«Il nastro di Sanchez» di Giovanna Repetto
recensione di Elena Di Fazio – ripresa da lezionisuldomani.wordpress.com
Marco è un laureato nei suoi mid-twenties, cerca lavoro e nel frattempo sbarca il lunario dando ripetizioni e facendo il dog sitter. La sua vita è un disastro: ha appena rotto con la fidanzata, la padrona di casa vuole sfrattarlo e si trova a scontrarsi con personaggi decisamente irritanti.
Halcon vive sul pianeta Tequiero, istruito dallo zio Mentore. Gli abitanti di Tequiero hanno le ali e possono librarsi in volo sugli incredibili paesaggi del pianeta: ma l’apparente paradiso nasconde un segreto. Cosa lega le vite di Marco e Halcon?
Giovanna Repetto è entrata nella fantascienza italiana letteralmente a bomba: finalista al premio Urania con questo romanzo, vincitrice dello Short Kipple, di nuovo finalista all’Urania e segnalata al Premio Odissea con il seguito de «Il nastro di Sanchez». Una volta aperto il libro, si capisce anche perché: il suo stile è maturo, controllato, ricco di dettagli e sfumature; i mondi che descrive sono vividi, così come i personaggi; e salta con grande agilità da un registro narrativo all’altro, dalla commedia romantica di Marco alla fantascienza velata di fantasy di Halcon.
Tecnicamente «Il nastro di Sanchez» è fantascienza tout court, ma le trasognate descrizioni di questo mondo assurdo travalicano, almeno nelle atmosfere, gli stretti confini di genere: il romanzo ha un orizzonte molto più ampio, di letteratura dell’immaginario, libera dagli schemi e orientata al sense of wonder. Ho apprezzato anche il fatto che, pur avendo un seguito, sia fruibile come testo autoconclusivo.
Giovanna Repetto, insomma, è una bella ventata di freschezza nella fantascienza italiana; e con il suggestivo «La via di mezzo», racconto presente nell’antologia “Materia Oscura”, conferma la sua peculiare cifra stilistica. Sarà un piacere rileggerla in futuro.
Chi siamo
Siamo Elena Di Fazio e Giulia Abbate. Siamo due scrittrici, editor e amiche per la pelle. Scriviamo insieme, lavoriamo insieme e dato che non ci bastava abbiamo aperto il blog insieme.
Il dodo è la nostra fusion ludofantascientifica: siamo una-e-binaria, anche se alle volte ci differenziamo per scrivere post con opinioni e disastri del tutto personali.
“Nell’alloggio di Decius fu trovata una tavoletta da scrittura lasciata bene in vista. “Redibo. Nisi aliger delendus.” Il senso era chiaro: Tornerò, distruggetemi se non avrò le ali. Quello era il suo progetto. Halcon ricordò le parole beffarde: avrò le ali, che ti piaccia o no. – Ce la farà? – domandò a Mentore, in un momento di quiete, mentre sedevano contemplando il tramonto della Terza Luna.”
Tenero, poetico, avventuroso, “Il Nastro di Sanchez” è un romanzo sperimentale, atipico, inclassificabile e per questo imperdibile. Ho letto il primo volume della serie, ed è scritto benissimo, il ritmo è serrato, sospeso a metà tra due mondi. Giovanna Repetto tesse una trama che vince e convince. La forza straordinaria del romanzo sta nell’indagine delle emozioni dei personaggi. L’universo nascosto dentro ognuno di noi, l’amicizia, l’amore, il desiderio di volare che diventa desiderio di libertà, di sogno e di fantasia. Metaforicamente la vita di Marco, il protagonista “terrestre”, è la parte più coinvolgente, il punto di contatto più riuscito del “Nastro di Sanchez”, due vite si intrecciano, da una parte quella reale, il mainstream, dall’altra quella fantastica, e non è forse questo il rifugio che ogni lettore di fantascienza trova nei suoi libri preferiti?