I due Nearco e la folle mecla dove…

incontrerete «Il pianeta mangiato», il calendario De Agostini, gli alieni e gli Apache con una speranza per salvarci in corner

di Claud’io

Due personaggi (6 zampe in tutto: trattandosi di un cavallo e di un geografo) ci conducono in un viaggio che è al limite del logico.

Entrambi si chiamano Nearco. Uno è stato il più grande cavallo di galoppo di ogni tempo, l’altro apparteneva alla guardia del corpo (a cavallo) di Alessandro detto il Magno, un corpo di elite, gli Eteri. Fu geografo per caso.

Nearco, il cavallo, ha lasciato una discendenza vincente unica.

Nearco, il geografo per caso, ha lasciato descrizioni uniche dei luoghi visitati di cui non abbiamo che frammenti o brani riportati da altri scrittori.

Mi piace immaginarli assieme: il cavallo che trasporta il geografo, in un viaggio dove le soluzioni di un problema possono essere varie, contradditorie, estreme, ma tutte logiche o anche unite in una folle mezcla.

Mauro Balboni nel suo Il Pianeta Mangiato – La guerra dell’agricoltura contro la Terra (*) ci raccontò “Si chiamava agricoltura. Oggi è una industria dai molti danni collaterali: ha inventato una pandemia, la globesità; si beve il 70% dell’acqua dolce del pianeta; ha sconvolto cicli geochimici planetari; è tra le cause del riscaldamento globale. Dobbiamo cambiarla. Ma non sappiamo come, combattuti tra l’ottimismo dominante della crescita continua (ribattezzata all’occorrenza “sostenibile”) e l’idealizzazione del cibo pre-industriale (che sfamava 1 miliardo di persone, ma forse non i 10 miliardi del 2050). Mentre incombe la sfida finale, all’incrocio più pericoloso della civilizzazione umana: produrre cibo su un pianeta caldo e ostile, con sempre meno terra fertile ed acqua per irrigare. Dove il grano per la pasta potrebbe arrivare dall’Artico, i pomodori dai tetti del vostro quartiere e le proteine sintetiche dai batteri di un laboratorio.”

Non è un romanzo di fantascienza: il libro di Balboni è uscito nel 2017 e non dava soluzioni ma l’autore presentava il problema da grande esperto della materia quale è.

Presto uscirà il seguito con una serie di soluzioni in teoria percorribili (non è detto che lo saranno in pratica) ma il baratro è sempre più vicino.

La soluzione al problema – questo è un mio parere – con le conoscenze tecnologiche attuali è solo una. Non si deve arrivare a 10 miliardi di perone nel 2050, a quella data dovremmo essere (meglio dovranno) meno di 5 miliardi. La soglia ideale per ricostruire il tutto sarebbe di 3,5 miliardi. Pensate che sia impossibile? No. Sintetizzo e dico che la strada che si sta percorrendo è quella. Tranne l’Africa dove viene previsto un raddoppio della popolazione, nel resto del mondo la tendenza è la soglia di 2 figli per coppia. Soglia di mantenimento, ogni frazione inferiore è una diminuzione. La popolazione mondiale è in una fase di rallentamento della crescita: non credete a macro dati ad minchiam, leggetevi le statistiche del mitico Calendario Atlante De Agostini 2022, sì proprio quel libro dal copertina rossa dal piccolo formato che tutti almeno una volta hanno tenuto in mano e sfogliato. Dal rallentamento si passa alla stasi e subito dopo alla diminuzione. Non servono molti anni.

Questa è la mia soluzione: dettata dai dati disponibili e da una politica di globalizzazione che è suicida. Siamo sull’orlo del baratro e continuiamo a ballare come se fosse sempre festa. Peggio: ci stanno raccontando che è sempre festa e tutto l’anno.

Vai veloce Nearco cavallo e vinci, hai sempre vinto e per 14 gare; vai con in groppa Nearco geografo che racconta quello che vede nel viaggio di ritorno dall’India. Entrambi ci avete lasciato grandi cose, noi cosa lasceremo? Probabilmente niente. Chi verrà dopo di noi dovrà vivere di ricordi di altri, di imprese che diventeranno miti?. No, non sarà così. Per qualche misterioso colpo di coda ci siamo sempre salvati dal baratro e all’ultimo secondo. Le strade da percorrere sono nella nostra fantasia che spesso viene superata dalla realtà.

