LA DIREZIONE LO SGUARDO
(Roba del Pabuda…)
dai giorni, mesi, minuti,
secondi,
mattino & pomeriggio
a ruota, a mola del mulo –
paraocchi e stanga –
lavoro schiavo
e selezioni,
fame, forca e paura
e freddo e piaghe
e grida botte spintoni:
sonni, risvegli,
tramonti
fangosi e pulciosi
del Lager
Primo per troppo
tempo, ancora
lungo i marciapiedi puliti
e i boulevard razionali
di Torino,
conservò l’abitudine
di camminare a testa bassa,
sguardo rivolto a terra:
magari un bottone, un filo,
mezzo spago, un ferretto
un qualcosa che serve
finisce tra i piedi: va preso.
poi un giorno, credo,
o nel corso d’un mese,
pian piano, non so,
ha smesso di farlo:
guardando negli occhi
i semafori,
i rami, le foglie e i tronchi
degli alberi,
e i colori sui muri:
i muschi, le crepe,
gli annunci dei defunti
e qualche réclame:
uno sguardo tutto diverso
nei pressi degli anni
Sessanta:
che, magari,
ti salta sul naso
un racconto pazzesco:
mezzo da ridere
e mezzo no.
..
(nell’illustrazione: particolare da un’opera di Mimmo Rotella)