L’acciaio corroso della poesia di Ugo Pierri
di Sandro Sardella
pittore inediale .. poeta espressionista-crepuscolare ..
scrittore di racconti tetrallegri .. nasce a Trieste nel 1937 ..
da oltre vent’anni continua la pubblicazione in fotocopia
di “OSSETIA – l’eco del popolo oppresso” ..
uno humour aspro innerva la sua scrittura e le sue immagini ..
dalla città-necropoli o città sanatorio o città lager .. la melma
provinciale .. la decadenza .. che ci narcotizza e ci rimbambisce
il Pierri senza tanti complimenti lancia turbolenze esilaranti ..
(autore che ho “scoperto” a causa di un libro tradotto da Jack
Hirschman …e che ho incontrato poi al “Knulp” –bar equo e
solidale-libreria di cinema e musica-punto internet-spazio
espositivo in Trieste .. )
(da: “Steel away” – CC.Marimbo – Berkeley -2004 )
INNO ALLA GIOIA
quando il partito si suicidò
nessuna arpa birmana suonò dolci epinici
nessun samaritano raccolse pietose spoglie
dio in persona fece orecchie da mercante
la memoria storica infilò la coda tra le gambe
il tallone di ferro mandò un fax:
abbiamo spezzato le reni ai nemici del capitale
molte viscere si contorsero somatiche
sistole e diastole esternarono la loro angoscia infinita
il valium corse a fiumi tra il popolo dell’abisso
i soviet alla fame si mangiarono il nobel
gli intellettuali consegnarono marx ai remainders
alla catastrofe
l’umanità sofferente rimase indifferente
un’infinita tristezza pervase chi tentò
di salvare qualcosa dall’oblio
i sindacati continuarono a non scioperare
gli operai a non capire
nelle osterie cetrioli e olive disossate schizzarono dai panini
miriadi di coke e infiniti barattoli di birra fecero swissshhhhhh
i teppisti continuarono a scassinare cabine telefoniche
catene di ciechi caddero in profondi burroni
i giornali aumentarono le tirature
i mezzibusti ebbero i loro indici di platino
perfino il capo dello stato spese belle parole per convertiti
a tumulazione avvenuta
il sole continuò servizievole il suo giro intorno alla terra
gli onnivori a mandibolare
i crisostomi a biascicare litanie
le opere pie si spiegarono a ventaglio
la vita automatica riprese meccanica e assoluta
nel frattempo
i bambini avevano continuato tranquilli i loro giochi
e la signora del piano di sotto
a farsi scopare legata alla sponda del letto
*
sempre più vi stimo
josif vissarionovic
per le purghe dei traditori
per i viaggi blu-gelo dei cacciatori di dote
per le bestemmie imperialiste
espulse dalla prospettiva nevskji
per i pope
che nascosero al popolo il vero pastore
sempre più vi stimo
josif vissarionovic
per la grande follia
che tentò di dar vita alle anime morte
Geniale la prima poesia di Ugo Pierri ma la seconda mi lascia un po’ sconcertato: nella «stima» a Josif Visarionovic – ovvero Stalin – non capisco quanto c’è di ironia e quanto di serietà. Nel (mio) dubbio… ci tengo a dirlo qui in blog: io non lo stimo neanche un’unghia, neanche la pellicina di un dito. Anche perché nelle «purghe dei traditori» finirono ottime/i militanti e milioni di innocenti. Se poi questa seconda poesia era humor, mi “scuso” per non averla capita (db)