Le leggi della fisica ci dicono che è necessario una qualche forma di energia perché si possa vivere.

Noi conosciamo bene l’energia che ci mantiene in vita e ci fa muovere: il cibo. Cibo che non è solo carburante ma tanto altro: ne esiste (e ce ne nutriamo) di quasi infiniti tipi. Se fosse banale carburante ne esisterebbe solo uno. Il cibo è tanto altro, il sale della vita.

Ma a quali condizioni ci possiamo cibare… se ci siamo già mangiati questo pianeta?

Inizieremo, in attesa di aver fatto rinascere questo pianeta, a nutrirci di cibo artificiale?

Oppure troveremo – li stanno cercando da decenni – pianeti vicini e lontani che possano essere trasformati in Nuove Terre? Prima o poi sarà possibile, ma qui andremo incontro a problemi ben più grossi. Ci espanderemo nello spazio- nel bene e nel male l’homo sapiens è un conquistatore – ma siamo sicuri di essere gli unici esseri senzienti? Senzienti come intendiamo noi oppure come può essere inteso da altre razze? Razze è comunque un termine che non rappresenta niente, gli extraterrestri possono essere qualsiasi cosa. A quel punto cosa faremo?

La storia della nostra Terra ci racconta di quanto di terribile abbiamo fatto e solo nel corso degli ultimi 2.000 anni.

I due Nearco ci conducono nel primo dei tre volumi della Trilogia Salvation che è appena uscita per Urania (dunque la troverete in edicola): Salvation – L’Arca della Salvezza di Peter F. Hamilton. Molteplici scenari che si intrecciano in modo apparentemente contradditori, ma raccontano una delle realtà disegnando futuri vari e tutti “uniti”. Ma siamo ancora indietro. Nessuno fin ad ora ha raggiunto le vette di quello che è il più grande dei visionari di fantascienza, parlo di Liu Cixin e della sua trilogia. Ma su questo parlerà meglio (a suo tempo) db; anzi lo richiamo a leggere questo straordinario autore.

Come i due Nearco anche Liu Cixin viaggia in mondi sconosciuti dove si possono incontrare piante, animali, natura e umani che non si sanno descrivere con chiarezza perché troppo “alieni” al nostro mondo.

Quando furono viste, dagli occidentali, persone che giravano con un ombrello sopra alla testa per proteggersi dal sole furono poi trasformate in quel mitico popolo che aveva un piede solo per camminare e uno sulla testa per proteggersi dal sole. Non sono passati mille anni da quando quei libri di viaggi raccontavano di esseri strani… e soprattutto non capiti.

Se la soluzione per salvarsi sarà nei viaggi interstellari o intergalattici (o tra universi infiniti e paralleli) allora noi umani dovremo confrontarci con il carburante che le infinite altre specie usano.

Dunque i Nearco si imbarcano in un viaggio intergalattico e a contatto con civiltà che usano carburante strano? Ci viene in aiuto Massimo Mongai nel suo capolavoro Memorie di un cuoco d’astronave: un libro di strabordante fantasia ma che, in qualche modo, riprende quanto già vissuto e lo trasporta in altri universi.

Pur con tutta la fantasia possibile, non siamo in grado di prevedere cosa incontreremo … e se incontreremo qualcosa. Io me lo auguro; non potrà mai essere peggio di quanto siamo in grado di fare noi.

Se il baratro è lì, non si vede soluzione e tornare indietro è impossibile… forse i due Nearco ci ricondurranno dalle parti di Geronimo e degli ultimi apache: non erano stanchi, delusi ma solo arrivati alla fine. Ed Alvaro Enrigue, solo con il titolo – Adesso mi arrendo e questo è tutto – racconta la fine di Geronimo e di una intera nazione. Goyaałé (questo il vero nome di Geronimo) non combatte più, non fa niente, se ne va nei verdi pascoli dove c’è spazio, tranquillità, gioia e sogna la liberazione [tributo a Verdi Pascoli di Fabrizio de Andrè; se non la conoscete andate qui: www.youtube.com/watch?v=JXxPJg9-0YM].

(*) in “bottega” cfr «La guerra dell’agricoltura contro il pianeta» e «Lo stomaco umano trasformato in mercato» e altre “invisibili” catastrofi

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