Mi sentivo vento

Una (prima) scordata personale

di Christiana de Caldas Brito (*)   

Se qualcuno mi chiedesse di raccontare un momento già vissuto che non riesco a scordare, più facilmente avrei pensato a un momento difficile, triste o tragico, piuttosto di pensare a un momento allegro. È una tendenza comune questa di ricordare traumi, frustrazioni, dolori. Forse perché urtano i nostri desideri e aspettative. Ma agendo così ci nutriamo di eventi tristi.

Nei giornali, nei notiziari della radio e della tv predominano notizie tristi. Rare quelle che rinforzano la gioia di vivere.

Dove sono i momenti allegri della nostra storia personale? Vogliamo considerarli importanti? È lo scopo delle scor-date personali che saranno pubblicate in questo blog. Proviamo a vedere se un ricordo allegro stimola l’energia giusta per avere un’ottica più ottimista nel quotidiano.

Una sola regola da rispettare: gli episodi raccontati debbono aiutarci a riscattare l’allegria.

Ecco la mia scordata personale.

Una strada di Rio de Janeiro, la mia città. Al numero 44 di quella strada abitavo io. Al numero 48, la mia amica Olívia. Né lei né io avevamo la bicicletta, ma Dulce sì. E Dulce, la sorella più grande di Olívia, non solo mi prestava la sua bici, ma reggeva pure il sellino mentre io (avevo sei, sette anni) a zig zag seguivo il mio percorso (sempre lo stesso) da un angolo all’altro della strada. Io pedalavo e Dulce correva e reggeva il sellino della bici. Grazie a lei, riuscivo a mantenere l’equilibrio e a proseguire il mio giro (per ogni mezz’ora dovevo dare a Dulce 5 figurine dei calciatori).

Era un giorno come tanti altri, senza alcuna caratteristica che lo rendesse diverso. Pedalavo come sempre, a zig zag, fiduciosa nell’aiuto di Dulce. Le mie gambe descrivevano cerchi, i piedi ben poggiati sui pedali. Che bello acquistare velocità ed essere spettinata dallo scirocco. Con la bici andavo forte ed ero sorpresa che Dulce non fosse stanca e mi seguisse nonostante la mia velocità. Improvvisamente capii cosa era successo. Dulce non mi reggeva più. Mi aveva mollato! Avevo imparato ad andare in bicicletta!

Se guardo con gli occhi di oggi, vedo nella gioia di quel momento la conquista di un sapere che mi rendeva più libera. Era come se Mercurio mi avesse dato la mano. Mi sentivo vento, mi sentivo passero. In realtà, non ero che una bambina che per la prima volta andava da sola in bicicletta. Ci vorrebbe una canzone di Lucio Dalla per accompagnare l’ebbrezza di quel momento.

(*) è una nuova proposta… dite “wow” e mettevi a scrivere. In allegria. Mica vorremo specializzarci in tristezza, no?  (db)

 

 

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