Gatteo: morire (da senegalese) di lavoro notturno e…

i Cobas chiedono di scioperare.

di Davide Fabbri. Con una nota della “bottega”

Una nuova tragedia mortale sul lavoro notturno squarcia la tranquillità di sabato nel comune di Gatteo, vicino Cesena. Venerdì notte – erano circa le 2:30 – l’operaio senegalese Ndiaye Massamba ha perso la vita nella ditta Orlandi (azienda di imballaggi industriali in legno di Gatteo). «La dinamica dell’incidente mortale è al vaglio degli inquirenti». Si apprende dalle prime informazioni che l’operaio era salito sulle “forche” di un carrello elevatore, a circa 5-6 metri, per sistemare una serranda mobile che si era bloccata. Aveva freddo e voleva chiuderla.

Ndiaye Massamba aveva 51 anni ed era residente con moglie e figli a Rimini. Il sindacato Cobas riferisce che lavorava in quella ditta da circa quattro anni.

Indetta una mattinata di sciopero per lunedì. «E’ ora di dire basta» spiega SI Cobas: «non possiamo e non vogliamo rincorrere altri morti sul lavoro in nome di un profitto che non si cura della salute e della sicurezza dei lavoratori e che considera la vita degli operai meno importante della merce che chiede loro di movimentare. Per tutti questi motivi, per Massamba, nel dolore e nella rabbia il sindacato Si Cobas proclama immediata apertura dello stato di agitazione e sciopero immediato».

UNA NOTA DELLA BOTTEGA

Pubblichiamo l’articolo inviatoci ma francamente non riusciamo a capire le ragioni dell’agitarsi di Davide Fabbri e dei locali Cobas, come – in moltissime occasioni simili – di Vito Totire, di Carlo Soricelli e persino di “pezzi” della Cgil.

E’ morto un operaccio: cose che capitano tutti i giorni, no? Un negraccio, venuto magari a fare uno di quei lavori che alcuni italiani rifiutano perchè sono pagati poco o per paura di morire. Ma se tutti facessero così dove finirebbe il “nostro” PIL ? ‘E poi queste tute blu d’estate hanno caldo e d’inverno hanno freddo, voglono rallentare i ritmi, persino fare la pipì: tutte scuse per rompere i coglioni ai poveri imprenditori, santi uomini che, nel pieno della crisi, fanno lo stesso un po’ di elemosina ogni domenica ai poveri con certificato doc. Forse Fabbri è rimasto colpito per la coincidenza con la «Giornata mondiale dei diritti umani» proclamata dall’Onu e che ieri tutti i tromboni (a partire da Mattarella, pur provato dal Covid; povera stella: quello sì che è un vero eroe) hanno detto essere cosa buona e giusta. L’ingenuo Fabbri avrà pensato: “il primo fra i diritti umani è quello di vivere”… Certo è così ma bisogna leggere anche le parti in piccolo dei documenti e nelle copie (depositate nei luoghi importanti) integrali del testo sulla “Proclamazione dei diritti umani” c’è scritto a chiare lettere: «vale solo per chi è ricco; non importa se sia bianco, nero, giallo o a pallini ma conta che abbia i soldi». Gli altri crepino, meglio se in silenzio: “l’azienza Italia” (di Draghi) – come la “Nazione” (di Meloni) o come “Il sistema Paese” (del Pd) – ha creato tanti altri poveri in modo da rimpiazzare chi muore sul lavoro senza perdere tempo.

 

 

 

