Fiume Savio: la cava si fa in quattro

di Davide Fabbri (*)

QUATTRO CAVE SUL FIUME SAVIO A CESENA.

In pochi km di asta fluviale.
Non saranno troppe?

Non sarà che col pretesto dei cambiamenti climatici legati alla realizzazione delle casse di espansione del fiume per evitare allagamenti a valle, consentiamo ai cavatori di fare un business milionario eccessivo attraverso l‘estrazione e la vendita della preziosa ghiaia?


Vorrei aprire un confronto argomentato su questa tema, basato sulla conoscenza dei fatti.
Le quattro cave sul fiume Savio sono le seguenti:
– Ca’ Bianchi, a Molino Cento: partono ora i lavori, prevista una escavazione di 292.500 metri cubi di ghiaia e sabbia.
– Cava Palazzina, fra l’abitato di San Vittore e quello di San Carlo: i lavori sono partiti a fine 2018; la potenzialità di estrazione è pari a 750.000 mc di ghiaia e sabbia su un ampio terrazzo fluviale ricco di materiale alluvionale.
– Cava Il Molino a Borello, già attiva, si possono estrarre 250.000 mc di ghiaia e sabbia.
– Cava Ca Tana, sempre a Borello: non ancora attiva, con una potenzialità estrattiva pari a 500.000 mc di ghiaia e sabbia.


Sono pertanto 4 le cave previste su depositi alluvionali, prospicienti al fiume Savio; la finalità dichiarata dal Comune di Cesena – all’interno del PAE (piano delle attività estrattive) approvato definitivamente dal Consiglio comunale di Cesena nel 2016 – è la realizzazione di ben quattro casse di espansione del fiume, dirette alla riduzione del rischio idraulico.
Il problema è che le quattro cave insistono su aree naturalistiche di pregio e incidono sulle aree di ricarica delle falde acquifere.


Queste quattro cave creano ferite profonde all’ambiente.
Ritengo che il PAE sia estremamente sovradimensionato rispetto alle legittime e necessarie azioni di messa in sicurezza del territorio per far fronte ai rischi di allagamenti. Ritengo che il PAE sia soprattutto sovradimensionato rispetto alle attività di consumo di suolo. Non si puo’ continuare a programmare un consumo disastroso del territorio, perpetuando un modello di sviluppo quantitativo e insostenibile, basato anche sull’esportazione dei materiali estratti fuori provincia e fuori regione per uso commerciale e industriale.
Sarà possibile aprire un confronto – anche serrato – con gli amministratori pubblici di questa città?

Cesena, 15 maggio 2020

Davide Fabbri, ecologista e blogger indipendente

 

Davide Fabbri

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