolore: addio Fausto.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

  • riposa in pace Fausto!

  • Marco Pacifici

    Verissimo:morto.Ma assassinato dai servizi segreti.Si muore sempre ammazzati quando si ha un ideale. Dal nazifascismo al nazistalinismo.Asse di ferro napolitano berlusconi:spezzeremo le reni alla Libia(qualcuno ricorda spezzeremo le reni alla Grecia?) NOI RESTIAMO UMANI. Marco Pacifici.

  • alessandra d'angelo

    grazie Paolo, hai fatto un bel ritratto di una bella persona. credo però che nessuno di noi gli dirà “addio”, ma “ciao” Fausto è morto, ma non ci ha lasciato.

  • Riporto quanto scrive Sara Ottalevi sulla pagina Facebook di Fausto Biefeni Olevano:
    “PER TUTTI GLI AMICI DI FAUSTO un doveroso aggiornamento: la causa della morte di Fausto è stata un infarto del miocardio provocato da una trombosi coronarica.”
    Stamattina (giovedì 28) alle ore 11 si terrà la messa per l’ultimo saluto presso la chiesa “SS Trinità a Villa Chigi”: viale Arrigo Boito 99 (zona v.le Somalia), informa la stessa Sara…

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