Nel Nicaragua orteguista cade l’ultimo Comandante

Bayardo Arce, agli arresti domiciliari dal 28 luglio scorso, dopo una perquisizione della sua abitazione e del suo ufficio, è il simbolo vivente dell’involuzione del sandinismo verso l’orteguismo.

di Bái Qiú’ēn

Anche l’ultimo Comandate della Rivoluzione pare sia nei guai. Guai grossi: Bayardo Arce è agli arresti domiciliari dal 28 luglio, dopo una perquisizione della sua abitazione e del suo ufficio. Eppure è il simbolo vivente della involuzione del sandinismo verso l’orteguismo: nel periodo della guerriglia contro la dittatura somozista faceva parte della tendenza «Proletaria» e dopo la sconfitta elettorale del 1990 divenne il rappresentante degli imprenditori legati all’orteguismo. Da proletario dichiarato a imprenditore.

Da tempo era sparito dalle cronache (circa tre anni) e i suoi detrattori affermavano che fosse a causa della sua passione per gli alcoolici.

Era un buon oratore, anche se fortemente demagogico: lo ricordo in un paio di comizi negli anni Ottanta, uno a Managua e un altro a Estelí.

Il 19 luglio, nell’anniversario della Rivoluzione, Daniel ha ordinato a tutti i suoi sostenitori di vigilare «affinché non ci sia più spazio per terroristi, cospiratori, traditori, perché sapranno che non appena scoperti, saranno catturati e processati». Nella piazza erano presenti circa trentamila persone, la totalità su invito e in maggioranza poliziotti e militari in borghese o in divisa, militonti della Juventud Sandinista e dipendenti statali. «Siamo in pace, ma questo non significa che il nemico stia riposando. Il nemico sta sempre tramando». Per questo, ha affermato, occorre mantenere viva la vigilanza rivoluzionaria. Dopo quasi un’ora e mezza di parole pronunciate con voce stanca e lenta, buona parte degli astanti era in dormiveglia, se non proprio assopito: più rivoluzionariamente vigili di così!

Per venire all’oggi e mantenere vivo il concetto di vigilanza rivoluzionaria, la sera di domenica 27 luglio è stata annullata a Bayardo Arce la scorta di protezione e i vigilantes privati ubicati presso il suo ufficio sono stati allontanati; la mattina di lunedì 28 è stato “accompagnato” presso il comando centrale della polizia per un “colloquio”. Dopo essere stato riaccompagnato alla sua abitazione, l’edificio è stato circondato da alcune pattuglie di poliziotti. Altri hanno sequestrato dispositivi elettronici (cellulari e computer). Pare anche che gli sia stato ritirato il passaporto.

Prima di lui erano stati posti agli arresti domiciliari (non ufficiali, ma effettivi) i comandanti Humberto Ortega, il fratello di Daniel, ed Henry Ruiz («Modesto»). Oltre al figlio di Carlos Fonseca, fondatore del FSLN.

Naturalmente nulla di ufficiale è ancora noto, sebbene la notizia sia di dominio pubblico. Non si sa quali siano le accuse contro di lui, ma forse non servono: ormai l’orteguismo agisce contro chiunque può essere potenzialmente critico. Nel corso delle proteste popolari spontanee del 2018 aveva comunque riconosciuto come errore politico imporre dall’alto la riforma dell’Instituto Nicaragüense de Seguridad Social (INSS).

Sarà difficile accusarlo di essere un «traditore della Patria», visto il suo sostegno all’orteguismo fino a ieri. Tutto è però possibile in un Paese dove persino pensare con la propria testa è proibito e dove la dedizione alla coppia presidenziale è d’obbligo. Pena la scomunica.

