Londra, cervelli e braccia: giovani italiani…

… fra voucher, lavoro in nero e nuova emigrazione

di Gian Marco Martignoni

MauroBiani-lavoro

I giovani fuggono dall’Italia in cerca di un’occupazione e a Londra vivono ormai 250mila italiani, quasi gli abitanti di una città di media provincia.

Al di là del reiterato rilancio della notizia sulla stampa borghese e di provincia, le ragioni per cui i nostri giovani emigrano in Gran Bretagna sono da ricercarsi in una semplice comparazione: il nostro Paese, che storicamente brilla per il basso tasso di attività della forza lavoro, ha poco meno di 22 milioni e mezzo di occupati; la Gran Bretagna, che ha pressoché la nostra popolazione, vanta 30 milioni di occupati.

Dopodiché questa considerevole differenza è la naturale spiegazione del dilagare del lavoro sommerso e in nero nel nostro Paese, tanto che gli ultimi dati sull’occupazione, come ha ben rilevato Marta Fana – su «il manifesto» del 6 ottobre – non a caso vedono l’esplosione della vendita dei buoni lavoro (+ 73% rispetto al 2014).

In pratica fra gennaio e fine luglio di quest’anno sono stati venduti 61.933.279 voucher, cioè 26 milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2014. Una tendenza confermata dal dato dell’Inps relativamente al mese di agosto, con ben 9 milioni e 182.760 voucher venduti.

Proprio perché i buoni lavoro hanno perso la caratteristica dell’occasionalità riservata inizialmente ad alcuni comparti lavorativi (l’agricolo, i servizi alla persona, le imprese di pulizia ecc.) e ad alcune specifiche fasce di lavoratori (studenti, pensionati) la loro progressiva estensione a qualsiasi attività normata dalla legge li ha fatti diventare lo strumento perfetto per mascherare il ricorso al lavoro nero.

Il trucco è semplice: i lavoratori e le lavoratrici vengono fatti lavorare in nero, poi vengono loro distribuiti un certo numero di voucher alla settimana o al mese, di modo che se dovesse arrivare una ispezione gli stessi non risulterebbero totalmente in nero.

D’altronde lavorare con i voucher non prevede nessuna forma di regolamentazione della prestazione lavorativa, dato che il legislatore ha stabilito l’importo di 7 mila euro l’anno come tetto massimo per ogni singolo lavoratore cumulabile in voucher su più committenti.

Se questo è lo stato e la prospettiva del nostro mercato del lavoro già precarizzato all’inverosimile, altro che fuga all’estero delle nuove generazioni!

     Varese, 13 ottobre 2015

LA VIGNETTA E’ DI MAURO BIANI

Redazione
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