Redazione
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5 commenti

  • eggià, ne arrivano a bizzeffe (anzi a barconi) tutti i giorni

  • RICEVIAMO DA VITO TOTIRE

    Ancora un operaio morto sul lavoro : Ndiaye Massamba
    Ci associamo ai sentimenti di lutto dei familiari e dei compagni di lavoro per la morte di Ndiaye Massamba , operaio nato in Senegal deceduto nella notte tra il 9 e il 10 dicembre in un capannone della azienda Orlandi di Gatteo; famiglia a carico e tre figli piccoli; descritto dai media come operaio coscienzioso e generoso ; NON ABBIAMO DUBBI SU QUESTO ; se il primo sentimento è quello del lutto dichiariamo pure piena solidarietà alla mobilitazione indetta dal sindacato si.Cobas , sindacato sempre alla avanguardia nella lotta contro lo sfruttamento, spesso schiavistico, dei lavoratori; dobbiamo , col tempo necessario, trasformare i sentimenti di lutto e i sentimenti , inevitabilmente, anche di rabbia, in azioni per la prevenzione; se garantiamo il massimo impegno sui “risarcimenti” non è perché diamo a questi valore assoluto e sufficientemente riparatorio ; nessun indennizzo sarà sufficiente per “ripagarci” per questa ennesima gravissima perdita; tuttavia il lutto deve pesare sulla prevenzione e sul futuro; dobbiamo avviare una inchiesta operaia sulla morte di Ndiaye Massamba , a latere di quella istituzionale, nella quale pure dobbiamo avanzare istanza di costituzione di parte civile (in collaborazione don Si.Cobas e col referente a Cesena della RETE NAZIONALE LAVORO SICURO, Davide Fabbri) al fine di definire “eventuali” omissioni di misure di sicurezza e responsabilità in sede civile e penale; una inchiesta operaia che vada oltre gli elementi pur significativi ma non esaustivi riportati dagli organi di informazione; molte le questioni da approfondire sia nella inchiesta penale istituzionale che nella nostra inchiesta operaia:
    In che misura era davvero inevitabile la prestazione lavorativa notturna ? il lavoro notturno è classificato dalla IARC a rischio cancerogeno (2 A) per vari organi e apparati bersaglio e quindi da evitare il più possibile ;il lavoro notturno inoltre compromette le capacità umane di vigilanza e nelle attuali costrittività normative e contrattuali non è seguito da periodi sufficienti di compensazione e di riposo; i padroni impongono spesso turni e ritmi massacranti che non rispettano gli elementari ritmi fisiologici e circadiani degli esseri umani; su questa “contraddizione” prendiamo atto di una importante attività di contestazione se di sciopero da parte dei lavoratori (vedi i macchinisti ferroviari di CMC Cago); è evidente che non proponiamo un approccio “ideologico”: nel pronto soccorso ospedaliero non metteremmo mai in discussione il turno di notte; si tratta di ragionare caso per caso sulla “fattibilità tecnica e tecnologica” (Guariniello) dell’adeguamento della prestazione lavorativa ai “ritmi fisiologici degli esseri umani”
    Raccogliendo spunti dalla cronaca giornalistica dell’evento mortale di Gatteo : la salubrità del luogo di lavoro è un onere di competenza del padrone ; per quale motivo un operaio (peraltro di notte quando si solito le maestranze sono a ranghi ridotti e quindi aumentano i rischi del cosiddetto “lavoro isolato” ) deve “arrangiarsi” per chiudere una finestra bloccata ed essere indotto a manovre pericolose per non ammalarsi a causa della basse temperature (siamo a dicembre !) ? Come veniva gestita la manutenzione di quel capannone ? Traspare la ipotesi di una certa incuria (ma saranno le inchieste a focalizzare) , una incuria che sarebbe ancora più grave se pensiamo alla rilevanza , oggi, della questione energetica che peraltro i padroni stanno utilizzando per imporre turni lavorativi ancora più disagevoli e antifisiologici (iniziare a lavorare alle 5 dove si cominciava alle 8 o incrementare il lavoro notturno per risparmiare sulla “bolletta”): in questo contesto si lascia una finestra boccata ed aperta e l’operaio deve “cavarsela” da solo ?
    Infine : quale è la frequenza di attività ispettive in orario notturno da parte degli organi di vigilanza pubblici? Problema “non secondario” anche se abbiamo ben chiaro che nella prevenzione la questione più importante e decisiva sono la forza e la capacità di autodifesa dei lavoratori che , tuttavia, deve entrare in sinergia con la vigilanza pubblica, tanto più quanto più i lavoratori sono “deboli”.
    Un abbraccio ai familiari di Ndaye Massamba con la commozione che ci deriva dalla rabbia anche per le frequenti discriminazioni e offese che i lavoratori immigrati ricevono nel nostro paese e che non riusciamo a contrastare efficacemente.
    Un sostegno incondizionato alle attività di vigilanza e di protesta di Si.Cobas.
    Cerchiamo di trasformare il lutto in speranze per un futuro migliore per i lavoratori e per tutti.
    Vito Totire, medico del lavoro, portavoce RETE NAZIONALE LAVORO SICURO
    Bologna, 11.12.2022 vitototire@gmail.com

  • Pingback: Con Massamba nel cuore – SI Cobas / La Bottega del Barbieri

  • Morti sul lavoro: un crimine contro l’umanità
    Introdurre il reato di omicidio

    Abbiamo appreso con profondo dolore dell’ennesima morte sul lavoro presso una azienda di Sant’Angelo di Gatteo.
    Di fronte a questa tragedia infinita in quanto lavoratori e lavoratrici impegnati/e tutti i giorni sui luoghi di lavoro per difendere salute e sicurezza siamo consapevoli che il tempo delle lacrime e dei discorsi retorici di circostanza è finito: sopratutto quando queste lacrime e questi discorsi provengono da chi direttamente o indirettamente questa situazione l’ha prodotta.
    In questi ultimi 30 anni abbiamo assistito al sistematico e progressivo furto e demolizione di diritti,salario,sicurezza, salute. I responsabili? Tutti i governi che si sono avvicendati e certa “cultura” di un sindacalismo concertativo, ancora purtroppo egemone, che ha lasciato al padronato ampi spazi di manovra a tutti i livelli determinando ormai ovunque un clima di paura e ricatti con effetti devastanti anche su infortuni e malattie professionali.
    La “teoria” dei Corsi obbligatori di formazione in questo contesto serve a ben poco tanto più se i contratti nazionali di lavoro firmati lasciano ampio margine al padronato di agire in materia di ritmi, carichi di lavoro, straordinari , precarietà… E sopratutto se gli organi ispettivi continuano a funzionare con una carenza di organico abissale, voluta e pianificata, che in questi giorni trova una sponda politica dichiarata nel Governo Meloni riassunta nella tesi del “non disturbare chi fa impresa”. Piove sul bagnato insomma.
    Per tentare di porre un argine a questa mattanza USB lo scorso Aprile/2022 , attraverso alcuni parlamentari ha presentato una proposta di legge per l’introduzione nel Codice Penale di una nuova fattispecie di reato: omicidio e lesioni sul lavoro.
    Questa introduzione potrebbe fungere da valido deterrente per tutte quelle imprese che ritengono “vantaggioso” eludere, rimuovere o aggirare misure o dispositivi che tutelano la sicurezza. Includendo anche i tempi di produzione.
    Vogliamo sottolineare comunque che devono essere gli stessi lavoratori in primis a ribellarsi a condizioni e ritmi di lavoro sempre più inumani, rispedendo ai mittenti ricatti e minacce di ogni tipo rifiutando quel modo di lavorare, così diffuso in Romagna, che fa perno sulla logica del “via e presto” perchè lavorare in sicurezza si perde solo tempo…

    Leonardo Casetti
    Unione Sindacale di Base – lavoro privato – Cesena 16/12/2022

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