Il terreno che calpestiamo
Un appello, «il prete dei castagnari» e il futuro
di Giorgio Chelidonio
Ce ne ricordiamo troppo raramente, anzi credo che molti, troppi non si pongano nemmeno il problema, ma il terreno che calpestiamo (certo non le distese urbane di asfalto e pietre, quelle che contribuiscono a generare colonne di calore estive)
racchiude il nostro passato (ne è la anche sintesi climatica e ambientale) ed è risorsa irripetibile per il nostro futuro, sia come individui che come specie.
Anche se può sembrare un appello un po’ ostico, specialistico (ma l’inglese può fargli fare “il giro del mondo”) vi invito a leggerlo, sottoscriverlo e diffonderlo: http://www.proteggiamoilsuolo.it/signs.html
Come premessa simbolica, vi trascrivo parte del testamento culturale di don Alberto Benedetti, detto il “prete dei castagnàri”, una figura rustica ma anomala nella storia della montagna veronese del XX secolo.
Per chi non ne avesse sentito parlare, aggiungo alcuni link.
Buona lettura
Giorgio
«Ricorda che le foglie quando si decompongono
diventano fertilità:
chiama questo “profitto”.
Una profezia così si avvera sempre.
Poni la tua fiducia
nei cinque centimetri di terra nera
che si formeranno sotto gli alberi
ogni mille anni».
http://www.veja.it/2011/09/05/don-alberto-benedetti-il-%E2%80%9Cprete-anarchico%E2%80%9D-della-lessinia/
http://www.ilbacodaseta.org/2012/10/il-curato-che-sparo-a-mussolini-2/
https://www.youtube.com/watch?v=TOnTv8Sy2hA