Acqua: i data center delle piattaforme prosciugano…

… i rubinetti.

Con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale i data center consumano sempre più acqua, lasciando a secco intere comunità.

di Luca Pisapia (*)

Una famiglia che abita nella contea di Newton, a un’ora e mezza in macchina da Atlanta, da diversi anni ha problemi con l’acqua. Racconta infatti il New York Times che dal 2018 la lavastoviglie, la macchina del ghiaccio, la lavatrice e il gabinetto hanno smesso uno per uno di funzionare. Poi, nel giro di un anno, la pressione dell’acqua si è ridotta a un rivolo. Finché dai rubinetti del bagno e della cucina non usciva più acqua. Nulla. Ma il problema, ovviamente, non riguarda solo questa famiglia.

In tutta la contea di Newton, popolazione di circa 120mila persone, i pozzi locali sono stati danneggiati. Il costo dell’acqua comunale è salito alle stelle. Nei prossimi due anni le tariffe idriche sono destinate ad aumentare del 33%. Più del tipico aumento annuale del 2%. E la situazione è diventata così grave che la contea di Newton è sulla buona strada per entrare in deficit idrico entro il 2030. Se l’ente idrico locale non riuscisse a potenziare le proprie strutture, i residenti potrebbero essere costretti a razionare l’acqua.

Tutto questo perché? Perché dal 2018, appunto, è cominciata la costruzione del nuovo data center di Meta. I data center sono immensi centri di elaborazione dati che in breve tempo sono diventati la spina dorsale della nostra economia. Sono l’infrastruttura critica che alimenta l’archiviazione cloud, i servizi di emergenza, i sistemi bancari, le comunicazioni e la logistica. Ma sono i data center sono strutture gigantesche che consumano quantità immense di energia, suolo e acqua. Con il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale, questi consumi sono destinati a crescere a ritmo esponenziale.

Meta e Amazon: i data center prosciugano le risorse idriche locali

Sempre il New York Times, la settimana prima, metteva in fila una serie di data center di ultima generazione in costruzione da parte delle piattaforme. Destinati a superare di gran lunga per dimensioni e capacità la maggior parte di quelli attuali, costruiti prima del boom dell’intelligenza artificiale nel 2022. E che richiedono enormi reti di chip informatici specializzati. Il risultato sono queste colossali infrastrutture che mettono alla prova i limiti della rete idrica e della rete elettrica. Come quello di Meta in costruzione in Louisiana, o quello di OpenAi in Texas. E soprattutto quello che Amazon sta costruendo per lavorare con Anthropic, una startup di intelligenza artificiale, su un area di oltre 4km quadrati di campi di mais nell’Indiana.

Amazon costruisce data center da oltre 18 anni per gestire la vendita al dettaglio online. E soprattutto per affittare servizi di elaborazione dati a altre aziende, il vero core business dell’azienda di Bezos. Ma negli ultimi anni ha dovuto accelerare l’espansione dei suoi data center per lavorare sull’intelligenza artificiale. Il costo esatto dello sviluppo del nuovo complesso in Indiana non è chiaro. Amazon aveva promesso 11 miliardi di dollari per la costruzione di 16 edifici, ricorda il New York Times. Ma ora prevede di costruirne il doppio. Più chiari sono i consumi, enormi. La compagnia elettrica Aep ha comunicato alle autorità che dovrà triplicare la potenza di picco di elettricità per l’Indiana. Passando da circa 2,8 gigawatt nel 2024 a oltre 7 gigawatt entro il 2030. Da solo, il nuovo data center di Amazon rappresenterà circa la metà della crescita del carico aggiuntivo.

E poi l’acqua, ovviamente. Solo per interrare i cavi in fibra ottica che collegano gli edifici e installare altre infrastrutture sotterranee, Amazon ha dovuto pomparla dal terreno. Una richiesta di permesso ha mostrato che l’azienda ha richiesto l’autorizzazione a pompare 8 milioni di litri di acqua all’ora, per 730 giorni. I funzionari statali stanno ora indagando per verificare se il processo, noto come prosciugamento, sia la causa delle segnalazioni di pozzi asciutti da parte di alcuni residenti. Alcuni abitanti del luogo hanno protestato per l’avanzamento del progetto, lamentando che ha causato problemi idrici, aumentato il traffico e il rumore e alterato significativamente l’aspetto e l’atmosfera di questa comunità agricola. E che potrebbe rovinare la piccola zona umida naturale al centro del complesso

Consumo d’acqua dei data center: una criticità sottovalutata

Nell’era dell’intelligenza artificiale infatti l’acqua è diventata fondamentale per i data center. Tanto quanto l’elettricità. Le strutture pompano enormi quantità di acqua fredda nelle tubature che attraversano gli edifici per raffreddare i computer al loro interno, consentendo loro di eseguire calcoli e mantenere attivi servizi come i social network. Torniamo quindi nella contea di Newton, lì dove non solo una famiglia ma un’intera comunità dovrà fare fronte nei prossimi anni a unemergenza idrica. Un data center come quello di Meta, completato lo scorso anno, consuma in genere circa 200mila litri d’acqua al giorno.

Mentre nuovi data center costruiti per addestrare intelligenze artificiali più potenti sono destinati a essere ancora più assetati, richiedendo milioni di litri d’acqua al giorno, secondo le richieste di autorizzazione idrica esaminate dal New York Times. «Le aziende spesso pretendono quanta più acqua possibile usando le entrate fiscali che pagano come leva finanziaria», ha detto al Nyt Newsha Ajami, idrologa e direttrice delle politiche idriche urbane a Stanford. «Alcuni progetti sono così grandi che richiedono prima l’asciugatura del terreno. Ovvero il pompaggio delle falde acquifere dall’area circostante in preparazione alla costruzione».

Questo è un problema. Se un comune ha bisogno di aggiungere capacità energetica alla rete, può costruire nuovi parchi solari o turbine eoliche, nel migliore dei mondi possibili. O riaprire centrali a carbone o nucleari, nella peggiore delle ipotesi. Ma l’acqua utilizzata dalla contea di Newton proviene da un bacino che può essere rifornito solo con la pioggia. Poiché l’elettricità è più costosa dell’acqua, finora le piattaforme hanno sempre dato priorità alla costruzione dei data center in luoghi con energia a basso costo. E non si sono quasi mai occupati del fabbisogno idrico. «L’acqua finora è stata considerata un aspetto secondario», continua Ajami. «Ora però il problema è emerso in tutta la sua criticità».

(*) Link all’articolo originale: https://valori.it/data-center-intelligenza-artificiale-consumo-acqua/

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