La privatizzazione della pipì

di Gianluca Cicinelli

Foto di OpenIcons da Pixabay

L’argomento magari non è di quelli con cui fare bella figura in una conversazione accademica e nemmeno in una cena. Ma riguarda davvero, come pochi altri, tutti e tutte. A riportarlo alla luce ha probabilmente contribuito il film Perfect days di Wim Wenders, dove il protagonista pulisce i bagni pubblici per mestiere, a Tokio, e intorno al suo lavoro si sviluppa un’intera filosofia di vita.

Ce ne parla in questi giorni The Guardian, a partire da un sondaggio della Royal Society for Public Health, che ha rilevato come tre persone su quattro nel Regno Unito hanno lamentato una carenza di servizi igienici nella loro zona.

Il calo nella manutenzione delle strutture pubbliche nel corso degli anni ha costretto molti, compresi gli anziani, i disabili e quelli con bambini piccoli, a dover pianificare con attenzione le uscite o a dover fare affidamento su imprese private. Ha anche colpito in modo significativo i lavoratori della gig economy e le persone che dormono all’aperto.

A causa di questa carenza di servizi pubblici molte persone in Uk sono state multate per aver urinato in pubblico. Per l’esattezza il loro atto è diventato pubblico perchè mentre facevano pipì all’aperto passavano dei vigili urbani. A Londra circola una battuta, secondo cui la differenza per capire dove è stato investito un cane e dove è stato investito un vigile urbano è che dove è stato investito il cane si vede il segno della tentata frenata.

Foto di timbo da Pixabay

Anche in Italia, per chi ha bambini piccoli, per gli anziani, per persone con varie patologie la mancanza di bagni pubblici può rendere inutilmente complicata la pianificazione di una giornata fuori. A meno che non si abbiano sempre dei soldi con sè per pagare una consumazione che consenta l’accesso alla toilette di un bar o di un centro commerciale.

A Roma, 4 milioni circa di abitanti nell’area metropolitana e 15 milioni di turisti l’anno, in attesa del grande assalto di folla per il Giubileo 2025, il servizio del Comune è privatizzato già da tempo. La maggior parte dei bagni pubblici, in prevalenza nel centro della città, chiude intorno alle 17. Alcuni sono dei prefabbricati automatizzati al costo di un euro, la maggior parte di quelli pubblici invece, gestiti dall’Ama, sono quelli fissi in muratura. Sono molto spesso fuori uso, rotti per mesi, assenti in periferia. Uno studio di Shower to you, pubblicato a novembre dello scorso anno in occasione della giornata mondiale della toilette (ebbene sì, c’è pure quella!), inserisce i bagni pubblici di Roma tra quelli più sporchi d’Europa.

Come risposta alle molte privatizzazioni che cambiano le nostre vite, sempre in peggio e mai in meglio, si può ad esempio decidere di mangiare di meno. Non si può però decidere di fare meno pipì. Il problema, soltanto in apparenza meno importante, è in realtà parte di una tendenza più ampia verso la privatizzazione degli spazi e delle strutture pubbliche. Una tendenza che spinge le persone a fare affidamento sull’accesso alle strutture commerciali, fino a far scomparire del tutto l’idea stessa di servizi pubblici gratuiti.

Foto di David Rinehart da Pixabay

ciuoti

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