L’Eterno Ricorso dell’Identico

C’è Borges su una panca in riva al fiume che parla con Borges in riva al fiume su una panca. L’uno ha diciotto anni, l’altro ne ha più d’ottanta. Si rincorrono da una vita, l’uno prende la coda dell’occhio dell’altro, l’altro prende la testa e i desideri dell’uno. 
Non è una barzelletta letteraria, è ciò che ti lancia addosso la poesia di Borges, unico autore (eccezion fatta per la Beat Generation e -forse- per Pessoa) che avrebbe dovuto pubblicare poesia nel Novecento. I versi si rincorrono nelle ricorsioni del tempo e dello spazio, si rispecchiano nell’Aleph linguistico che vortica intorno al lettore sprovveduto, anch’esso gettato nell’Eterno Ritorno del Differente, o nell’Eterno Ricorso dell’Identico.
I nostri nulla differiscono di poco” scrive Borges mentre deride l’ego del lettore e, di conseguenza, il proprio. E chi finirà per attribuire la virtù della sua poesia al vizio della sua codardia (la mancata denuncia al peronismo e una serie d’altri silenzi che pochi hanno saputo perdonargli) sappia che l’uomo Borges non ha nulla a che vedere col poeta Borges, ché “è un caso fortuito che sia tu il lettore e io l’estensore di questi poveri versi”. Il Borges uomo avrebbe anche potuto essere un infame, ma il Borges poeta avrebbe trovato i giusti anfratti nei quali infilare un poca di meraviglia per la parola, il mondo e gli specchi.
Proprio come quel Borges giovane non ha granché a che spartire col Borges vecchio, allo stesso modo l’uomo e il poeta si osservano, differenti eppure identici, ritornati come alla vita e alla morte, al tempo stesso manchevoli e perfetti. Borges e Borges, due serie interscambiate, come due Alici nella stessa Meraviglia, come due Gulliver che crescono e che rimpiccioliscono al tempo stesso.Borges&Borges, come una marca di stuzzicadenti o come un ricordo sopito tra le vie di Buenos Aires, quando ancora giovane il poeta si stupisce del niente che lo circonda, delle soffitte polverose, delle poche gioie di cui ammantarsi durante un pomeriggio d’agosto.
L’Eterno Ricorso dell’Identico, mentre i due Borges s’allontanano, certi d’aver incontrato se stesso in un’altra vita, insicuri d’aver riconosciuto il proprio interlocutore.
Proprio come dentro un Libro di Sabbia.
Proprio come nelle migliori Finzioni.
Proprio nel riflesso fasullo dentro L’Aleph.

Riccardo DAL FERRO

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