Musiche dell’universo accanto

«Noi siamo i suoni allo stato puro. Salvaci». Nel sogno folletti, bambini e angeli «galleggiano» in un vuoto «saturo di stridori dissonanti ed echi», un «extramondo di pure entità sonore».

Pur se di religione protestante, Arnold Schoenberg ha la “colpa” di origini ebree. Per di più la sua musica dodecafonica è considerata dai nazifascisti pericolosa come quella «degenerazione culturale», le pretese arti o pseudo-scienze negroidi e/o comuniste dei vari Freud, Einstein, Kandinskij. Il suo futuro dunque è pieno di minacce in una Vienna dove sulle saracinesche si scrive «sporco ebreo» per indicare il bersaglio da colpire. E’ in questo doloroso passaggio storico, nella solitudine affettiva di Schoenberg, ma anche nella «responsabilità immane» di scrivere una pagina nuova per la musica, nel suo entusiasmo di ricercare, di liberare le «entità-suono» che Vittorio Catani ci conduce con il suo breve ma splendido racconto – dove mescola dati biografici con elementi di pura invenzione – «I suoni del silenzio», il quale dà anche il titolo alla sua ultima antologia.

 

Sottotitolo «racconti fantastici» e una copertina che gioca (in prima e in quarta) variando colori e prospettiva della stessa immagine di una donna con i capelli-foresta: si presenta così la mini-antologia «I suoni del silenzio» per proporre tre racconti di Vittorio Catani uniti dalla passione per la musica. Il volume (92 pagine per 12 euri) è uscito da Florestano edizioni nel 2009 ma io l’ho scoperto solo poco tempo fa e finalmente trovo il tempo per segnalarlo su codesto blog dove già avete incontrato racconti di Catani e mie recensioni come quella (25 febbraio 2010) al suo bellissimo «Il quinto principio».

 

Il secondo racconto, «Sogno di mille laghi», ci conduce alla ricerca dell’Ottava sinfonia di Jean Sibelius che, più volte annunciata, non venne mai ritrovata. L’inizio è in toni realistici ma sempre più irrompe il magico. «Per risalire alle origini dell’orchestra» bisogna «scavare nelle foreste» e nel verde del canneto c’è qualcosa «fra il Re e il Mi bemolle che non tutti avrebbero saputo distinguere o suonare».

Mentre infuria la tremenda «Guerra d’inverno» («100 giorni a 40 gradi sotto zero») con l’eroica resistenza della piccola Suomi contro l’Urss, offrono a Sibelius di fuggire negli Usa; come altri «illustri esuli europei» ma lui solo nelle foreste finlandesi può continuare a scrivere – e poi bruciare, insoddisfatto – la sua nuova opera. Cercando un suono fra La e Sol diesis sotto il Do nella chiave di basso, sul pianoforte; quattro sesti circa di tono sotto il La e due sopra il Sol Diesis […] Questo suono è per me il momento in cui nella notte comincia a intuirsi un fantasma di luminosità del giorno incipiente». Forse c’è una «Musica Primordiale» da ritrovare, quella in cui «uova di folaga» scivolarono dalle ginocchia di Luonnatar, «Madre delle acque» e i frantumi «formarono terra, cielo, astri, profondità e secche dei mari». Potranno suonare ancora? E se Sibelius ci fosse riuscito e, proprio per quello, avesse deciso di bruciare lo spartito? O se la musica a volte potesse esprimersi solo nel silenzio?

 

«Di riciclaggi del cavolo è satura l’intera biosfera» si sa. A chiudere questo trittico fanta-musicale di Catani «La musica è finita». Siamo dalle parti del jazz e del futuro prossimo ma anche nell’incubo ricorrente dei compositori che ormai – dopo miliardi di brani – si possa solo plagiare (un tema che era al centro di «Elefanti malinconici», il racconto con cui Spider Robinson vinse un meritatissimo Premio Hugo). E in questo caso più non si può svelare perchè Catani è «struggente oltre misura» proprio come il “motivetto” che all’inizio del racconto Shani propone a Martina.

 

Il mio 2010 di letture fantascientifiche termina con un grande (ma purtroppo non abbastanza conosciuto) autore italiano alle prese con le musiche perdute; probabilmente il 2011 “di Marte si parte” comincerà con un Valerio Evangelisti ovvero l’ultima avventura di Eymerich. Un piede nella fantascienza o nella staffa accanto (il fantastico, lo stupore, il meraviglioso) per meglio capire che la più pericolosa fra le illusioni è – grazie Paul Watzlawick che ce lo hai ricordato anche tu – credere che esista una sola realtà

Redazione
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2 commenti

  • Ciao Daniele, ieri sera ho lasciato breve un commento ma ora non lo ritrovo. In sostanza ti ringraziavo di cuore per le tue bellissime parole, augurandoti buone festività e sereno nuovo anno!
    Un forte abbraccio.
    Vittorio
    PS – Hai il mio volume “L’essenza del futuro”?

  • premessa necessaria.
    Vittorio Catani all’inizio dell’anno mi aveva inviato in regalo il suo libro quasi in anteprima e quello che segue è quanto mi ero sentita di scrivergli… mi permetto di riproporlo al Mare Nostrum di Daniele e altr*
    (dopo ben due-interventi-due sul blog posso tornarmene in letargo, in primavera svegliatemi, ma se la rivoluzione si fa prima avvertitemi, non me la voglio perdere)

    …Cito da pag. 12 “.. io, semplicemente, sto elaborando una musica nella quale ciascun suono, nessuno escluso, riesca ad avere lo stesso diritto di cittadinanza e la stessa assoluta eguaglianza relativa. Questo è tutto”.
    Potrei concludere qui. Perchè in questa frase è racchiusa la ferma convinzione del nostro essere umani. E quindi il “di più” potrebbe sembrare una forzatura.Ma ci provo.
    Ciò che mi ha colpito nel tuo libro è proprio il silenzio dei suoni; dentro di me, nella mia testa risuonano e si srotolano parole che raccontano (sensazioni, paesaggi, situazioni, pensieri, musica, non ha importanza) e nel racconto si instaura una gerarchia sensoriale per mezzo della quale alcune impressioni si fissano e non si allontanano: il mondo fatato di un’aurora boreale, la musica delle sfere celesti, l’umanità cafona dalla quale si allontana la Musa.
    Ma soprattutto il tintinnio di quel cucchiaino “che urtava la tazzina”: E’ questo il suono del silenzio? Per me, sì.
    E di sicuro il silenzio del suono, viceversa, non è la mancanza. E’ la pace raggiunta, finalmente, l’equilibrio vitale, il respiro ampio della nostra mente, della nostra ragione e del nostro cuore. Di noi, umani finalmente.
    Ecco, Vittorio, questo è quanto ho provato (e che ancora provo, devo ammetterlo, ripensandoci) leggendo il tuo libro. Senza aggettivi, perché li racchiude già in sé.
    Mi hai fatto un grande regalo e ti ringrazio.
    Quando dici che la tua mentalità è tarata per la fantascienza non dici completamente il vero, devi aggiungere che come tutti sei tarato per i sogni, le speculazioni e le speranze; ma molto spesso, al contrario di te che le trasmetti, non ci si accorge di queste potenzialità. Altrimenti non saremmo alle prese con un mondo ed una società che non ci rappresenta.
    grazie ancora e .. non perdiamoci di vista.
    bianca

    appunto … non perdiamolo di vista!
    b

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