I numeridioti

di Emilio Mordini (ripreso da comune-info.net)

Sette italiani su dieci ritengono che i minori debbano essere vaccinati contro il Covid (nonostante sia dimostrato che l’infezione decorre asintomatica, o con sintomi banali, praticamente in tutti i giovani e che i giovani costituiscono molto raramente fonte di infezione per gli adulti). La stessa frazione di italiani (7/10) dichiara che continuerà a fare uso delle mascherine protettive all’aperto anche quando verrà tolto l’obbligo (nonostante sia dimostrata, e in alcuni casi evidente anche solo a buon senso, la loro inutilità).

Le anime candide danno la colpa alla campagna stampa martellante e all’allarmismo propagato da virologi televisivi, giornalisti, politici. Altri, più maligni, chiamano “covidioti” sette italiani su dieci. Nessuno si domanda il perché, cerca di capire le cause. Il male è sempre fuori da noi, c’è sempre un responsabile a cui dare la colpa. Nessuno che si domandi che senso hanno, e se hanno senso, sondaggi come questo. Purché alla fine ci sia una statistica, tutto diventa “scientifico”.

I “numeridioti” sono le persone per cui nulla è vero se non supportato da una serie di numeri e statistiche. “Era buono il gelato fragola e crema che hai ordinato?”, “Certo, secondo un recente studio – (avete notato come gli studi siano tutti “recenti”? Nessuno che dica mai “secondo uno studio di molti anni fa”) – il 96,4 per cento degli italiani ama il gelato fragola e crema e solo il 32,6 per cento lo scambierebbe con un fustino di Dash”. C’è la pubblicità di un dentifricio? “Biancodent è raccomandato dal 86,7 per cento dei dentisti italiani!” e via tutti a comprare Biancodent: come si fa a pensarla diversamente dall’ 86,7 per cento dei dentisti? Domani sorgerà il sole? Al 99,99 per cento! Evviva!

Oggi non c’è quasi nulla di meno scientifico che i numeri usati per supportare le proprie affermazioni. Centinaia di ricerche di psicologia della comunicazione (accidenti, ora l’ho fatto anch’io!) hanno dimostrato come le persone numerino per davvero soltanto sino a 10: oltre questa cifra, ogni numero diventa nella nostra mente una grandezza e non più una quantità. Questo, ad esempio, spiega perché se vogliamo che un paziente segua una certa terapia, lo invogliamo di più dicendogli che è efficace nei 3/4, piuttosto che nel 75 per cento, dei casi.

L’uso dei numeri, però, ha due vantaggi. Innanzitutto, permette la falsa coscienza di chi lo fa: difficilmente il “numeridiota” è consapevole di usare un artificio retorico, spesso invece si illude con sincerità di distillare scienza. In secondo luogo, i numeri permettono di evitare la fatica del ragionamento: pensare stanca e supportare un argomento con numeri consente di non farlo con ragioni logiche. “Sette italiani su dieci ritengono che i minori debbano essere vaccinati contro il Covid” è un argomento che non ammette repliche, è – con altro luogo comune insopportabile di questo periodo – un’“evidenza scientifica”. Che poi non spieghi nulla e sia, persino descrittivamente, privo di senso (sette chi? di quale età? di che cultura? e che ne sapevano di vaccini? e quando sono stati intervistati? mentre erano al bagno o cenavano? da chi? con quali parole? con quale tono di voce? con domande scritte sul computer? e così via) poco importa. Magia dei numeri: ciò che prima non esisteva, appena lo si associa a un numero, diventa un fatto con cui fare – giustappunto – i conti.

Platone aveva ragione nel dire che i principi primi del mondo erano numeri, Leibnitz non aveva torto pensando che la musica non fosse che una forma nascosta di numerare, Hegel ha scritto un valzer sotto forma di Fenomenologia dello Spirito e forse Parmenide aveva, con l’ Uno, scoperto il senso dell’universo. Sia, insomma, chiaro e a scanso di ogni equivoco: i numeri sono una cosa molto seria. Sono i “numeridioti” a non esserlo.

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Redazione
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Un commento

  • Penso che “idioti” sino non quei numeri in sé. Sapere che 7 italiani su 10, selezionati con un determinato metodo (casuale? per classi?) la pensano in un certo modo è un’informazione utile. Basta non cadere nel trabocchetto secondo cui, siccome la pensano così, sbaglia l’altro 30 per cento. Del resto io sono comunista e, stanti i risultati elettorali, circa il 98% degli italiani non la pensano come me.
    Questa informazione mi è utile ma non mi fa cambiare idea.

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