«L’Italia che non sa ridere» di Giuliano Bugani

Giuliano Bugani è operaio, giornalista, poeta. Questo suo «Noi che non sapevamo ridere» è dedicato al popolo dell’Aquila.

Cà del Vento è la casa dei matti. A Imola. La città dei matti. E’ una struttura protetta all’interno del grande manicomio abbandonato. Il manicomio venne svuotato dopo la legge Basaglia. Cà del Vento io l’ho vista. Io sono stato dentro il grande manicomio di Imola. A vedere Cà del Vento. Ho visto le persone di Cà del Vento. Ho visto i matti. Uomini. Donne. Giovani. Anziani. Vivono insieme. Mangiano insieme. Cucinano insieme. Li ho visti parlare tra di loro. Cà del Vento mi ha commosso. Quelle persone mi hanno commosso. C’era la responsabile volontaria ad accompagnarmi. Una donna stupenda. Imola è stupenda. Dicono che la struttura del grande manicomio abbia ispirato la costruzione dei lager nazisti. La forma esterna architettonica. La forma interna dei corridoi. La forma dei campi esterni. Lager nazisti. Poi sono stato all’Aquila. Subito dopo il terremoto. C’era una sopravvissuta ad accompagnarmi. Una donna stupenda. Ho visto altri sopravvissuti. Uomini. Donne. Bambini. Anziani. Li ho visti parlare tra loro. Li ho visti mangiare insieme nelle mense degli sfollati. Li ho visti vivere insieme. L’ Aquila mi ha commosso. Quelle persone mi hanno commosso. L’Aquila è una città stupenda. Dicono che la struttura del terremoto abbia fatto ridere i nazisti di oggi. La forma dei morti. La forma dei cadaveri giovani e meno giovani. La forma delle case crollate. Abbandonate. Nuovi lager nazisti di oggi. Allora ho pensato a Cà del Vento. Quando un uomo anziano si avvicinò a me. Aveva la barba folta. E gli occhi di bambino. Sorrise e mi disse: “ Sono contento di vederti. E di conoscerti. Sai, noi non sapevamo ridere.” E se ne andò. Impotenza e colpa mi assalirono. E pensai a quell’uomo che non aveva mai riso in vita sua. Chiuso per una vita in un grande manicomio lager. Prima di entrare a Cà del Vento. E pensai a quei nuovi nazisti di oggi. Che sapevano ridere davanti a figli morti. Voglio ritornare a Cà del Vento. Perché so che un nuovo vento sta arrivando. Dove anche L’Aquila tornerà a volare.

Giuliano Bugani è operaio, giornalista, poeta, bravissimo documentarista, autore di testi teatrali. Dove troverà il tempo per fare tutto ciò rimane un mistero. Scrive sparandosi musica “durissima” con le cuffie e anche questo per me resta abbastanza misterioso. Sono fiero di aver fatto la prefazione al suo bel romanzo; se volete sapere di cosa parla guardate la mia recensione su questo blog: s’intitola «Padre m/nostro».

Se vi interessano i dati biografici Giuliano è nato a Ozzano Emilia il 22 ottobre 1961. Nasce in casa della madre e del bisonno, socialista anarchico e fondatore della prima Cooperativa Muratori di Ozzano all’ inizio del 1900. Diplomato tornitore nel 1978 alle Aldini Valeriani di Bologna, è attualmente tornitore, fresatore, saldatore, in fabbrica. Da poco in Cig (Cassa Integrazione Ordinaria). Ex delegato per la Fiom-Cgil negli anni ’80 e ’90.

Spero di averlo spesso sul mio blog.

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