Gaza: un genocidio anche culturale

di Maria Morigi

riprendiamo anche noi GAZA: PONTE TRA AFRICA E ASIA E GENOCIDIO CULTURALE, l’interessante e documentato intervento dell’archeologa Maria Morigi (*) sulla distruzione dei beni culturali ed identitari a Gaza

Prima parte: Storia e archeologia

Fin dai primi bombardamenti israeliani, dopo il 7 ottobre 2023, il genocidio di civili procede insieme con l’obliterazione sistematica del retaggio artistico e archeologico di Gaza. L’obiettivo è chiaro: di Gaza non dovrà più esistere la memoria storico-archeologica, i segni delle civiltà antiche vanno cancellati, anche se “fastidiosamente” studiati da inutili storici o archeologi che non si adeguano al cambio di passo del progetto di moderno turismo secondo la formula “Resort al posto di cimiteri”.

Moschea Omari

Con la sua posizione strategica sul Mediterraneo tra Egitto e Levante, Gaza fu crocevia di rotte mercantili sin da tempi antichi: la Via Maris tra Eliopoli in Egitto e Damasco in Siria. Il suo nome ricorre nei testi di Tell el-Amarna in Egitto (XIV secolo a.C.), quando per il faraone Amenofi IV era Gazata, una provincia della Terra di Canaan, anche detta Iyy Gazat, “la Gaza”, ricco centro commerciale sulla via asiatica. Tra 1500 e 1200 a.C., come testimoniato nei testi di Tell el-Amarna i palestinesi si fusero con i popoli loro antenati della Terra di Canaan – termine geografico che indicava il territorio attuale di Libano, Israele, Palestina, parti di Siria e Giordania. Gaza ha subìto anche la dominazione assira di Tiglatpileser III che fortificò la città nel 734 a.C. Chiamandola Hazatu, letteralmente “la forza”. Nel 603 a.C. i Babilonesi di Nabucodonosor e poco dopo i Persiani di Cambise II della dinastia achemenide arrivarono a conquistarla durante la campagna militare in Egitto, che culminò con la conquista di Menfi nel 525 a.C.. Lo storico greco Erodoto paragonò Gaza a Sardi, capitale della Lidia, per bellezza e ricchezza. Alessandro Magno nel 332 a.C. assediò Gaza per due mesi aprendo la città all’ellenismo greco-romano; seguì in età bizantina l’apertura al Cristianesimo.

2 Sarcofagi antropomorfi , Deir el Balah, 14th-13th century

Conquistata dalle armate musulmane nel 634, Gaza divenne un centro rinomato per agricoltura e commercio durante le dinastie Omayyade, Abbaside e Ottomana e un centro di conio di primaria importanza. Dopo la I Guerra mondiale Gaza passò sotto mandato inglese; al termine del mandato britannico, con la Nakba, “la catastrofe” e l’esodo forzato di circa 700.000 arabi palestinesi dal neonato Stato di Israele durante la guerra civile del 1947-48 e durante la guerra arabo-israeliana del 1948, Gaza vide l’arrivo di migliaia di profughi.

Tell el-Ajjul, Tesoro di gioielli d’oro 1750–1550 a.C. al British Museum

A proposito di Patrimonio archeologico, un rapporto del 2024 di Heritage for Peace e International Council of Museums-Arab (ICOM-Arab) stima la probabile distruzione di oltre 40 siti archeologici di grande importanza, tre dei quali – Tell Umm Amer (col Monastero di Sant’Ilarione), le zone umide costiere di Wadi Gaza e il porto di Antedone – risultano iscritti dall’Unesco nella Tentative List dei siti Patrimonio dell’Umanità.

Tell el-Ajjul, Tesoro di gioielli d’oro 1750–1550 a.C. al British Museum

Tra gli importanti siti archeologici devastati sul litorale costiero c’è il cimitero di Deir al-Balah, i cui resti risalgono al 1500-1200 a.C. (Tardo Bronzo) e testimoniano riti funerari con sarcofagi antropomorfi e ricchi corredi di gioielli e sculture in stile egizio dei cosiddetti “Re Palestinesi”.

Nell’antico Porto di Antedone, attracco principale di Gaza dall’800 a.C. sino all’età ellenistico-romana e bizantina, templi romani, abitazioni e bagni ornati da splendidi mosaici bizantini sono totalmente distrutti.

E’ distrutto anche Tell el-Ajjul, centro commerciale del II millennio a.C. tra Mediterraneo e wadi Gaza, esplorato negli anni trenta dall’egittologo inglese W. M. Flinders Petrie, cui si deve la prima scansione cronologica della preistoria egizia e la scoperta di un insediamento con monete e gioielli dell’età degli Hyksos, bottiglie e scarabei egizi e resti di età romana e bizantina che oggi sono in gran parte al British Museum.

