«Il mio nome è Valentino Poppi e …

queste sono le mie storie»

Intervista di Alberto Panicucci (*)

Dal 2012 le antologie personali della collana Memorie dal Futuro si chiudono con un’intervista all’autore/autrice dei racconti pubblicati nel volume. Con piacere proponiamo on line le domande e le risposte di Valentino Poppi sui racconti di Via d’uscita (e non solo!).

Valentino, quest’anno l’antologia personale di RiLL è dedicata a te. Che effetto ti fa?

Dire che mi fa piacere e che è una grande soddisfazione è riduttivo, perché partecipando in questi anni al Trofeo RiLL ho scoperto uno strano mondo, popolato da autori veramente bravi. Per intenderci, quel tipo di scrittori per cui, quando hai finito di leggere i loro racconti, vai a vedere cos’altro hanno pubblicato, per leggerli di nuovo. Essere tra loro significa per me avere contribuito a regalare ai lettori delle antologie del Trofeo RiLL la soddisfazione di avere utilizzato bene un po’ del loro tempo, leggendo anche qualcuna delle mie storie.
Devo confessare anche un pizzico di nostalgia, dato che, pubblicando ora questa personale, sarò escluso dalla partecipazione alle prossime edizioni del Trofeo RiLL. Spero che troveremo nuove forme di collaborazione!

Il primo contatto fra te e RiLL risale al 2017, quando vincesti il Trofeo RiLL con “Davanti allo specchio”, cui sono seguiti “Tecnologia inversa” (premiato nel 2018) e “Oggetti Smarriti”, con cui hai vinto di nuovo il Trofeo RiLL nel 2020. Non è stato difficile, per noi, pensare a te per l’antologia personale…

Il Trofeo RiLL non è solo scrivere storie per la pubblicazione. È un confronto attivo a distanza con gli altri autori, con i selezionatori, con la giuria. È credere di avere scritto il racconto migliore del mondo e capire il perché di non essere arrivato in finale solo dopo avere letto quanto erano belli quelli premiati. Questo mi ha spinto più volte a ricominciare daccapo, insistere, cercare nuove idee e nuovi modi per esprimermi, tentando di migliorare sempre più la mia scrittura, definendo un mio stile personale.

In molti racconti di Via d’uscita l’elemento fantastico contamina la realtà quotidiana… è un caso o una tua scelta precisa?

Amo molto le storie che partono dal quotidiano e che poi vengono sconvolte dall’irreale. Lasciano al lettore il dubbio che prima o poi possa succedere qualcosa di simile anche a lui. Mi piace pensare che qualsiasi situazione e momento possano essere l’inizio di qualcosa di insolito, che sconfini poi nel Fantastico. Di tutto questo si può essere protagonisti, o anche solo spettatori. Non per questo se ne perde il fascino.
Forse, dopo avere letto i miei racconti, ci sarà qualcuno che, vedendo una persona con i calzini spaiati o che smarrisce un oggetto senza valore, sorriderà tra sé, pensando di essere testimone di qualcosa che va oltre il reale…

Quando mischi realtà e fantastico spesso l’ironia fa capolino, nel finale o nel tono che usi, o in alcuni passaggi della storia. Che rapporto hai con l’umorismo?

L’umorismo deve assolutamente far parte della vita. Ti permette di donare un sorriso, che è sempre prezioso, con davvero poca fatica.
Io cerco di usarlo in ogni situazione, ma nella scrittura lo maneggio con cautela: basta un attimo per eccedere e rendere il tutto di cattivo gusto. Per un buon uso dell’ironia è fondamentale riconoscere i momenti in cui è possibile utilizzarla e quelli in cui invece non è proprio il caso. Deve infilarsi nella storia lasciandola integra, come una lama sottile, senza prevalere sulla trama.

Oltre a storie che mischiano realtà e fantastico, sei anche uno scrittore di genere nel senso stretto del termine. “Questioni d’onore”, che apre il libro, è un classico racconto di fantascienza, che tra l’altro è stato finalista al premio Urania Short, bandito dalla rivista della Mondadori. Vuoi parlarcene?

