Il 62° compleanno di Urania…
… all’insegna del Lgbt
di Fabrizio (Astrofilosofo) Melodia (*)
Quasi mi dimenticavo, caspita. Il 10 dicembre 1952 usciva nelle edicole italiane il primo numero di Urania, «Le sabbie di Marte» di Arthur C. Clarke.
Quanta acqua è passata da allora. Anche di fobie e moralismi. Il curatore di oggi, Giuseppe Lippi, si lascia andare a confessioni piccanti con Selene Verri, in una intervista rilasciata a www.gay.it, noto portate gay della Rete.
«Una volta la fantascienza era un genere molto puritano in assoluto, non solo per quanto riguarda l’omosessualità. Secondo me era pienamente giustificata nell’esserlo perché la maggior parte di queste storie si svolgono in ambienti proibitivi o addirittura nel vuoto dello spazio, per cui fare sesso è fuori discussione. Credo che le cose siano cambiate quando l’ambientazione dei racconti si è “terraformata”, uniformata cioè all’habitat terrestre. Oggi si leggono romanzi di science fiction nominalmente ambientati su lontani pianeti che guarda caso sono simili alla Terra o sono stati terraformati, il che mi sembra un’assurdità vera e propria. Comunque, se tu ti accontenti di ricreare un ambiente terrestre appena un po’ più esotico è evidente che ci puoi mettere di tutto, persino i preservativi. Una sola avvertenza: diffidate dei robot con pruriti sessuali. Sono individui di dubbio gusto e bisogna sempre accertarsi che siano stati oliati».
L’ironia ci sta tutta ma purtroppo la fantascienza – come già delineavo in un precedente articolo – non ha mai brillato troppo per la trattazione di tematiche legate al conflitto fra i sessi o all’omosessualità (anzi: lgbt, come sarebbe meglio dire) se si escludono grandi nomi quali Samuel Delany, Ursula Le Guin, Joanna Russ, in parte Philip K. Dick, James Tiptree Junior (che era Alice Sheldon), Octavia Butler e, in precedenza, Philip J. Farmer e Theodore Sturgeon.
A dimostrazione che i tempi son cambiati, recentemente Urania ha pubblicato il romanzo «Ascensore per la Luna» di David Gerrold dove la tematica omosessuale è in primo piano.
La fantascienza si propone come “social”, in grado di parlare dei problemi politici e umani da un punto di vista straniato/straniante, con effetti rivoluzionari mentre nel passato, come ricorda Lippi, i riferimenti sessuali espliciti erano eliminati senza pietà.
Interessante la notizia che sarà Ridley Scott a dirigere il film tratto dal romanzo «Guerra eterna» di John Haldeman, in cui l’omosessualità è fortemente presente con effetti spesso spiazzanti.
Il protagonista è un soldato terrestre mandato obbligatoriamente in battaglia contro una razza aliena in una guerra le cui motivazioni si sono perse nella nube della storia. Dentro un succedersi di avvenimenti sanguinari il soldato perde poco a poco la sua umanità per trasformarsi in una macchina da uccidere. Riceve una licenza per tornare in visita sulla Terra, dove è stata da poco adottata una misura per contrastare il sovraffollamento, ossia la creazione di cloni umani completamente omosessuali, chiara metafora dello straniamento dei reduci tornati alla vita civile e della strumentalizzazione della tecnica a fini eugenetici e conservativi.
Temi caldi. Ma siccome anche io – come Daniele Barbieri e altre/i in codesto blog – vivo nella fantascienza solo il martedì… vi do appuntamento a venerdì per un ragionamento sulle «famiglie arcobaleno» nel cosiddetto mondo reale.