No G7. Il bilancio dopo il corteo di sabato

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Contro il G7 di Taormina – Comunicato finale

Sabato è stata una giornata straordinaria.

Un corteo numeroso, colorato, rumoroso e composito ha attraversato le vie di Giardini, dimostrando che il clima di paura creato dalle istituzioni locali era irresponsabile; un corteo partecipato da tantissimi giardinesi, cittadine e cittadini, che hanno sfilato con noi mescolandosi tra spezzoni, striscioni e bandiere.

Sicuramente ha pagato la scelta di essere qui, a Giardini Naxos, a presidiare la zona rossa come chiara risposta di un movimento che non intende indietreggiare, né farsi intimidire dalla logica repressiva e securitaria delle smart city e del controllo urbano delle recenti leggi Minniti/Orlando.

Non è stato facile resistere ad un apparato repressivo molto duro. Fisicamente quasi ogni donna e uomo presente al corteo di sabato è stato fermato, controllato e identificato; moltissimi sono stati i compagni e le compagne che non hanno potuto raggiungere la piazza perché bloccati prima, in una delle tante neonate frontiere inventate per l’occasione, da Villa San Giovanni a Tremestieri, e allontanati con fogli di via.

A tutti loro va il nostro sincero ringraziamento ed il nostro più fraterno abbraccio. Ci dispiace per il Ministro Minniti, ma i controlli, i fogli di via e la militarizzazione del territorio non sono bastati. Ieri le donne e gli uomini che hanno sfilato al corteo hanno dimostrato di non essere per nulla intimiditi, in più di tremila hanno riempito le strade di Giardini Naxos, determinati a sfidare il clima di repressione e paura costruito per depotenziare la partecipazione.

C’erano tutti: i comitati territoriali che combattono ogni giorno la devastazione della Sicilia, i collettivi studenteschi, il Movimento No Muos, i sindacati di base, i centri sociali, le centinaia di compagne e compagni venuti da tutta l’Italia. Per ribadire che contestare il G7 ieri (sabato, ndr) era in totale continuità con la difesa del territorio, dei diritti dei lavoratori, con le esperienze di autogestione degli spazi sociali, con l’esigenza di un sapere critico e indipendente, con il rifiuto della militarizzazione dei territori e la difesa del concetto di accoglienza nei confronti di chi scappa dalla guerra e dalla miseria.
Il concentramento finale del corteo è rimasto a Piazza Municipio senza disperdersi, nonostante il lancio di lacrimogeni delle forze dell’ordine, ad aspettare che le due compagne ingiustamente fermate dalla polizia venissero rilasciate.

La stampa aveva convinto i cittadini che un’ orda barbarica avrebbe distrutto vetrine e aiuole; l’unica vetrina ad essere attaccata è stata quella dei potenti della Terra, venuti in Sicilia per pianificare asservimenti, saccheggi e devastazioni.

Ma il corteo è stata solo la tappa finale di una due giorni molto partecipata e di un percorso durato mesi che con fatica ha costruito un fronte di opposizione sociale eterogeneo, unito dalla radicale critica a questo sistema e alle sue logiche folli di sfruttamento e annientamento delle persone e delle libertà.
Nei giorni scorsi, appena arrivati, abbiamo dovuto dissipare un martellante clima di sospetto, creato ad arte dalla campagna mediatica martellante dei media ammaestrati che ci ha dipinto come un’orda di distruttori venuti a radere al suolo una tranquilla cittadina, ed alimentato dagli atteggiamenti irresponsabili del primo cittadino di Giardini che ha voluto addirittura imporre la serrata ai negozi della città durante il corteo.

La verità, come hanno ben potuto constatare i cittadini di Giardini, è stata ben diversa. L’assemblea cittadina e il corteo sono stati luogo di incontro e condivisione, momenti per spiegare la nostra idea di mondo, la Sicilia che abbiamo in mente e i progetti che portiamo avanti nei territori e parola dopo parola, intervento dopo intervento, tra un cartellone e un volantino, l’immagine di noi è cambiata, da invasori siamo diventati liberatori di quelle strade e di quelle piazze da cui volevano tenerci lontani ad ogni costo, l’incontro ha sgretolato il clima di sospetto e paura, lasciando spazio solamente alla politica.

Ora le nostre ragioni contro il summit sono state riconosciute da tutti. Prima di tutti dagli abitanti di Giardini.

Questa giornata, però, lascia un’ombra preoccupante per il futuro della democrazia e della partecipazione in questo paese. Il messaggio mandato dal ministero degli Interni è chiaro: tutte le lotte sociali nel prossimo futuro si troveranno di fronte a un altissimo livello di controllo e repressione, in città piene di divieti e check point inventati, reali e virtuali, per intimorire, scoraggiare e stigmatizzare qualsiasi forma di dissenso.

In molti potrebbero chiedersi se nel nostro paese esiste ancora un pensiero democratico in grado di difendere la libertà di dissenso o se questo toccherà in futuro solo ai movimenti. La manifestazione di ieri (sabato, ndr) forse non risponde a tutte le domande, ma dimostra inequivocabilmente che il movimento popolare, unito e autorganizzato, è capace di resistere alle minacce del potere e a liberare le strade, le piazze e le città della nostra Terra.

alexik

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