Non a caso, nel suo discorso del 19 luglio Daniel ha sostenuto che la repressione degli oppositori non è soltanto legittima, ma necessaria. Ormai non tenta neppure di mascherare ciò che attua quotidianamente come la difesa della sovranità contro il tentativo di golpe organizzato e diretto da Washington. Nessuno è al sicuro, neppure chi mostra una fedeltà incondizionata: in generale una costante sensazione di insicurezza per la propria incolumità è l’arma preferita di ogni potere autoritario. Con questo sistema l’orteguismo divide sempre più la popolazione in tre settori: gli amici, i nemici e gli indifferenti. Esattamente come fece la famiglia Somoza a suo tempo. L’orteguismo ha ripristinato la logica delle Tre P: «Plata para los amigos, Plomo para los enemigos y Palos para los indiferentes», Soldi per gli amici, piombo per i nemici e bastonate per gli indifferenti.

La frase retorica del 19 luglio «Todos somos Daniel» è soltanto una frase retorica, alla prova dei fatti: tutti possono essere o diventare nemici dell’orteguismo, soprattutto i sandinisti più convinti (non è il caso di Bayardo, comunque).

Non si tratta di costruire un nemico qualunque, occorre costruire un nemico potentissimo, che rappresenta un pericolo enorme. Un nemico subdolo e capace di infiltrarsi persino tra i più ferventi sostenitori. Insomma: un golpe blando e strisciante, ma costante.

Non erano quattro gatti quelli che protestavano nel 2018? I famosi «puchitos*», come li definiva in modo dispregiativo Rosario Murillo nei suoi quotidiani sproloqui (a partire dal 13 agosto 2018)? Dopo oltre sette anni ce ne sono ancora in Nicaragua o spuntano come funghi nonostante la continua repressione?

Dal 2007 in poi, le politiche attuate da Ortega e Murillo sono state più simili a una continuazione di quelle dei tre governi neoliberisti che si sono succeduti tra il 1990 e il 2006 che a una continuazione della esperienza sandinista dal 1979 al 1990. Molti “protestanti” nel 2018 scesero in piazza contro questa situazione. Dal 2018 a oggi l’orteguismo non ha attuato alcuna riforma strutturale, anzi ha fatto di tutto per aumentare l’isolamento internazionale del Paese e aggravare la situazione economico-sociale interna, anche con un aumento esponenziale del debito estero (sempre più impagabile). I bassi salari, la disoccupazione, il mercato informale come unica possibilità di lavoro, l’aumento generalizzato dei prezzi non sono certamente un buon viatico per convincere la popolazione e i sandinisti de pura cepa che il futuro sarà migliore. I «puchitos» del 2018 forse non ci sono più (esiliati o emigrati), ma la situazione in peggioramento ne sta creando altri.

L’INSS è sempre più in crisi, avendo perso in questi anni buona parte dei versamenti che alla fine del 2017 riceveva da 921.328 lavoratori. Stando all’ultimo annuario statistico disponibile, alla fine del 2023 i lavoratori che versavano i contributi erano 791.913: circa 130mila in meno. Sono dati ufficiali e non c’è molto da discutere. La realtà è che con l’emigrazione di massa le casse dell’Istituto di previdenza sociale corre il serio rischio di non avere i fondi per pagare le pensioni né le cure mediche.

Uno splendido risultato della caccia al nemico (vero o presunto).

L’aria che si respira in Nicaragua è sempre più irrespirabile. Il “Si salvi chi può” (o chi ci riesce) pare essere ormai la parola d’ordine della vecchia militanza sandinista. Dopo gli arresti domiciliari (de facto) per gli ex comandanti Henry Ruiz (Modesto) e Bayardo Arce, la polizia ha circondato l’abitazione di Lenín Cerna, responsabile della sicurezza interna (la Dirección de lSeguridad del Estado) negli anni Ottanta. Di origine guatemalteca, iniziò a collaborare come guerrigliero con il Frente Sandinista. Lui e la moglie hanno abbandonato la loro abitazione quando è iniziata l’odissea di Bayardo Arce.

Non mi è mai capitata l’occasione di incontrarlo di persona, ma in modo indiretto le nostre strade si erano incrociate nell’ormai lontano 1988, ma preferisco non raccontare questa storia.

* «Pucho», in Nicaragua, in Honduras e in El Salvador, indica ciò che può stare in un pugno. Il dizionario della Real Academia Española informa che deriva dalla lingua quechua.

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