Le «ragazze flauto» sono già fra noi?

   Nelle edicole il numero 16 dell’edizione italiana di «Fantasy & Science Fiction»

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«Che nessuno dimentichi una simile notte / Oggi io suonerò il flauto / sulla mia colonna vertebrale» così Vladimir Majakovskij in una delle sue poesie più disperate: ignoro ovviamente se Paolo Bacigalupi (nonostante il nome è statunitense) aveva questi versi in qualche “piega” della memoria quando, nel 2003, ha scritto l’ottimo racconto «La ragazza flauto» che apre il numero 16 – al solito 160 pagine per 5,90 euri – dell’edizione italiana di «Fantasy & Science Fiction», d’ora in poi «F&SF» per brevità.

Quello di Bacigalupi è un racconto geniale, fra musica e sadismo, schiavitù e chirurgia, cannibalismo e rivolta. Il finale è una fragola rossa, una piccola speranza.

In parte connesso – per le trasformazioni coatte dei corpi femminili – al lungo racconto di Bacigalupi è «Ragazzine nel museo delle ossa» (del 20215) di Sadie Bruce, poche pagine dopo.

Fra gli altri racconti di questo «F&SF» mi sono piaciuti abbastanza «Angeli e demoni» – così nel sommario, poi a pagina 105 cambia titolo – di Matthew Hughues e l’insolitissimo (per questo forse si è beccato il Premio Nebula nel 2006) «Vivo con te» di Carol Emshwiller. Per me incomprensibile «Fore!» (del 2001) di Ray Bradbury ma forse perché ignoro del tutto come si giochi a golf. Mediocri gli altri; anche il brillante Paul Di Filippo mi è sembrato meno in forma del solito.

(*) L’immagine sopra è di un vecchio numero dell’edizione statunitense; in rete non ho trovato quella del numero 16 dell’edizione italiana. Ho recensito in “bottega” tutti i numeri di «F&SF» o perlomeno quelli arrivati a Imola e dintorni; lo segnalo anche stavolta prima che sparisca dalle edicole. I tre abituali post del Marte-dì questa settimana avrebbero dovuto essere cinque/sei ma una valanga così mi sembrava esagerata: se tendete l’orecchio sentirete piangere gli altri “pezzi” che devono pazientare una settimana… come voi. (db)

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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