Francia (e Italia): governi e anti-sistema
di Gianluca Cicinelli (*)
Si chiede, un editoriale sul Corriere della Sera, a proposito delle elezioni in Francia, come governare la protesta anti sistema. Per quelle due nozioni di logica acquisite in gioventù la domanda è contraddittoria in sè e rispecchia soltanto un desiderio senza affrontare la realtà. O sei anti sistema oppure governi, c’è poco da fare: il fallimento dei 5 cosi in Italia sta lì a dimostrarlo in pieno, anzi, ci racconta una storia interessante per l’analisi dell’oggi. La fine della credulità popolare negli anti sistema che diventano sistema. E’ accaduto nelle ultime amministrative in Italia (2% per Conte & Co), lo dimostrano le elezioni francesi, dove due istanze anti sistema opposte, Le Pen e Melenchon, si prefiggono principalmente di non far governare Macron, il che è legittimo – e legittimato dal voto – ma porta a chiedersi cosa sia davvero il sistema attuale e se davvero sia arrivato al capolinea. L’ingovernabilità francese precede di poco quella che sarà la situazione italiana da qui a un anno. Far saltare il banco definitivamente è davvero l’inizio di un mondo migliore? E per chi?
Un altro editoriale, su Repubblica, ci spiega che Macron rappresenta l’imprenditoria vitale, Le Pen i “poveracci” e Melenchon quelli in mezzo. Una semplificazione per sondaggisti più che un’analisi reale. Lo stesso errore di quando in italia la Democrazia Cristiana vinceva le elezioni con il voto dei proletari nonostante la rappresentanza ufficiale degli stessi fosse iconizzata dal Pci. Gli stessi scostamenti di voto nel giro di due settimane in Francia ci dimostrano invece l’estrema fluidità e instabilità di chi vota oggi e già domani potrebbe cambiare idea. Se avesse confermato i voti del primo turno Macron avrebbe la maggioranza assoluta e Le Pen un massimo di trenta seggi, non i circa novanta che ha racimolato alla fine. Sembrerebbe bastare un discorso ascoltato poco prima di andare a votare per cambiare idea, un amico che convince gli altri della sua visione, un’ispirazione dell’ultimo momento in cabina elettorale. Chi è stato licenziato o è precario da sempre perchè dovrebbe votare Le Pen anzichè Melenchon nel giro di 2 settimane? Ancora una volta dobbiamo registrare che il sistema come lo conoscevamo, con classi sociali che votavano in base ai propri bisogni, è saltato.
Il pateracchio che governa l’Italia, unito soltanto intorno a una figura centrale come Draghi, sta per saltare come è scoppiato il sistema, o arrivato all’estremo della consunzione, in Francia. L’offerta dei partiti sta per essere riformulata in nuova legge elettorale che tenterà di contenere ancora per poco le istanze cosiddette anti sistema. E’ un gioco a perdere: che sia il proporzionale o il maggioritario ormai, pateracchio Draghi a parte, non più ripetibile. Da anni si tenta di attribuire maggioranze di governo a coalizioni che difficilmente rappresentano più di un cittadino su tre, se comprendiamo l’altissima percentuale di non votanti.
La riforma che andava fatta, e non soltanto in Italia, molto prima di quella elettorale, doveva riguardare il vero decentramento di governo. L’unico futuro che può trasformare la crisi del sistema attuale in una riscrittura equa del rapporto fra cittadini e istituzioni, che tenga dentro l’impoverimento e l’insoddisfazione generale, è un futuro che preveda governi di territori molto ridotti in cui i cittadini abbiano diretto contatto con chi governa, a cui sovrintenda un governo centrale che ponga un limite a privatizzazioni e costi dei servizi. E’ ormai tardi per fare questo, non c’è nè tempo nè voglia nè chiarezza su come affrontare questo percorso. Tuttavia è l’unica possibilità di dare uno sbocco condiviso alla politica cosiddetta anti sistema senza far saltare del tutto lo schema democratico che, con tutte le abiezioni e ingiustizie del sistema economico neoliberista – sul cui superamento non abbondano al momento ricette percorribili nè a sinistra nè a destra – ancora ci permette di non tornare alle conseguenze politiche della crisi derivata dalla prima guerra mondiale, in cui maturarono ideologie totalitarie.
(*) in origine pubblicato su https://diogeneonline.info/il-governo-e-gli-anti-sistema/
Se c’è un’analogia tra la Francia e l’Italia essa consiste nel tremendo spostamento a centro-destra dell’asse politico. Solo che in Francia ridotti ai minimi termini il Pcf e il Ps la France Insoumise è riuscita a rilanciare un’idea di sinistra alternativa la neoliberismo ; mentre in Italia con la dissoluzione del Pci e del Psi siamo in assenza di una sinistra, giacchè il pd è più simile al macronismo che alla Nupes. Tra l’altro il successo della Le Pen viene spiegato da Toni Negri su Il manifesto di oggi con il fatto che nel 30 % dei ballottaggi gli elettori di Macron hanno scelto il Rassemblement National piuttosto che la Nupes .Più chiaro di così, si muore : meglio i fascio -leghisti e razzisti che gli anti-liberisti.