Il giornalista che fa infuriare la monarchia marocchina

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di Stefano Liberti

Sotto il sole torrido, un uomo – un giornalista – ha piantato una tenda di fronte all’edificio delle Nazioni Unite, a Ginevra, e ha cominciato uno sciopero della fame che dura da 34 giorni. Chiede solo una cosa: che gli siano restituiti i suoi documenti, e con questi il diritto di esercitare la sua professione.

Ali Lmrabet è uno dei più noti giornalisti marocchini, forse il più noto. Fondatore di giornali satirici, firmatario di scoop e di servizi al vetriolo (celebre il suo reportage nelle vesti di un migrante irregolare su un gommone attraverso lo stretto di Gibilterra nel 2000), vincitore di decine di premi, oggi è un sans papiers. Il governo di re Mohammed VI non vuole rilasciargli quei documenti che gli permetterebbero di riprendere la propria attività nel paese, interrotta più di dieci anni fa.

La sua colpa? Essere andato nei campi sahrawi in Algeria e aver detto che chi vive lì è un rifugiato

L’odissea di Ali è cominciata nel 2003 quando è stato condannato a quattro anni di carcere (ridotti a tre in appello) per “oltraggio alla persona del re” e “attentato all’integrità territoriale del regno”. La sua colpa? Essere andato nei campi profughi sahrawi di Tindouf in Algeria e aver detto che coloro che vivono lì non sono dei “sequestrati” del Fronte Polisario (come vuole la posizione ufficiale marocchina) ma dei semplici rifugiati. Il soggetto è tabù nel regno alauita: Ali è stato messo in carcere. All’inizio del 2004, dopo sette mesi di prigione e un altro sciopero della fame, è stato graziato da Mohammed VI.

A seguito di un altro processo, nel 2005, ha subito un’altra singolare condanna: dieci anni di divieto di esercitare la professione. Ha accettato il verdetto e continuato il suo lavoro in Spagna, prima come inviato speciale di El Mundo, poi come giornalista indipendente. Ma senza mai dimenticare la sua priorità: rilanciare i suoi giornali in Marocco. Oggi, che i dieci anni di interdizione sono terminati, il potere marocchino sembra volerglielo impedire a ogni costo. In mancanza di appigli giuridici, i funzionari di Rabat hanno trovato un altro modo: privarlo della propria identità rifiutando di rinnovargli i documenti.

Una lettera, firmata da celebri nomi del giornalismo, della letteratura e dell’accademia (fra questi il premio Nobel per la letteratura John Maxwell Coetzee e il premio Pulitzer Seymour Hersh) è stata inviata al re Mohammed VI. Per il momento è rimasta senza risposta. E intanto Ali si prepara a entrare nel suo 35esimo giorno di sciopero della fame.

da qui

 

qui una vecchia intervista con Ali Lmrabet

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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