Duramente colpito il sito di Tell Rafah, al confine con l’Egitto, esteso per almeno 15 ettari in posizione strategica di snodo tra Africa e Asia; l’area archeologica era considerata potenzialmente ricchissima di materiali portati alla luce parzialmente nella campagna di scavo del 2010 che ha messo in evidenza i resti di un palazzo romano con colonnati marmorei, tesori di monete d’argento e ceramiche di varie epoche e provenienza.

Tra i musei archeologici il Museo Rafah, principale museo per la cultura palestinese contenente manufatti dall’età del Tardo Bronzo all’epoca romana e bizantina, è stato raso al suolo per primo, distrutto in un attacco aereo l’11 ottobre 2023. L’allestimento del Museo di Rafah era costato 30 anni di lavoro scientifico e aveva completato il progetto di curatela di una collezione di monete antiche, piatti di rame e gioielli. Altrettanto distrutto il vicino Museo di Al Qarara, aperto dal 2016, che ospitava 3000 manufatti della civiltà cananea del II millennio a.C..

 

Seconda parte: moschee, chiese, edifici storici, musei, centri culturali

Al 10 giugno 2024, l’UNESCO ha verificato danni a 50 siti culturali: 11 siti religiosi, 28 edifici di interesse storico e/o artistico, 2 depositi di beni culturali mobili, 4 monumenti, 2 museo e i 4 siti archeologici nominati sopra1. A distanza di più di un anno il bilancio non può che essere peggiorato ed elenchiamo qui solo le perdite più significative.

Moschee e abitazioni storiche sono quelle più colpite. Bombardata la Moschea di Sayed al-Hashim, una delle più antiche di Gaza nel quartiere storico di Daraj, che risale agli albori dell’Islam quando secondo la tradizione vi fu sepolto Sayed Hashim bin Abd Manaf, nonno del Profeta.

Praticamente distrutta la Grande Moschea Al Omari (4000 mq) simbolo di Gaza, che prende nome da Omar ibn al-Khattab, secondo Califfo dell’Islam, edificata tra 634 e 644 su una chiesa bizantina del 406 a sua volta costruita sul tempio pagano del dio cananeo della fertilità. Il Saladino (morto nel 1193) l’aveva ripristinata al culto islamico dopo che i crociati ne avevano fatto la chiesa di San Giovanni Battista. Prima della distruzione si potevano ammirare il minareto, lo splendido cortile con colonne di marmo bizantine e la sala da preghiera “a transetto” ad imitazione delle basiliche cristiane con ornamenti di età medievale, mammelucca e ottomana.

E’ stata colpita anche la biblioteca della Moschea del Sultano Zahir Baybars del 1277, che conteneva una collezione di preziosi manoscritti islamici: antiche copie del Corano, testi di filosofia, religione e medicina, le opere del poeta sufi Ibn-Zokaa e i libri di celebri giuristi, solo in parte digitalizzati.

Fortemente danneggiato il Monastero di sant’Ilarione, un monaco anacoreta che si era rifugiato sulla collina di Tell Umm Amer. Appena recuperato con l’inizio degli scavi palestinesi degli anni ’90, il Monastero di Sant’Ilarione, fondato nel 340 d.C., accoglieva i viaggiatori sulla via marittima dall’Egitto a Damasco ed è ancora uno dei più grandi e importanti del Vicino Oriente, centro di scambi religiosi, culturali ed economici durante il periodo bizantino. Comprende cinque chiese, un cimitero, una sala battesimale e bagni, tutti decorati da mosaici e rilievi in pietra. Il Monastero di Sant’Ilarione / Tell Umm Amer è stato iscritto alla Lista del Patrimonio Mondiale in pericolo, durante la 46a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale, svoltasi a New Delhi a luglio 2024. Un riconoscimento che si inserisce nel quadro di iniziative per smorzare gli effetti del conflitto sul patrimonio culturale. Nel dicembre del 2023 il sito di Sant’Ilarione era stato infatti provvisoriamente iscritto nella Lista Internazionale dei Beni Culturali sotto Protezione Speciale ai sensi della Convenzione de L’Aja del 1954.2

Gaza, Mercato storico di Cesarea (il Suq dell’oro)

L’attacco aereo israeliano del 19 ottobre 2023 ha colpito – in modo non disastroso per gli edifici ma causando 18 morti – un altro luogo di culto simbolo e rifugio della comunità cristiana di Gaza: la Chiesa greco-ortodossa di san Porfirio, costruita nel 425 sui resti di un tempio pagano e dedicata al santo di età bizantina che lì venne sepolto. Trasformata in moschea dopo l’avvento dell’Islam, venne poi riconvertita in chiesa dai crociati e splendidamente rinnovata in periodo ottomano con l’attuale pianta a grande navata, volte ad arco incrociato e transetto.

