«L’Italia che piange» di Giancarlo Biffi

Anche questa settimana ospito un articolo di Giancarlo Biffi.

C’è del marcio in Italia, non solo per il fango che sta sommergendo territori e regioni ma anche per la quantità impressionante di denaro poco regolare che continua a scivolare nelle tasche di politici e imprenditori. Tutto è connesso: dai due condoni edilizi in pochi anni, alla volontà di realizzare il costoso e poco utile ponte sullo Stretto di Messina, a una protezione civile utilizzata per evitare controlli e verifiche. Intanto la gente piange, piange chi è travolto da frane e valanghe, piange chi non può rientrare nella propria casa, piange chi perde il posto di lavoro. Il problema dell’Alcoa, della Merloni, della Fiat di Termini Imerese e della continua emergenza idrogeologica, sono correlati. Scelte sbagliate, malaffare, nepotismo, interessi disdicevoli. La ristrutturazione aziendale è sempre più sinonimo di licenziamenti, pare che la sola maniera per sanare i bilanci sia quella di espellere personale dalle aziende, pensare di ridurre i margini di profitto o gli stipendi a manager sopravalutati non è mai in discussione, e così le aziende come la Fiat premiano con ulteriori denari i suoi Marchionne e Montezemolo per la meritoria opera svolta. L’Italia fa acqua da tutte le parti e non solo metaforicamente, le alluvioni e la nuova tangentopoli danno la reale temperatura di un Paese febbricitante, al limite del collasso e che solo l’impegno di tante donne e uomini “di buona volontà” potrebbe curare. Disarticolare l’intreccio politica e affari, penso sia un compito al limite dell’umano. La politica è al servizio dell’economia, i partiti nascono per tutelare interessi legittimi di strati sociali e categorie. La beffa dei tempi in cui viviamo, è che la tutela delle classi alte negli ultimi anni si è rafforzata mentre chi curava gli interessi degli strati bassi ha smarrito per strada la sua originaria missione. Scegliere di stare da una parte in contrapposizione dialettica all’altra non solo è giusto ma è auspicabile, ciò che invece abbiamo è un Paese in cui ognuno fa quello che vuole non rappresentando più chi lo ha eletto ma tutelando solo se stesso o la lobby di appartenenza. Ad una società che crede che il denaro sia tutto, dimenticando che la vita è effimera, occorre ricordare che un amico, una campagna, un sogno, valgono più dei milioni riposti nelle banche.

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