Frammenti umani nelle strade – 8: è uno …

speciale “melodico” da Venezia e a seguire nientepopodimenoche l’assai noto David Foster Wallace.

«A un passo dal culo mio» db, cioè Daniele Barbieri, raccoglie alcuni flashes. A volte barando (*).

Oggi si inizia con Fabrizio Melodia, meglio conosciuto come l’Astrofilosofo

«Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare, la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi, Venezia la vendo ai turisti»: la canzone di Francesco Guccini passa dolcemente su Spotify, mentre il signor Martin, in compagnia “dea mujer” va a Caorle per godersi un meritato riposo in spiaggia. Il vaporetto – in dialeto “batèo” – è il mezzo con cui i veneziani si spostano per i canali della laguna fra una isoletta e l’altra: persone stipate come sardine in vasetto.

Testimoni assicurano che tutto inizia con la mujer del signor Martin a chiedere «quando sbarcheremo» e il marito, con fare da filosofo, spiegare «quando saremo arrivati».

Il batèo borbottando come un vecchio asmatico si avvicina all’ imbarcadero dell’imponente stazione ferroviaria di Santa Lucia. Eppure nessuno sembra avvisare una seppur minima volontà di discesa. Il marinaio coraggioso si fa strada tipo Simbad alle prese con gli scheletri animati, afferra la gomena e aggancia. Il signor Martin sospira e cerca di mettersi in parte per far scendere i passeggeri che devono prendere il treno. 

Una signora sulla cinquantina – ben vestita e con il muso duretto, bambino bavosetto e cappellino degli Avengers – comincia a spintonare: dolcezza da bulldog e l’educazione di un caterpillar. Il suddetto Martin regge alla furia della Signora Bulldog come fosse alla battaglia di Lepanto, apostrofondola con un semplice: «dalle sue parti non usa chiedere permesso?».

Signora Bulldog replica: «Che c@&#_#&&#&# ti vol tì co chea fassa da terùn? Ste a casa de vialtri» (servisse la traduzione eccola: Cosa c@#€&@€ vuoi con quella faccia da terrone? State a casa vostra).

La mujer del Martin, con sguardo da raggi fotonici, replica in italiqno e poi in dialetto: «guardi che lui è nato qui e ci vive da sempre, è molto più veneziano e a modo di lei».

«Cossa, co chei cavei e chei oci de carbon? Ma semo drio a dar de mato? Dove ndemo a finir co sti migrai di m@#€&#@?».

Il bateo riparte con Martin che intona la nota canzone:

«Ore sei e cincue in diligensa ndando casa

Vardo el sol e rido par no pianser

La gente scaturia dise cueo cossa el ga?». 

NOTARELLA ESPLICATIVA: alcune traduzioni vengono omesse in base a un soggettivo criterio di suspence…

Nell’immagine: uno scorcio di Venezia dal suddetto batèo.

E dopo Venezia dal “bateo”… oggi si conclude con Davy, all’anagrafe David Foster Wallace

«Scusa l’ora Davy, sono db. Ho una rubrica dei “frammenti umani” troppo breve, mi regali qualcosa? Non importa se sia vera; basta quel mix di ironia e intelligenza che ti caratterizza».

«Ma ç@# w@q# hai visto che ora è… » – traduzione istantanea dall’inglese – «… vecchio bastardo italiota, comunque ora ti mando quel che ti meriti».

«Hai detto una cosa blasfema» dice Sue Shaw.

«Blasfema?» geme Clarice. PUNTINI

«Blasferma» dice Mindy.

«Blasfamosa».

«Blastema».

«Bluffema».

«Bluastra».

«Bluastosterone».

«Bucefalo».

«Barney Rubble».

«Baba Yaga».

«Bolscevico».

«Blasfema».

Stanno schiattando piegate in due.

Ovviamente DFW ha rivenduto un dialogo del suo romanzo «La scopa del sistema» del 1987, qui ripreso nella traduzione di Sergio Claudio Perroni.

(*) E a un passo dal culo vostro come va? Conto su storie e immagini. Ci vediamo qui fra 10 giorni circa… o anche prima: dipende dalla “frammentarietà” dei miei e vostri discorsi. Di recente le mie informatrici preferite (Antonella, Mariapaola, Maria Teresa, Riana, Sandra) e gli occasionali informatori (Giovanni, Giuseppe, Michele) s t r a n a me n t e tacciono. Mica posso fare tutto io, no?

 

 

Redazione
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