Il 17 lug 2025 è stata colpita da un raid la Chiesa di Jabaliya della Sacra Famiglia, chiesa bizantina e unica cattolica all’interno della Striscia, riaperta nel 2022 dopo restauri. E non era la prima volta, perché già il 16 dicembre 2023 i cecchini israeliani erano entrati nel complesso uccidendo due donne cristiane, e Il 7 luglio 2024 un raid aveva colpito la scuola cattolica, uccidendo quattro persone. L’esercito israeliano aveva poi distrutto generatori elettrici, serbatoi d’acqua, pannelli solari e alcuni locali.

Tra i musei, Mat-haf al-Funduq, un piccolo museo inaugurato 12 anni fa è stato distrutto il 3 novembre 2023; danneggiato gravemente l’11 dicembre 2023 il noto Qasr Al-Basha, conosciuto come il Palazzo del Pasha, edificio storico costruito dal Sultano Zahir Baybars nel 13° secolo, sede dei governatori ottomani, per un breve periodo occupato da Napoleone durante la campagna d’Egitto e trasformato in museo nel 2010.

Gaza. Ahmadia Zawiya, scuola islamica 1220-1276

Sono state colpite case storiche, Hammam (bagni turchi caldi) e Zawiya (centri adibiti all’insegnamento coranico). L’8 dicembre 2023 nel quartiere storico di Al-Zaytoun, nel sud di Gaza City, è stato distrutto l’Hammam Al-Samra di epoca pre-islamica risalente

al gruppo etnico-religioso palestinese dei samaritani israeliti e ripristinato nel 14° secolo. Con le aule a volta decorate da mosaici marmorei e aperte a iwan3 su una grande corte interna, le sale di riposo, la fontana per l’acqua fredda, calidarium e tepidarium riscaldati per mezzo di forni a legna, era non solo un luogo di cura della salute, ma anche di grande importanza sociale per gli abitanti e la comunità di Gaza, gestito e sotto sicurezza proprio grazie ad Hamas, in pratica era l’unica struttura accessibile al pubblico e funzionale in tutto il territorio palestinese.

Gaza, Qasr Al-Basha

Le strade di Gaza hanno perso sotto i bombardamenti tutti i caratteristici Asbata, passaggi voltati ad archi intersecanti con camere a volta sovrastanti, tipici dell’architettura tardo ottomana. Così come sono stati colpiti il Mercato storico di Cesarea (conosciuto come il suq dell’oro), abitazioni storiche e scuole islamiche come la celebre Ahmadia Zawiya attribuita allo shaykh al-Badawi (m. 1276) in cui meravigliose aule a iwan si aprivano sulla corte principale, mentre la stanza di preghiera poligonale aveva un pregiato mihrab.

Distrutti anche il Rashad El Shawa Cultural Center, che ospitò negli anni Novanta i primi colloqui di pace tra Yasser Arafat e Bill Clinton, e il Samir Mansour’s community bookshop, celebre libreria appena restaurata dopo l’attacco israeliano del 2021.

da qui    opinione-pubblica.com 

e da qui  comedonchisciotte.org

 

*Maria Morigi. Nata a Ravenna, laureata in archeologia e Storia dell’arte greca e romana presso l’Università di Trieste, è stata docente in Istituti e Licei artistici a Udine e a Trieste. Si è dedicata allo studio di storia delle religioni orientali, ricerca archeologica, tutela di beni culturali e patrimonio, specie per l’Afghanistan e per le regioni autonome cinesi del Tibet e dello Xinjiang, con attenzione ai caratteri storici, politici, culturali ed etnico-sociali di quelle aree. Ha svolto catalogazione presso il Museo Archeologico di Aquileja e seguito missioni di scavo in vari paesi (Turchia, Pakistan, Iran, Cina e regione dello Xinjiang).

https://www.facebook.com/maria.morigi

 

Bibliografia di Maria Morigi

Islam, tra colonizzazione e imperialismi Anteo, 2025

Pakistan-Italia. Economia, turismo e migrazione (con Lucia Gentili e Stefano Vernole. Ante 2025

Islam in Cina L.A.D. edizioni 2023

Islam, talebani, stato islamico. Realtà fra Afghanistan e Pakistan Anteo 2022

Afghanistan. Storia, geopolitica, patrimonio Anteo 2021

Xinjianga “nuova frontiera”. Tra antiche e nuove vie della seta Anteo 2019

Il patrimonio dell’umanità. Geopolitica, civilizzazioni, ricerca archeologica in Asia centrale e Afghanistan Anteo 2016

 

NOTE

1 https://www.unesco.it/it/news/valutazione-preliminare-dei-danni-ai-siti-culturali-nella-striscia-di-gaza-lunesco-preme-sulle-parti-coinvolte-affinche-aderiscano-alle-leggi-internazionali-in-tema-di-protezione-dei-beni-cu/

2 https://www.unesco.it/it/news/palestina-la-nuova-iscrizione-del-monastero-di-santilarione-tell-umm-amer-nella-lista-del-patrimonio-mondiale-unesco-per-fronteggiare-limpatto-del-conflitto-armato/.

3 Iwan è una sala o un atrio con mura su tre lati e con volta a sesto acuto.

 

Redazione
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