Monfalcone e islamismo

di Danilo Tosarelli – Nelle settimane precedenti il Natale è esploso il caso Monfalcone.

Il sindaco è Anna Maria Cisint, eletta nel 2016 e oggi al suo secondo mandato.

Esponente della Lega e da sempre figura prediletta dal segretario Salvini.

La Cisint ha deciso di chiudere i 2 luoghi di culto islamici, creando un putiferio.

Immediata la risposta dei tanti cittadini musulmani, con una grande manifestazione.

All’ordine del giorno, il diritto di culto garantito dall’articolo 8 della nostra Costituzione.

A Monfalcone risiedono 30mila abitanti, dei quali 7mila sono di fede musulmana.

E’ stata la Fincantieri a favorire negli anni questo afflusso di manodopera straniera.

Servivano tanti lavoratori nei cantieri navali e sono arrivati soprattutto bengalesi.

Bene precisare. Nessuno è arrivato con i barconi o attraverso la rotta balcanica.

Il sindaco Cisint, da anni denuncia il rischio di islamizzazione del nostro territorio.

Trova ad esempio insopportabile, che le donne islamiche facciano il bagno vestite.

A suo dire, si lamenterebbero i turisti delle spiagge di Marina Julia e Marina Nova.

Viene meno il decoro di quei luoghi, con gravi ripercussioni di carattere economico.

Questa sua battaglia ideologica trova riscontri persino nel gioco del cricket. Vietato.

Per i bengalesi il cricket è lo sport nazionale, come lo è per noi il calcio.

Da anni si discute e si litiga sull’opportunità di concedere spazi adeguati al gioco.

La Polizia Locale in più occasioni è intervenuta , sanzionando ragazzi bengalesi.

Ecco perchè il sindaco Cisint avrebbe chiuso i 2 luoghi di culto islamici. Riporto.

Sarebbero in realtà delle moschee e nelle moschee potrebbero annidarsi terroristi.

Non sono rari i casi dove nel mondo, alcune moschee hanno offerto tali coperture.

Altro motivo è il sovraffollamento. Chiusura dovuta a motivi di sicurezza.

Don Flavio e don Paolo Zuttion sono i 2 parroci di Monfalcone e non sono d’accordo.

Non temono alcuna islamizzazione e non temono i covi di fanatici integralisti.

” I musulmani non sono i nostri invasori e nemmeno i nostri nemici, ma sono fratelli.

Fratelli giunti in questa terra, perchè chiamati dal lavoro che altri non facevano…”

Quando si parla di islamizzazione, sarà bene affrontare la questione meglio.

La Islamizzazione è il proselitismo in favore dell’Islam per favorire conversioni di massa.

Alcuni dati. Le moschee ufficiali in Italia sono 12, delle quali 6 complete di Minareto.

I luoghi di culto islamico sono oltre mille, più le famose e discusse “moschee nei garage”.

Le parrocchie cattoliche sono oltre 25mila e sono 100mila le chiese e cappelle presenti.

Nel 2030 il 5% della popolazione italiana sarà musulmana. Nel 2050 sarà il 10%.

Resta un’emergenza la scarsa natalità italiana, ma sappiamo che i motivi sono diversi.

Ingenerare continui allarmismi, crea tossicità inutili nel già complicato dibattito politico.

Restano invece irrisolti alcuni aspetti della questione riguardante la libertà di culto.

L’ignoranza su aspetti così rilevanti, provoca contrapposizioni ideologiche spesso sterili.

Mi piace studiare ed approfondire proprio per ricondurre al bandolo della matassa.

Abbiamo già detto, che la nostra meravigliosa Costituzione garantisce libertà di religione.

Ma lo sapevate che non esiste un Concordato tra Stato e Religione Musulmana?

Ci si sta tentando da oltre 20 anni, con governi diversi, ma senza mai arrivare al dunque.

Questa intesa è stata stipulata con altre religioni minori, ma non con chi rappresenta Islam.

Ebraismo, Buddismo, Induismo, Valdesi e persino l’Associazione “Chiesa d’Inghilterra”.

I Musulmani in italia sono oggi poco meno di 3 milioni e sono la seconda religione nazionale.

Numeri importanti che non hanno però un riconoscimento, che metta al riparo da polemiche.

Quando si stipula un’intesa, la controparte deve essere un soggetto unitario, definito.

Ma oggi, chi può parlare a nome dei Musulmani d’Italia? Sono tante le attuali organizzazioni.

Il quadro giuridico è piuttosto incerto. Esiste un Patto, ma non un Concordato e c’è differenza.

” Il Patto Nazionale per un Islam Italiano” è stato sottoscritto nel 2017, ma non ha risolto.

Infatti vi hanno aderito le principali realtà musulmane in Italia, ma non tutte. Un problema.

La “Grande Moschea di Roma” inaugurata nel 1995 è oggi l’unico ente riconosciuto dall’Italia.

Molte organizzazioni islamiche non sono dotate di personalità giuridica. E’ un problema rilevante.

Agostino Cilardo è un esperto di diritto islamico all’Università Orientale di Napoli. E’ sul pezzo.

” Sono molte le attuali organizzazioni, ma esiste anche un altro rischio, che va tenuto presente.

Che un autoproclamato Imam possa improvvisare una moschea in una abitazione privata.

E quindi propagandare un Islam radicale…”

In mancanza di un Concordato e quindi a regole nazionali definite, ecco nascere le complicazioni.

Spetta al Sindaco destinare specifiche aree o edifici da adibire a luoghi di culto musulmano.

Districarsi nel ginepraio delle norme urbanistiche diventa compito improbo e soggetto a critiche.

Inutile dire quanto sia discutibile ogni decisione presa nel merito. E quanto incidono i pregiudizi.

In un quadro così complicato ed indefinito, le ” moschee nei garage” continueranno a dividere.

Da una parte il sospetto ed il pregiudizio, dall’altra una tolleranza di principio che poco si interroga.

Tutto ciò mi ricorda molto il problema della rappresentanza del popolo palestinese. Un dramma.

Da anni l’alibi per Israele ed il mondo occidentale per non arrivare ad una soluzione del conflitto.

Prosegue la mia ricerca personale, che rifiuta di arrendersi davanti a pregiudizi e liturgie varie.

Redazione
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