«Io vado, madre»
di Abdulla Goran (*)
Io vado, madre.
Se non torno,
sarò fiore di questa montagna,
frammento di terra
per un mondo più grande di questo.
Io vado, madre.
Se non torno,
il corpo esploderà là dove si tortura
e lo spirito flagellerà,
come l’uragano, tutte le porte.
Io vado…madre…
Se non torno,
la mia anima sarà parola …
per tutti i poeti.
Abdulla Goran (in curdo: عەبدوڵڵا گۆران,; Halabja, 1904 – Sulaymaniyah, 18 novembre 1962) è stato un poeta curdo.
NOTA DELLA “BOTTEGA”
Questo spazio del sabato sera di solito è per i versi selezionati dalla “cicala” … la quale però ogni tanto va in vacanza (se no sarebbe formica, vi pare?) e nell’attesa arbitrariamente postiamo qualcosa che ci è piaciuto. Dunque “cicala” o no, ci rivediamo qui fra 7 giorni. [db]
Bellissima poesia
Non c’è aggettivo che possa definire quest’opera, questa poesia. La guerra non è ancora tabù e lo scempio umano è ancora sotto gli occhi di tutti. … Grazie per quest’opera d’arte illimitata: l’ennesima creatura partorita da una mente pensante, da un empatico epifaniko, che parla ad un’umanità stordita.
Leggere questa poesia mi ha fatto venire i brividi. E mi tornano rileggendola. In particolare trasponendola all’oggi, pensando a chi ora prova questi sentimenti, ai cuori pulsanti e gonfi di queste emozioni così potenti e contrastanti, che le vivono nel presente. Emozioni e dolori che gli esseri umani dovrebbero essere messi in condizione di non dover più provare.