Mi sciacquo le ascelle

di Rom Vunner

piccioniUn luogo mistico le stazioni ferroviarie nella pianura padana, soprattutto la mattina presto, nei mesi invernali. In alcune mattine limpide, le ultime stelle, almeno le più grandi, diciamo un po’ meno di quelle che vedeva Marco Valdo, 2 o 3, splendicchiano nel cielo. La Luna però, in queste mattine, si vede abbastanza bene. Fa un freddo cane ma cerchi di fartene una ragione, almeno non c’è la nebbia e non piove. Altri giorni c’è la nebbia, molto spesso gelata, un po’ come respirare una granita allo smog. A volte piove, magari di traverso per cui anche le tettoie non riparano. Poi dicono che qui al nord siamo dei musoni: se il buon giorno si vede dal mattino!?

Quando arrivi in stazione cerchi informazioni sul tuo treno, che è sempre il medesimo treno ma cerchi di scoprire se sarà al solito binario o se lo hanno cambiato, poi cerchi di capire se è in ritardo. È mattina, è buio, ci sono le luci artificiali, fai un po’ fatica a leggere sui mini tabelloni. Appena schiarita la vista con questa ginnastica oculare mattutina, ecco che ti si apre un mondo: un mondo di pubblicità, pubblicità su schermi grandi e limpidi, pubblicità su tabelloni enormi e ben curati nei caratteri, pubblicità su enormi parallelepipedi ruotanti. E cosa ci vedi oggi? Il faccione di Bersani impera su quasi la totalità dei tabelloni.

Gli altri tabelloni proclamano le fantastiche qualità di un prodotto contro l’herpes. Il treno è in ritardo di dieci minuti. Inizio a riflettere cercando il sicuro nesso tra i due cartelloni. Nella nebbia mi appare un lampo, la soluzione: il prodotto contro l’herpes è l’equivalente di Bersani, non sarà bello andare in giro con quell’affare in faccia ma sempre meglio dell’herpes.

Salgo sul treno e mi accomodo tranquillo di quella connessione subliminale che potrebbe colpire l’ignaro pendolare all’alba.

Alla stazione di cambio cerco le stesse informazioni ma l’occhio, ormai abituato, viene subito colpito da gigantografie fisse e ruotanti di Bersani. La nebbia non si è ancora diradata e il sole non pare voler mai sorgere, fa un freddo bestia ma, per fortuna, il treno è in orario, mancano solo dieci minuti. Guardo l’altra pubblicità imperante, questa volta non è una cura contro l’herpes, questi nuovi cartelloni pubblicizzano un lassativo. Il nuovo nesso subliminale che colpisce il consapevole pendolare all’alba, mi è subito chiaro.

Epilogo

Nel frattempo è iniziato a piovere. In questa stazione esiste un intrigante sistema di scolo delle acque piovane. Sulle colonne che sorreggono la tettoia ci sono dei fori, da questi fori esce zampillando, come da un putto metalmeccanico, l’acqua. Il tutto provoca degli allegri schizzetti sul marciapiede intorno, questi schizzetti colpiscono il pendolare che  ci si avvicini mezzo addormentato,. Questo ovviamente favorisce il progressivo immedesimarsi del pendolare stesso con il musone nordista.

Arrivano planando un 5/6 piccioni che iniziano a saltellare intorno agli schizzi. Iniziano a giocarci, non c’è un altro termine per dire cosa stanno facendo. Poi, a turno, alzano un’ala e si mettono dove gli schizzi sono più forti. La cosa sembra divertire un casino sia il piccione che alza l’ala che quelli che guardano. Lo fanno a turno, se fossero uomini direi che si stanno allegramente lavando le ascelle in gruppo, con l’acqua fredda, in mezzo alla nebbia ma lo fanno insieme, perché vogliono e si divertono.

La foto sopra voleva riprenderli, non si vede niente ma era buio, c’era la nebbia e pioveva e io non sono John Belushi.

Rom Vunner

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