I primi “coltelli” della storia umana?

Retrodatati di 700.000 anni i più antichi manufatti litici finora noti

di Giorgio Chelidonio

Lomekwi3-Kenya

Nel sito «Lomekwi 3» (riva occidentale del Lago Turkana/Kenya) una ventina di manufatti litici sono stati estratti da un livello stratigrafico indisturbato datato (su basi paleomagnetiche e su due strati di ceneri vulcaniche) a 3,3 MA cioè milioni di anni. Altri 130 manufatti sono stati raccolti in superficie nella stessa area e per uno di questi (una scheggia) è stato possibile reperire il nucleo da cui era stata staccata intenzionalmente. L’industria litica di «Lomekwi 3» comprende manufatti di grandi dimensioni (pesanti fino a 15 chili) selezionati per durezza scartando le masse litiche più piccole ma di uguale durezza: la tecno-tipologia dei manufatti comprende “incudini”, nuclei e schegge.
In attesa che maggiori dettagli siano divulgati, pare interessante evidenziare quel che la dottoressa Sonia Harmand (Stony Brook University/N.Y.), coordinatrice del team che segue lo scavo di “Lomekwi 3”, ha sintetizzato. Cioè che

vi siano tracce di attività litotecnica in situ, ma che fra i resti faunistici coevi non si siano finora trovate tracce di macellazione;
● i manufatti rinvenuti sono più grandi di quelli tipici del cosiddetto “Olduvaiano” (dal sito di Oldoway nella Great Rift Valley), fase tecno-evolutiva detta anche «Modo 1». Inoltre la loro morfologia (basata, pare, su una capacità di produrre, in sequenza, stacchi adiacenti, dunque in qualche misura “progettati”) suggerisce che siano “più primitivi” dei più antichi manufatti litici finora noti ma più elaborati di quelli sperimentalmente prodotti da scimpanzé attuali;
● il contesto paleo-ambientale della loro produzione era forestale e non di savana aperta.
Sulla base di questi dati l’autrice evidenzia che :
● la datazione dei manufatti di «Lomekwi 3» precede di quasi 700.000 anni di quelli di Gona (datati a 2,6 MA), finora ritenuti i più antichi del mondo;
● tali reperti non possano essere attribuiti che a un gruppo di Australopithecus afarensis o di Kenyanthropus, due generi di ominini le cui strategie erano finora ritenute prive di manufatti litici intenzionalmente prodotti e/o usati. In particolare, resti fossili di Kenyanthropus (un tipo di ominino la cui presenza è stata finora accertata fra 3,5 e 3,2 MA e i cui resti furono scoperti, nel 1999, proprio nell’area di Lomekwi) sono stati morfologicamente associati sia ad Australopithecus afarensis (per cui lo si potrebbe classificare come A.platyops) sia ad Homo rudolfensis (l’ominino del noto cranio KNM ER 1470). In quest’ultima interpretazione Kenyanthropus si potrebbe già collocare alle radici del genere Homo, inquadramento oggi avvalorato dai manufatti rinvenuti a “Lomekwi 3”. Sul piano delle potenzialità cognitive occorre però rilevare che l’unico cranio di Kenyanthropus finora ritrovato (peraltro in condizioni frammentarie che ne rendono molto difficile la ricostruzione) sembra aver avuto una capacità cranica di circa 430 c.c., non diversa da quella di A.afarensis.
Significativo infine che Nicholas Toth, antropologo dello Stone Age Institute a Bloomington (Indiana/Usa) abbia dichiarato di essere convinto che le australopitecine (quelle di “Lucy”, per capirsi) avessero già l’abilità cognitiva sufficiente per produrre intenzionalmente semplici schegge taglienti. Il dottor Toth studia le tracce di cognitività rilevabili dai più antichi strumenti litici fin dagli anni ’80 del secolo scorso, e ha partecipato al progetto in cui il bonobo Kanzi ha imparato a produrre intenzionalmente clasti taglienti, non per percussione diretta (come gli era stato mostrato) ma gettandoli contro una roccia dura. Quest’ultimo dettaglio sembra compatibile con la presenza a «Lomekwi 3» di “incudini” litici.

Concludendo, la nuova scoperta di «Lomekwi 3» non solo sposta indietro di 700.000 i manufatti più antichi ma ne suggerisce per autori nostri antenati finora ritenuti pre-tecnologici, anche se più o meno adattati al bipedismo. Sul chi fossero sarà necessario attendere nuove scoperte, tenendo però presente che nello scenario paleo-ambientale (fra 3,5 e 2 MA) dell’Afar etiopico e del Lago Turkana keniota vivevano diverse specie di ominini ben adattate alle nicchie ecologiche di quel contesto; una condizione che, secondo Daniel Lieberman (paleo-antropologo della George Washington University) innescò la cosiddetta “radiazione adattativa” (o “radiazione evolutiva”) un fenomeno di “rapida (in tempi geologici) diversificazione di nuove specie a partire da un progenitore comune, ognuna delle quali è adattata ad occupare una specifica nicchia ecologica” (NOTA 2).
Queste novità peraltro non stupiscono del tutto: nel 2010 erano state presentate tracce di macellazione (datate a 3,4 MA) su ossa di grandi mammiferi rinvenute nel sito etiopico di Dikika. Su tali tracce, non associate a manufatti litici intenzionali, si dibatte tuttora se siano riconducibili a uso “antropico” di oggetti naturalmente taglienti oppure a segni lasciati dai denti di predatori: allora sembrava prevalere la seconda ipotesi in quanto la datazione era ritenuta “troppo antica” per essere attribuita ad ominini, ma con la scoperta e la datazione di «Lomekwi 3» ritorna più plausibile. Su questo punto una micro-soddisfazione personale: come studioso del tutto marginale alle ricerche sui più antichi manufatti ho pubblicato, nel 2011 (NOTA 1) un articolo in cui, su basi sperimentali, suggerivo un ipotetico «Modo 0» basato sul produrre schegge taglienti scagliando un ciottolo contro un incudine litico. Intuizione dunque interessante. Peccato però che le impronte ottenute nei miei esperimenti non fossero mai adiacenti: l’eventuale sequenza proto-progettuale era solo nel lanciarli intenzionalmente, proprio come sembra aver autonomamente “scoperto” Kanzi.

NOTE

(1) https://www.academia.edu/1810518/Chelidonio_CSAA_-_Dikika_and_Modo_0-_2011 )

(2) http://it.wikipedia.org/wiki/Radiazione_adattativa

Links consultati:

http://www.treccani.it/enciclopedia/preistoria/ per breve citazione “Modi” litici

http://humanorigins.si.edu/evidence/human-fossils/species/australopithecus-afarensis

http://en.wikipedia.org/wiki/Kanzi

http://it.wikipedia.org/wiki/Kenyanthropus_platyops

http://australianmuseum.net.au/kenyanthropus-platyops

http://www.archaeology.org/news/3208-150415-lomekwi-oldest-tools.

http://en.wikipedia.org/wiki/Selam_%28Australopithecus%29

http://it.wikipedia.org/wiki/Kanzi

Giorgio Chelidonio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *