Io boomer e la «generazione Z»
di Danilo Tosarelli
In quale contesto è nata e sta vivendo la Generazione Z? Sono quelli nati tra il 1997 e il 2012. I giovani.
Qualche studioso sostiene che sono loro i veri figli del mondo post guerra fredda. Serve poco sottilizzare.
Certamente quello che si presenta davanti ai loro occhi è un mondo nuovo. E’ cambiata la realtà circostante.
Le generazioni precedenti stentano a recepire e sono poco attrezzate ad affrontare un contesto così diverso.
Purtroppo, tutto ciò provoca una scarsa permeabilità di idee e proposte tra la generazione Z e quelle precedenti.
E’ la questione che mi sta più a cuore. Non voglio arrendermi all’idea della incomunicabilità con loro. Mai.
Non posso accettare l’idea che un boomer che ha consapevolezza, non riesca a comprendersi con un giovane Z.
Ecco perchè continuerò a studiare ed a confrontarmi con i miei figli e con tutti i “ragazzi sani” della loro generazione.
Per i Boomer il passato era stato la guerra e quindi dalle macerie era forte la voglia di ricostruire. Un futuro di speranza.
Per la Generazione Z è tutto diverso. Le statistiche sono impietose ed è forte la disillusione. Non si può far finta di nulla.
Dovranno studiare di più, formarsi di più e lavorare più a lungo. Con meno welfare e stipendi inferiori a quelli dei genitori.
Per i nati dopo il 2000 si prospetta un’aspettativa di vita inferiore a quella dei loro nonni. Oggi, questa è la cattiva direzione.
Il liberismo, con la sua promessa di libertà ridotta a consumo, ha ormai addomesticato ogni sussulto ribelle. Non lo ammette.
La sola realtà possibile è questa. “There is no alternative” (TINA) sosteneva Margareth Thatcher negli anni 80. Dannati voi.
La precarietà lavorativa ed esistenziale non è una parentesi, basta abituarsi. La crisi climatica? Secondo Trump non esiste.
Guerre e devastazioni? Sono conseguenze inevitabili per garantire un benessere inderogabile. I potenti del pianeta esigono.
Molti giovani sostengono di non riuscire ad individuare un orizzonte di riferimento. Quali idee su cosa fare in futuro? Nebbia.
Cresce la consapevolezza che è l’Occidente a determinare sofferenze, devastazioni e disuguaglianze planetarie. E’ così.
E tu, che sei parte di questo Occidente, contribuisci con il tuo stile di vita a produrre un collasso che pagano i più deboli.
Chi dovrebbe proteggere, governare e mettere limiti al disastro non lo fa. Chi interroga la propria coscienza si sente smarrito.
Ampi settori di questa Generazione Z sembrano accorgersi di quanto la logica liberista abbia trasformato ogni ambito di vita.
Grazie anche alla pervasività dei social e dell’intelligenza artificiale, sta cambiando il nostro modo di pensare e relazionarsi.
Questa generazione è tutta da buttare, come sostiene qualcuno? NO. Ma voi, esempi fulgidi, che cosa avete seminato?
Questi esponenti di vecchie generazioni alle quali io appartengo, sono veramente insopportabili e deleteri. Chissà i loro figli.
La Generazione Z si presenta con tratti di grande fragilità ed appare contraddittoria e a volte disturbante nel suo essere.
Nelle molteplici sue espressioni alterna momenti di indifferenza a ciò che accade intorno e momenti di vera consapevolezza.
Esistono tentativi di contrastare l’individualismo ed un disagio dilagante che crea molte vittime, con varie forme di conflitto.
Molto si potrebbe disquisire sulle forme più appropriate per esprimere questo NO, ma la risposta istituzionale non crea dubbi.
Si predilige la progressiva criminalizzazione di qualunque forma di protesta. Difficile poi identificarsi in queste istituzioni.
Si tende a non riconoscersi più nella liturgia della democrazia rappresentativa. Questi giovani stanno sperimentando il futuro.
Per loro le rappresentanze democratiche sono “contenitori bucati” che non incidono nella realtà. Il significato è devastante.
Questi giovani hanno purtroppo un immaginario collettivo, dove si impone con forza l’idea della catastrofe. E’ comprensibile.
Non andare a votare viene considerato da noi Boomer, come un atto di superficialità e di mancanza di responsabilità civica.
Per molti giovani rappresenta invece un rifiuto di legittimare un sistema in cui non si crede più. Ma non hanno idee chiare.
Non posso non ammettere, che la narrazione di questi anni facilmente spinge fuori dalla politica. Arriva a me, figurati a loro.
Dopodiché, sarà bene fare discorsi chiari a questi giovani. Io non smetterò di fare la mia parte in ogni ambito utile e possibile.
Il voto è lo strumento, attraverso cui questo Paese permette alle idee di diventare potere. Non esistono scorciatoie più utili.
Se non si partecipa al voto, portando lì le nostre istanze, qualcun altro ci plasmerà il futuro e noi non potremo lamentarci.
Entrare nelle istituzioni significa essere disponibili a svendere i propri valori? Lo spazio istituzionale è “sporco” e complice?
Tutto ciò è possibile ed appare spesso sotto i nostri occhi, ma il futuro dipende dalla nostra voglia di diventare protagonisti.
Ecco lo studio annuale “Young Europe” condotto dalla Fondazione TUI, sui giovani europei con età dai 16 ai 26 anni.
Il 21% si dichiara favorevole ad un «regime autoritario in determinate circostanze» senza specificare. In Italia siamo al 24%.
Per i giovani italiani le questioni più urgenti sono le politiche economiche e finanziarie (32%), la tutela dell’ ambiente (29%). Politica estera e difesa (27%) e la immigrazione (27%). A sostegno di una stretta sull’immigrazione (+12%) rispetto al 2021.
Quando si parla d’immigrazione non si può non citare la “Remigrazione“. E’ il manifesto politico dell’estrema destra europea.
Il desiderio ossessivo di rimpatriare qualsiasi immigrato, sia esso irregolare o regolare. Ha un forte valore simbolico. Maschile.
Mentre il femminismo ha prodotto una nuova definizione di donna, più autorevole, nell’uomo è nato un senso di smarrimento.
Non più al centro della narrazione culturale, la perdita di ruolo ha generato una crisi di collocazione. E la destra lo soccorre.
La “Remigrazione” consente a questo tipo di maschio di riconquistare una virilità immaginata come forza, ordine e possesso.
In Europa il voto delle giovani generazioni si sta spostando verso destra. Aumenta l’attenzione verso i partiti di estrema destra.
Alle elezioni federali 2025 in Germania, nella fascia d’età da 18 a 24 anni, 25% alla Linke e il 21% alla AFD di estrema destra.
E’ il voto dei maschi a spingere al successo, mentre le donne preferiscono di gran lunga l’estrema sinistra. Ho spiegato come.
Stessa dinamica in Portogallo con CHEGA, partito di estrema destra che ha conquistato il 23,7% alle elezioni di questo anno.
E’ un partito dove hanno trovato casa razzisti, neofascisti, nostalgici del regime di Salazar. Voto trainato da tanti giovani uomini.
Ho trovato interessante l’articolo scritto da Valerio Renzi e pubblicato il 12/12/ 2025 da Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.
Questa tendenza a votare i partiti di estrema destra è presente in molti Paesi Europei. “European Policy Centre” ha analizzato.
«Sebbene parte di questa radicalizzazione derivi da una reazione contro il progresso del femminismo e dalla perdita di privilegi maschili, questo articolo sostiene che la tendenza è anche alimentata da una situazione economica sempre più difficile per i
giovani uomini, in particolare quelli provenienti dalla classe operaia. Negli ultimi decenni, i giovani uomini hanno assistito ad un reale declino in termini di reddito, ricchezza, tassi di occupazione, potere d’acquisto, tassi di istruzione universitaria. In diversi paesi Europei, il divario di genere si è invertito e le donne sotto i 25 anni ora guadagnano più dei giovani uomini».
Valerio Renzi, dopo aver fatto alcune considerazioni nel merito, arriva a conclusioni che sono accuse estremamente pesanti.
«Il voto dei giovani maschi a destra è un voto a tutti gli effetti per difendere il patriarcato, per garantirsi un futuro in cui almeno potranno opprimere mogli, compagne, fidanzate».
Proprio perchè Renzi è un “esperto” di destre in Italia e nel mondo da anni… meditate gente, meditate.
L’IMMAGINE – scelta dalla redazione della “bottega” – è rubata in rete.
Se esiste un autore o autrice non sappiamo chi sia; nel caso grazie a chi ce lo svelerà.