La fantascienza è il mio genere preferito, ma scriverla bene è difficile. È legata indissolubilmente alla scienza, per definizione; se non si conosce la seconda, non si può scrivere la prima. I migliori autori di questo genere riescono a fornire – per ogni aspetto anti-scientifico presente nelle loro storie – una spiegazione logica, che comunque parte dalla fisica o dalla tecnologia. Questo naturalmente senza nulla togliere al fantastico puro o alla fantasy, che hanno una struttura e un fascino diversi. Credo anzi sia molto interessante combinare la fantascienza con questi generi, in modo da creare un contrasto inaspettato… è quello che ho tentato di fare in “Alarian della Valle”, sempre in questa antologia.
“Questioni d’onore” descrive una particolare sfida tra entità extra-terrestri, dotate di capacità tali da potere addirittura modificare le leggi fisiche. Si tratta a tutti gli effetti di una contesa a turni, come una partita a scacchi. Ciò che differenzia i due contendenti è l’approccio alla strategia. Mentre uno ha un “servo di fiducia” che si occupa di eseguire le sue disposizioni, l’altro è un comandante militare, che dà ordini ai suoi sottoposti, senza considerarli nulla di più che esecutori. È uno scontro tra statistica e determinismo, personalizzazione e spersonalizzazione, stocastica e perfetto ordine.

Tu non sei solo uno scrittore di racconti. Nel 2018 il tuo romanzo “Vizi e tentazioni” è stato finalista al premio Urania (venendo poi pubblicato da Robin Edizioni). Quale differenza c’è, per te, fra scrivere racconti e scrivere romanzi?

Il primo testo con cui tentai l’approccio alla scrittura, ormai molti anni fa, è stato un romanzo di oltre duecento pagine. Fu come correre una maratona senza alcun allenamento: una fatica enorme con risultati pessimi. Così, ho fatto tesoro dei miei errori e ho ricominciato daccapo, con racconti brevi e semplici. Ho scritto testi sempre più lunghi e complessi, fino ad arrivare a partecipare con successo al Trofeo RiLL. Contemporaneamente ho partecipato anche ad altri concorsi, scoprendo che le mie storie piacevano, così ho continuato a scrivere.
Solo nel 2018 mi sono di nuovo impegnato in un romanzo. “Vizi e tentazioni” è ambientato prevalentemente in Italia. Parla di uno strano fenomeno, che impedisce alle persone di perseverare nei propri vizi: mutazioni genetiche delle piante, pericolose allergie e altre cause sconosciute impediscono di fumare, drogarsi e tenere comportamenti dannosi. Cosa o chi c’è dietro a tutto questo? Alcuni lettori sono rimasti sorpresi da alcune analogie con la situazione sanitaria che purtroppo si è poi sviluppata a livello mondiale…
Per completare la similitudine sulle forme narrative: se scrivere un romanzo è come fare una maratona, scrivere un racconto è come correre su breve distanza. Nel primo va tenuto il ritmo, altrimenti annoi il lettore, ma senza spingere troppo (altrimenti lo confondi). Nel secondo serve lo scatto nel susseguirsi degli eventi, altrimenti rischi un risultato deludente.

Come scrivi le tue storie? Dove trovi le tue idee?

Cosa succederebbe se…?, questa è la domanda che mi pongo per iniziare una qualunque storia.
Scrivo ciò che mi piacerebbe leggere, ricerco lo stupore, la spiegazione di un fatto inizialmente incomprensibile, che può partire indifferentemente dalla più banale vicenda quotidiana o dal più scioccante avvenimento fantascientifico.
E poi nella trama delle mie storie ci sono quasi sempre riferimenti nascosti. Possono essere indizi sulla conclusione, numeri o sigle particolari, nomi, traduzioni o termini stranieri che non sono mai lì per caso. Per la soddisfazione di chi, leggendo, riesce a riconoscerne qualcuno.

Nella vita di tutti i giorni tu sei un ingegnere, che scrive per passione. Come nasce il passaggio dal tuo lavoro alla scrittura di cose fantastiche, e in quale misura la tua formazione professionale influenza quel che scrivi?

Fin da ragazzino sono sempre stato affascinato da scienza e tecnica. A queste ho dedicato fin da subito i miei studi e interessi. La laurea in Ingegneria è stata soprattutto un modo per soddisfare la mia ricerca di risposte. A me non basta sapere che un giroscopio per restare verticale deve girare. Io voglio sapere perché deve girare.
Cercare di capire come le cose funzionerebbero in mondi e contesti diversi non è altro che un’estensione del mio approccio alla realtà. Ho cominciato a scrivere storie fantastiche quando, desiderando leggere di alcuni argomenti “al di là del reale” che mi interessavano particolarmente, non riuscivo a trovare nessun autore che ne avesse già scritto.

Prima spiegavi come inizi a scrivere le tue storie. Invece, come decidi il finale?

