Le nuove genesi di Octavia Butler

Barbara Bonomi Romagnoli si aggira nei «nuovi soli» della scrittrice afroamericana

«Non c’è niente di nuovo sotto il sole, ma ci sono nuovi soli». Parola di Octavia Estelle Butler, meglio nota come Octavia Butler, nata a Pasadena nel 1947 e morta a Washington il 24 febbraio 2006, dopo essere stata riconosciuta a livello mondiale come una delle massime scrittrici di fantascienza.

Si definiva asociale e pessimista, è stata indubbiamente femminista. Dal carattere introverso e grande sognatrice ha immaginato utopie e prefigurato scenari distopici.

La filosofa Donna Haraway nel suo Manifesto Cyborg la ricorda così: «Octavia Butler narra di una strega africana che oppone i suoi poteri di trasformazione alla manipolazione genetica del suo rivale (Wild Seed), di distorsioni temporali che riportano alla schiavitù una moderna donna nera statunitense, la cui relazione con il padrone-antenato bianco determinerà la possibilità della propria nascita (Kindred); dell’illegittima penetrazione nell’identità e nella comunità di un bambino adottato, nato dall’incontro di due specie diverse, che scopre di essere il nemico di se stesso (Survivor). In Dawn (1987), la prima parte di una serie chiamata Xenogenesis, narra la storia di Lilith Iyapo, il cui nome richiama quello della prima moglie di Adamo, poi ripudiata, e il cui cognome segnala lo stato di vedova di un discendente di immigrati nigeriani negli Usa. Donna nera e madre di un bambino morto, Lilith media la trasformazione dell’umanità attraverso lo scambio genetico con gli amanti / salvatori / distruttori / ingegneri genetici extraterrestri, che ricostruiscono l’habitat terrestre dopo l’olocausto nucleare e costringono gli umani sopravvissuti a fondersi intimamente con loro».

Un intreccio come ricorda Haraway in cui vengono messe a tema le politiche riproduttive, linguistiche e scientifiche a partire dalla questione etnica e del genere, ed è solo una delle tante possibili letture di Octavia Butler, di cui finalmente si può leggere anche la traduzione di alcuni racconti e brevi saggi in «La sera, il giorno e la notte» [Sur, 2021]. Nonostante l’autrice dichiari non amare la scrittura di racconti e che «provarci mi ha insegnato più cose di quante ne volessi sapere sul senso di frustrazione e disperazione», sono testi preziosi in cui ancora una volta Butler sfugge a semplici categorie ed etichette per restituirci la potenza della sua scrittura anche autobiografica e dell’ossessione positiva per la scrittura.

In “bottega” amiamo molto Octavia Butler e abbiamo scritto spesso di lei. Una ricognizione potrebbe cominciare con «Seme selvaggio» di Octavia Butler (di Giulia Abbate), Ancora su «L’ultima genesi» di Octavia Butler (di Giuliano Spagnul), Octavia Butler e l’Afrofuturismo: oltre la fantascienza (di Nemi), Ancora su «Legami di sangue» di Octavia Butler (di db) fino al recente Octavia Butler: «La sera, il giorno e la notte» (di Effemme Dibbì)

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

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