«L’inganno dell’automa»
Guerre di rete e sicurezza globale: db sul nuovo romanzo di Carola Frediani. A seguire una noticina intitolata «W Disch (non è un refuso)».
Un possibile presente in forma di romanzo. Si inizia con Agnese Bellini in cerca del suo cane: lo troverà ucciso, forse un avvertimento per la giornalista investigativa, «una rompicoglioni». Anche Andrea Fabbri – troppo bello per essere di una donna sola? – si getterà in una ricerca per capire in che guai (spionaggio a Dubai, pare) si sia cacciato un vecchio amico, Oliviero De Rosa. Si continua a saltare fra personaggi molto ben costruiti e luoghi dove sono di casa traffici d’armi, strane società di intelligenza artificiale, riciclaggi di denaro e quella cybersicurezza per pochi che diventa insicurezza per molti,
Carola Frediani sa benissimo di cosa parla perchè le «guerre di rete» sono il suo mestiere (e anche il titolo di un suo bel saggio del 2017): negli ultimi anni si è occupata di sicurezza globale per Amnesty e Human Rights Watch,
Come per ogni giallo che si rispetti, il recensore non svelerà la trama. Vale però annotare che l’Italia incattivita («la decenza oltre i limiti del visibile») è descritta a perfezione; che gli «artisti della supercazzola» sono in agguato; che i falsi progressisti riescono benissimo – cioè orribili e inutili – in questa foto.
I sogni di Caterina sono «un inconscio messo sul programma centrifuga» e un abat-jour traforma il suo monolocale «in un dipinto caravaggesco ambientato all’Ikea». Del resto anche chi legge saprà che certe strade della Milano modernella sembrano «un quadro di De Chirico ambientato a Singapore». Michel è un gay geniale, soprattutto quando finge. Quello che tutti chiamano «Igor il russo» è un cattivo doc ma con due punti deboli. Se andare in «zipline» vi fa sudare freddo mi associo. E’ difficile essere dalla parte giusta – anche perchè «Nt’ogni mandria c’è na pecura rugnusa» – ma bisogna provarci.
Sarà capitato anche a voi di incontrare qualcuno che sentenzia come il Tex dei fumetti. Più raramente avete incrociato un uomo che parla come un romanzo di Harmoy. Difficilissimo poi incontrare un magistrato che alla domanda «quante volte è stata fatta giustizia in questo Paese?» risponde «Meno della quantità di occasioni che abbiamo avuto per farla».
In due passaggi chiave del libro ascoltare le meravigliose Nina Simone e Billie Holiday ci aiuterà… inquietandoci.
A fine libro la dedica: «a Daphne Caruana Galizia, e a tutte le giornaliste uccise perchè smascheravano il potere».
Un editore davvero particolare visto che nasce come enciclopedia on line su Venezia e ospita il Museo virtuale della cartolina storica veneziana. Dall’antica Venezia al presente cyber: un bel salto.
L’inganno dell’automa
di Carola Frediani
edizioni Venipedia, 2025
288 pagine, 15 euro
«W DISCH, non è un refuso»
Come avete capito leggendo fin qui: W il bel libro di Carola!
Però mi resta un po’ di fiato per urlacchiare «W Disch». Non è un refuso: sto pensando a Thomas Disch, meno noto di quel Philip Dick che ora viene cavalcato dai modaioli che tutto/nulla sanno… al punto da sembrare un Bruno Vespa anfetaminico.
Se «L’inganno dell’automa» merita un viaggetto in libreria o una cliccata, anche il romanzo di Thomas Disch (176 pagine per 7,90 euri) vale un saltino in edicola ove sarà – come Urania 274 – per tutto novembre, in una nuova traduzione integrale di Fabio Feminò.
Risale al 1965 «Gomorra e dintorni» – titolo originale «The Genocides» – ed era il suo esordio ma sembra scritto oggi; la differenza evidentemente è che allora era innovativo (per linguaggio e personaggi) in modo impressionante mentre oggi abbiamo letto libri simili.
Sicuramente Thomas Disch (1940-2008) ha scritto di meglio, soprattutto «Campo Archimede» (*) e tanti racconti, ma anche qui bastano un paio di graffi per squarciarci il cuoricino. Non solo per il finale – stracitato dai fans – o per le incomprensibili sfere incendiarie, non solo per il «dio furioso» e la vendetta che animano i due protagonisti, e non solo per la cosa innominabile (se pensate al sesso siete fuorissimo strada) o per le mille Piante che sono una sola… ma perchè Disch ci propone una Manna “laica” all’altezza dei tempi bui e ragiona sugli ecosistemi con la disperata sapienza di noi “catastrofati” del mondo reale 60 anni dopo.
Per invogliare chi sta leggendo a recuperare i racconti dischiani conviene rubare le parole a Salvatore Proietti (negli “approfondimenti” che chiudono questo Urania): «nella perfezione tecnica… è il miglior successore di Ray Bradbury e Theodore Sturgeon, anche nella capacità di rivisitare ogni variante del fantastico, con uno strabordante amore per la letterarura. I suoi racconti sono carichi di inquietudine ma sempre con un soghhigno ironico: riscritture di trame conosciute, complessi giochi letterari ispirati dalla fs e dal gotico come dall’avanguardia di Kafka, Bechkett e Borges». Buon viaggio.
(*) in “bottega” cfr «Campo Archimede» di Enrico Voccia.
Da qualche tempo è ripresa la “buona” abitudine del martedì. Con «di Marte si parte» in “bottega” ci sarà – ogni martedì – almeno un articolo dalle parti della fantascienza (e/o del fantastico). Ci sarà… SCSP ovviamente, sigla che sta per «Salvo catastrofi sempre possibili». Si accettano, anzi si sollecitano, contributi e critiche, segnalazioni e commenti, al limite invio di libri agli/alle squattrinati/e “martediane/i” che siamo noi.