Non mi piacciono le storie che finiscono male, con una drammaticità forzata. Creare trame che sfociano sempre e comunque in finali che si propongono di commuovere il lettore per la loro negatività mi suona troppo antiquato. Preferisco chi riesce a concludere le proprie storie in modo vario, utilizzando il giusto finale per ognuna, lasciando ai lettori volta per volta spunti di riflessione, ironia, soddisfazione, ma anche terrore sadico e paura. Le lacrime possono anche starci, ma le preferisco accompagnate da un sorriso.

Nel libro ci sono due racconti, “Bimbi senza nome” e “L’unica via d’uscita”, che sono diversi dagli altri. Sono storie-incubo, in cui il protagonista si trova inaspettatamente catapultato, e tenta di uscirne (vivo). Inoltre, sono entrambe ambientate in un labirinto, in cui il protagonista si muove cercando salvezza.

Nelle mie storie – quindi anche in Via d’uscita, e non solo nei due racconti che citi – c’è spesso qualcuno che cerca una via di fuga: da una prigione, dalle persone, dal proprio mondo o semplicemente dalla propria realtà. Purtroppo, questa via a volte è troppo difficile da intraprendere o non siamo sicuri che esista. Quindi che senso ha percorrere il labirinto? Semplicemente, se ci si ferma si azzera ogni possibilità di uscita. Bisogna tentare e ritentare, e a volte si riesce in ciò che non sembrava possibile.
Anche leggere racconti fantastici è in fondo un modo per fuggire almeno per un po’ dalla quotidianità. È una piccola vacanza che possiamo prenderci in ogni momento, un attimo di riposo prima di ricominciare la nostra corsa all’interno del “labirinto”, alla ricerca della nostra via di fuga personale.

Al di là di questo volume, per te cosa c’è dietro l’angolo, ora? Hai progetti, idee, obiettivi?

Vorrei, nel mio piccolo, contribuire a diffondere la cultura della fantascienza e del fantastico. Partecipando a concorsi letterari e ad altre iniziative culturali mi è capitato di inserirne un pizzico qua e là dov’era inaspettata, pubblicando racconti in antologie che con il fantastico sembravano avere poco a che fare.
Diversi editori hanno già pubblicato mie storie su riviste e raccolte e ho già completato un nuovo romanzo di fantascienza, che sta cercando la strada per la pubblicazione. Inoltre, vorrei continuare a scrivere racconti e anche riprendere l’idea del romanzo con cui ho tentato l’esordio, riscrivendolo in una forma e uno stile completamente diversi.

Un’ultima domanda: la pubblicazione di un’antologia personale segna un po’ il punto finale di un autore/ autrice esordiente in ambito RiLLico. Idealmente, si inizia partecipando al concorso, si va in finale e/o si viene premiati e, dopo che questo avviene più volte, arriva la personale, che è il coronamento di un percorso (nel tuo caso anche impreziosito dalla finale al premio Urania col romanzo di cui parlavamo prima). Guardando indietro, quale ritieni sia stata la cosa che più ti ha aiutato in questi anni?

Sicuramente l’editing fatto per la pubblicazione di “Davanti allo specchio”, il racconto con cui ho vinto il Trofeo RiLL nel 2017. Nel concorso i racconti finalisti sono proposti alla giuria così come sono stati inviati dagli autori; solo quando è stata stilata la classifica e sono stati decisi i racconti da pubblicare inizia un confronto, curato da RiLL, con ciascun autore, su eventuali sistemazioni dei testi. Quell’editing mi ha dato all’epoca una visione diversa su come correggere e migliorare i miei scritti. Anche se si è trattato di ottimizzare un solo racconto, con quei riscontri ho affinato il mio stile, che è diventato quello attuale, più diretto e meno ridondante, che spero sia più piacevole anche per i lettori.

Per maggiori dettagli sull’antologia “Via d’uscita” rimandiamo a un’altra pagina di questo sito (il libro è disponibile presso RiLL, su Amazon, Delos Store e, in formato e-book, nel kindle store di Amazon)

Leggi l’introduzione di Laura Silvestri all’antologia “Via d’uscita”.

Valentino Poppi
«Via d’uscita» – Racconti fantastici
Acheron Books
138 pagine, formato tascabile.
Illustrazione di copertina: Valeria De Caterini
prezzo speciale RiLL: 10 euro (spese postali incluse)

(*) pubblicata su RiLL.it nel gennaio 2022

Redazione
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